La Camera di Commercio triestina, la quale oggigiorno ha perso molto del suo originario potere, specie per le spoliazioni avvenute negli ultimi anni dai governi succedutosi a Roma, in particolare nell’epoca delle riforme “renziane”, era in realtà un tempo a Trieste tra le maggiori istituzioni, il cui peso rivaleggiava con lo stesso Comune, anzi lo superava nella misura in cui deteneva le reali leve del potere: l’economia, la finanza, l’industria.
In quest’ambito troviamo, nel Regolamento della Camera di Commercio e Industria (1854), questa curiosa silloge: “Attribuzioni della Deputazione di Borsa” e tra queste, al punto c., “La sorveglianza e dispositiva circa i fanali marittimi“.
Tutt’oggi infatti il faro della Lanterna splende su Trieste, ricordo di una costruzione architettonica che doveva proprio alla CCIAA le proprie sorti. Faro, ma non solo; perchè era anche formidabile orologio e stazione meteo per l’Accademia di Commercio e Nautica.
Eppure non era l’unico: la Deputazione di Borsa, dietro input del governo di Vienna, finanziò anche la costruzione di tutti i fari e i fanali marittimi sulle coste orientali dell’Adriatico. Tutt’oggi i fari dispersi su queste coste – restaurati con orgoglio dai rispettivi paesi – devono a Trieste la propria origine. […]
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