Fino a un mese fa una parte di zona litorale di Barbariga, dalla quale si estende una favolosa veduta verso il mare con l’arcipelago delle Isole di Brioni in lontananza, non era stata praticabile manco per la raccogliere degli asparagi, eventualmente per finirci impigliati nelle spine e incrociare qualche serpentello… Ora è invece, un paradiso per l’archeologia nazionale e anche internazionale.
Nel bel mezzo di un oliveto da 8mila alberelli, dopo un’opera di estirpazione e raschiamento della macchia e dei rovi selvatici ha fatto rispuntare tutta una panoramica di architettura rurale antico-romana, una pacchia per gli studiosi dell’evo antico, meglio ancora se subspecializzati in materia di ancestrali ed efficaci sistemi di coltivazione agricola e produzione dell’olio.
Fidarsi è bene, ma non troppo, perché esagerate volte si tende a voler fare scalpore e dichiarare urbi e torbi di essere i primi, i più grandi, campioni in assoluto in diversi contesti siano essi storico-politici, scientifico-culturali, artistici o imprenditoriali. Tuttavia, in detto caso, gli studiosi e studenti del Centro di ricerca archeologica operante in seno alla Facoltà di lettere e filosofia dell’Università Juraj Dobrila – Corso di archeologia, non demordono e giurano che si ha a che fare con “uno dei più grandi impianti di trattamento delle olive”, almeno finora scoperto nell’area europea dell’Impero romano. […]
Arletta Fonio Grubiša
Fonte: La Voce del Popolo – 22/05/2024