Scritto da Mauro Manzin
Nome: Mladic Ratko. Età: 66 anni. Sul suo capo pende una taglia di 5 milioni di dollari. Sulla sua coscienza i 10mila morti nell’assedio di Sarajevo durante la guerra nell’ex Jugoslavia e gli ottomila musulmani massacrati a Srebrenica. È il ricercato n°1 del Tribunale internazionale dell’Aja (Tpi). È l’ultimo ostacolo sulla strada che dovrebbe condurre la Serbia nell’Unione europea. Soprattutto dopo la cattura dell’ideologo della pulizia etnica Radovan Karadzic.
Il governo di Belgrado ha sempre negato di aiutare la sua latitanza, anzi, soprattutto negli ultimi tempi, ha pubblicamente annunciato di aver aumentato gli sforzi per giungere alla sua cattura. Dunque, il generale Mladic, che è risaputo si muove tra la Serbia e la Republika Srpska (enclave serba in Bosnia) dovrebbe muoversi nel massimo anonimato. Occhiali scuri, cappotti un po’ consunti che non danno nell’occhio. Mesi fa, fonti dei servizi segreti serbi, hanno «confessato» che la misteriosa morte di due soldati di leva serba alla caserma Topcider di Belgrado – ubicata sulla cima della collina di Dedinje, l’area che ospita il palazzo presidenziale che fu di Milosevic (la casa Bianca) e le ville dei più grandi mafiosi serbi arricchitisi con il traffico d’armi e di droga – non fosse stato un omicidio-suicidio, bensì una vera e propria esecuzione perché i due militi avevano visto colui che non si doveva e non si deve vedere: Ratko Mladic che si aggirava nel labirinto dei rifugi segreti scavati sotto la monumentale caserma belgradese. Un insieme di tunnel e di stanze arredate, degne della migliore tradizione dei film di «007».
E, invece lui, il boia di Srebrenica non indossa occhiali scuri, né vestiti sgualciti che non danno nell’occhio. Con i suoi soliti completi grigi stile «vecchio regime jugoslavo», partecipa a banchetti di nozze e a feste di compleanno. Deve però, ahi lui, rinunciare a recarsi alle partite della Crvena Zvezda, la Stella Rossa di Belgrado (un periodo fu allenata dall’ex portiere dell’Inter Walter Zenga) dove era solito, ma ai tempi del defunto Milosevic, sedere in tribuna d’onore. A svelare la «vita pubblica» di Mladic è stata la televisione bosniaca che ha trasmesso la notte scorsa immagini dell’ex comandante militare dei serbi di Bosnia mentre cammina indisturbato per le vie di Belgrado. La tv bosniaca ha assicurato che alcune delle immagini trasmesse sono «molto recenti», mentre altre si riferiscono «all’inverno scorso», mentre gioca sulla neve con le figlie, e altre ancora sono state riprese nel corso degli ultimi 12 anni.
La persona identificata dalla tv bosniaca come Mladic era assieme a moglie, figli e nipoti. Mladic è stato ripreso anche mentre partecipava, come detto, ad un matrimonio e mentre era con la famiglia in una località invernale. In alcune occasioni, l’ex generale è stato ripreso mentre è in compagnia di altri criminali di guerra. Ma anche mentre gioca a tennis all’interno di una struttura militare serba (Topcider?). «Qui è come in paradiso», afferma il generale rivolgendosi alla moglie che osserva le sue «prodezze» sportive. È la dolce vita del superlatitante. Il direttore dell’ufficio per la cooperazione con il Tpi di Belgrado, Dusan Ignjatovic, ha detto che le immagini della tv bosniaca sono al vaglio degli investigatori, ma ha aggiunto di ritenere che probabilmente si tratta di vecchie immagini. La tv bosniaca sostiene che le immagini mostrate nel corso della trasmissione «60 minuti» sono state registrate nel corso degli ultimi 12 anni e che alcune di esse sono «molto recenti».
Ma la Belgrado istituzionale non ci sta. Il presidente del Consiglio nazionale per la cooperazione col Tribunale penale internazionale (Tpi) dell’Aja, Rasim Lajic ha detto che nessuna delle riprese del ex comandante del esercito serbobosniaco Ratko Mladic ricercato dal Tpi per i crimini di Guerra, è stata fatta dopo il 2001. Ljajic, in una conferenza stampa a Belgrado, citata dal agenzia Tanjug, ha precisato che le riprese mostrate dalla Tv bosniaca presentano la parte del materiale che il governo serbo aveva consegnato al Tpi due mesi fa. «La mia paura – ha detto il presidente del consiglio nazionale per la cooperazione con Tpi Rasim Ljajic – è che questo materiale è stato pubblicato per prevenire un eventuale cambiamento della posizione del governo olandese circa la liberalizzazione del sistema dei visti per la Serbia e per accusare la Serbia di non fare di tutto per concludere la collaborazione con Tpi».
Quello che sbalordisce è che la maggior parte delle immagini sono state girate a Kosutnjak, nei pressi di Belgrado. Fatto che fa legittimamente sospettare che Mladic in realtà non abbia mai lasciato il suo Paese e che, forse, la «caccia» nei suoi confronti sia stata portata avanti in maniera molto discutibile, con la connivenza anche dei vertici politici serbi i quali temono che una sua cattura e la relativa consegna al Tpi potrebbe portare a una vera e propria rivoluzione nel Paese. Ma gli stessi vertici politici sanno bene che dalla cattura dell’ex generale serbo-bosniaco (è nato a Bozinovici il 12 marzo del 1943) dipende il futuro del cammino della Serbia verso l’integrazione europea.
Fonte: «Il Piccolo», 12/06/09.