Scritto da ANSAmed, 08/03/12
LUBIANA – Circa due terzi di tutte le aziende slovene non hanno mai avuto una donna nella propria direzione, mentre in appena il 23 per cento dei cda c’è un rapporto equilibrato tra i sessi. Lo mostrano i dati resi noti oggi, in occasione della Giornata mondiale della donna, dall’Ufficio governativo sloveno per le pari opportunità, che ha proposto di introdurre una «quota femminile» nelle aziende pubbliche, simile a quella già in vigore per il parlamento di Lubiana. D’altra parte, le statistiche mostrano che le slovene nel corso del processo di istruzione universitaria ottengono in media risultati migliori dei loro collegi maschi. Il 62 per cento dei diploma di laurea è conseguito da studentesse, mentre il 90 per cento dei presidi degli atenei sono maschi. Le donne riescono ad arrivare a posizioni dirigenziali nel settore delle assicurazioni, di quello scolastico e nella sanità pubblica, mentre negli altri campi è molto più difficile. La discriminazione è visibile anche sul mercato del lavoro, dove la disoccupazione femminile è del 12,7, contro l’11,6 di quella maschile. Secondo la stampa slovena, l’Ufficio per la parità dei sessi sta considerando di proporre l’introduzione di quote femminili obbligatarie nelle società di proprietà pubblica, sul modello di alcuni Paesi scandinavi. «Le quote femminili per le elezioni parlamentari hanno avuto l’effetto desiderato, e mentre fino all’anno scorso in parlamento c’erano dall’8 al 13 per cento di deputati donne, dopo le elezioni tenutesi a dicembre le donne rappresentano un terzo di tutti i deputati», ha spiegato l’Ufficio. Tuttavia nel governo, su dodici ministeri, solo uno è guidato da una donna.