Coordinamento Adriatico ha dato alle stampe in collaborazione con Scripta Edizioni “Viaggio in Istria. Un racconto per immagini”, che è il prodotto finale di un progetto di ricerca dal titolo “Fotografia storica in Istria e Dalmazia. Inventario fotografico delle tracce storiche sulla costa istriano dalmata”.
Tale progetto, promosso da Coordinamento Adriatico APS di Bologna, è stato finanziato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo ai sensi della Legge 16 marzo 2001 n. 72, recante «Interventi a tutela del patrimonio storico e culturale delle comunità degli esuli italiani dell’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia», e successive proroghe ed integrazioni.
Le fotografie di Martina Rigoni vanno a comporre in quest’opera un itinerario ricco e completo lungo le tracce dell’architettura e della cultura italiana nell’Adriatico orientale.
Pubblichiamo l’Introduzione dell’Architetto Emanuele Bugli, uno dei curatori di questo lavoro che fonde storia e fotografia.
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Nell’introdurre questa pubblicazione mi sono chiesto, ancora una volta, da dove fosse partito questo progetto di rappresentazione di un territorio e da quale necessità fosse scaturito.
Qualche anno fa, il 10 febbraio del 2018 per la precisione, ho avuto occasione di partecipare – come spesso accaduto negli ultimi lustri – ad un incontro con gli studenti delle scuole superiori, organizzato al fine di commemorare il Giorno del Ricordo. Il mio racconto storico si era affiancato a quello vivo e reale di un esule, che aveva affrontato lo strazio dell’abbandono della casa e degli affetti familiari alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Tale incontro ha costituito per me un importante spunto di riflessione sul senso della Storia e sull’importanza di riuscire a tramandare la memoria del nostro popolo alle giovani generazioni che si affacciano alla vita di relazione. Riflettevo su quanto potesse essere nuovo ai loro orecchi il mio racconto, e come potesse essere toccante per i loro animi la testimonianza resa da un esule che aveva sofferto in prima persona quelle vicende. Un racconto vero e intimo, quello dell’esule, oggettivo e scolastico il mio. Tornato a casa, mi sono interrogato a lungo su quanto del nostro impegno potrà rimanere, e cosa accadrà quando non avremo più tra noi gli esuli a tramandarci la loro memoria e il loro lascito, e noi saremo testimoni del loro vissuto. Quanto rimarrà della loro vita, dei loro ricordi, dei loro affetti rimasti a quelle terre, alle loro case in Istria, nel Quarnero, in Dalmazia. Ad ogni racconto, mi rimane impressa sempre una costante: “mi ricordo la mia casa il giorno che siamo dovuti andar via”, “mi ricordo dei campi di mio padre”, “mi ricordo di quando andavo alla mia scuola da bambino”. E potrei proseguire a lungo.
È un legame, quello dell’uomo col proprio territorio, che ha radici antiche.
Proprio dalla volontà di raccogliere una testimonianza fotografica forte di questo racconto di secoli di legami, è nato il progetto che si propone l’ambizioso obiettivo di creare un inventario visivo delle tracce sedimentate dalla storia nei territori costieri di Istria e Dalmazia.
Il frutto di quello che uomini prima di noi hanno costruito, del territorio che hanno plasmato, in un tempo che ora non c’è più. È una dimensione nostalgica, nel senso etimologico del termine, che non si ferma al compiacimento per l’ottimo scatto fotografico, ma che prosegue nell’animo per unirsi al ricordo. È una fotografia del cuore, che contrasta, qualora fosse ancora necessario, il rimarchevole equivoco della fotografia come rappresentazione della realtà.
Questo è il motore che ha spinto la creazione di quanto oggi avete tra le mani, sfogliando queste pagine e guardando questi scatti.
La volontà di non perdere tra i meandri della storia i frammenti di ciò che è stato, di avere una testimonianza che sfida i secoli e che non ci lascerà mai, nonostante possano lasciarci gli uomini che li hanno creati.
Emanuele Bugli