È un estate particolarmente calda nella ex Jugoslavia, non solo per le temperature torride e gli incendi che hanno recentemente colpito Nova Gorica, Pola e Sebenico.
La diplomazia croata da un lato prosegue il cammino verso l’integrazione completa nelle organizzazioni europee: fissati i dettagli per l’ingresso nell’area Schengen e nell’Euro a far tempo dal primo gennaio 2023 (1 € = 7,53450 Kune) [ANSA], Zagabria ha avviato le trattative per l’adesione all’OSCE. Il Ministro degli Esteri Gordan Grli? Radman ha sottolineato a questo proposito che la Croazia avrà ora l’occasione per uno scambio di buone prassi con i Paesi più sviluppati del mondo in tutta una serie di settori, dalla politica economica alla tutela dell’ambiente. L’adesione all’OCSE, ha aggiunto il capo della diplomazia zagabrese, è un riconoscimento che il Paese rispetta i massimi standard globali, ha a cuore i valori della democrazia e dello Stato di diritto e si attiene ai principi dell’economia di mercato, con l’obiettivo di dare vita a una crescita economica sostenibile [La Voce del Popolo].
Dall’altro lato, però, si segnala una crisi diplomatica con Belgrado poiché il presidente serbo Aleksandar Vu?i? avrebbe dovuto rispettare il protocollo in merito al suo desiderio di visitare privatamente Jasenovac, località ove lo Stato Indipendente Croato allestì durante la Seconda guerra mondiale un campo di concentramento nel quale furono sterminati a migliaia ebrei, zingari e serbi [La Voce del Popolo].
Manifestazioni in piazza ed accese proteste hanno, invece, accompagnato il voto con cui il Parlamento della Macedonia del Nord ha accettato un documento proposto dalla Francia (la cui politica estera balcanica surclassa ancora una volta l’impegno che l’Italia potrebbe profondere in un’area di suo interesse vitale) per eludere il veto posto dalla Bulgaria all’ingresso di Skopje nell’Unione Europea [Radio Capodistria]. Le tutele che la minoranza bulgara otterrebbe a livello costituzionale e scolastico sono state interpretate dall’opposizione al governo Kova?evski come lesive della cultura e dell’identità macedoni [Radio Capodistria]. Ricordiamo che in precedenza anche la Grecia aveva posto fin dall’indipendenza del 1991 il veto sull’adesione macedone all’UE ed alla Nato per una questione inerente la denominazione ufficiale della ex repubblica jugoslava risoltasi solamente nel 2018.
Lorenzo Salimbeni