Scritto da Ardea Stanišic
ABBAZIA – Numerosissimo il pubblico a Villa Angiolina, alla presentazione della monografia Il patrimonio balneare del Quarnero – I bagni scomparsi di fine XIX e inizio XX secolo, di Mirjana Kos e Julina Lozzi Barkovi?, edita dal Museo croato del turismo di Abbazia, e dall’Archivio di Stato di Fiume.
Ne hanno parlato, oltre alle due autrici, Vlatko Ivi?, presidente del Consiglio dei musei croati, Goran Crnkovi?, direttore dell’Archivio di Stato, l’architetto Vladi Brali? e Kristijan Stani?i?, presidente della Direzione della Liburnia Riviera Hoteli. Visualmente, il volume (244 pagine) è molto fresco, allegro, accattivante: anche sfogliandolo in modo superficiale non può non destare l’attenzione e la curiosità del lettore, soprattutto grazie alle riproduzioni di tantissime illustrazioni e cartoline d’epoca che testimoniano gli inizi del turismo balneare nella regione quarnerina.
Il territorio compreso riguarda la Riviera di Abbazia, il Golfo di Fiume, la Riviera di Crikvenica, Novi Vinodolski, il Canale del Velebit, fino alle isole di Veglia, Cherso, Lussino ed Arbe, da dove, verso alla fine dell’Ottocento, iniziò a svilupparsi il turismo balneare sulla costa orientale dell’Adriatico. Ed è proprio la posizione favorevole del Quarnero, con il retroterra nazionale ed europeo, la natura e la costa variegata, nonché gli elementi socio culturali caratteristici, che furono la base per uno sviluppo precoce in questo ramo, sia nel passato sia nel presente.
I primi ad iniziare con l’attività balneare – o forse più appropriato è il termine svago – furono i membri dell’aristocrazia inglese, verso la fine del Settecento, nei mari del Sud, dove avevano le loro colonie. E fu proprio in Gran Bretagna, a Brighton, che fu costruito il primo stabilimento balneare in Europa. L’aristocrazia austro-ungarica, invece, era affezionata allo stabilimento termale ceco di Karlovy Vary. All’inizio del XX secolo l’élite mondiale scoprì le bellezze della Costa Azzurra; il clima mediterraneo e le proprietà benefiche del mare si fecero sempre più largo. In Italia, i primi stabilimenti balneari furono costruiti sulla costa ligure, poi sull’Adriatico. Qui, il primo fu costruito a Trieste nel 1823, il “Soglio di Nettuno”, a Rimini nel 1843, a Venezia nel 1857 e poi a Grado.
A Fiume il primo stabilimento balneare venne aperto nel 1841, a cui fecero seguito negli anni successivi, tantissimi altri. Abbazia, Fiume e il litorale circostante divennero la destinazione preferita per le vacanze della monarchia austro-ungarica, tanto che alcuni luoghi furono proclamati stazioni climatiche. Ad Abbazia furono due i personaggi chiave che si impegnarono nello sviluppo turistico della località: Juraj Matija Šporer promosse una società per azioni per la costruzione del primo stabilimento balneare, mentre Leopold Schrötter si impegnò affinché Abbazia diventasse una stazione climatica d’élite. Nel 1892 la Società delle Ferrovie del Sud compra Villa Angiolina insieme al parco. Questo avvenimento segnò l’inizio della promozione della prima stazione climatica sulla costa dell’Adriatico, titolo che Abbazia ottenne ufficialmente nel 1899.
Con l’inizio del XX secolo di stabilimenti balneari in regione ne fiorirono tantissimi, più di una cinquantina tra impianti turistici civici o termali, più o meno grandi, costruiti in materiali diversi (legno, ferro o cemento armato), differenti stili architettonici, più o meno accessoriati (ristoranti, spogliatoi, docce, solarium, il tutto rispettando le norme morali di quel tempo, che prevedevano separati gli uomini dalle donne, i bambini dagli adulti).
Purtroppo, la maggior parte di questi con gli anni sono andati distrutti e quello che ne è rimasto è ben poco. In questo senso il volume si rivela importantissimo per la riscoperta di un singolarissimo segmento di storia, neanche tanto lontana, della regione quarnerina.
Il libro si avvale di una prefazione firmata da Goran Crnkovi?, e di seguito è suddiviso in capitoli tematici, ricchissimo di dati storici, curiosità riguardanti gli inizi dell’attività turistica organizzata, norme sociali che regolavano il comportamento in questi luoghi balneari, i protagonisti (architetti e costruttori) che contribuirono allo sviluppo e alla crescita dell’infrastruttura legata all’attività turistica; a concludere la monografia, un notevole riassunto, tradotto in inglese, italiano e tedesco.
Mirjana Kos, direttrice del Museo croato del turismo e coautrice del libro, ha rilevato come Il patrimonio balneare del Quarnero sia il frutto di un progetto omonimo iniziato da un paio d’anni, il cui primo risultato pubblico fu una mostra allestita nella primavera del 2007 presso l’Archivio di Stato di Fiume, a cui fece seguito un’esposizione nella città di Arbe e nel novembre dello stesso anno a Villa Angiolina, ad Abbazia, in occasione dell’inaugurazione del Museo croato del turismo.
«La ricerca che abbiamo portato avanti è la prima del genere – confida l’autrice – in quanto finora il tema delle stazioni balneari era stato sfiorato nell’ambito di altri progetti. Il risultato è una ricca storia del turismo balneare regionale e una carrellata su questi stabilimenti ormai quasi completamente scomparsi. È nostro desiderio, tramite questo libro, destare l’interesse verso questo patrimonio in degrado, promuovere il restauro di quel poco che ci rimane di alcuni bagni non ancora completamente distrutti. Tra questi anche il bagno Angiolina, sotto l’omonima villa, il cui riadattamento potrebbe indubbiamente ridare un tocco di prestigio alla Perla del Quarnero». Tra i progetti futuri del Museo del turismo, un allestimento stabile sugli stabilimenti balneari di tutto il Litorale adriatico e, in un prossimo futuro, una ricerca sui costumi da bagno, sull’attrezzatura e gli accessori balneari attraverso la storia.
Fonte: «La Voce del Popolo», 23/11/09.