Scritto da «Il Piccolo», 16/06/09
Una «ferita sanguinante». Così cinque anni fa, al convegno internazionale promosso dai Club alpini italiano e sloveno, il naturalista Pierpaolo Merluzzi aveva definito la strada incisa lungo il pendio del Sabotino. Uno scempio ambientale che sarà sottoposto a restauro paesaggistico per limitare anche l’impatto visivo visto che la strada non si può cancellare. La giunta regionale, infatti, su proposta dell’assessore Vanni Lenna ha ripartito l’ultima delle tranche che costituivano il finanziamento per far decollare a Gorizia il master in Rischio ambientale (il master, come è noto, si è sdoppiato per i campanilismi cattedratici delle due università). Agli interventi sul versante italiano del Sabotino sono stati destinati 523mila 687 euro. Alla Comunità montana del Torre, Natisone e Collio è stato demandato – in delegazione amministrativa – il compito di elaborare il progetto e, poi, appaltare i lavori. «Idee ci sono, dobbiamo però mettere a punto un progetto assieme all’università di Trieste e all’Ispettorato delle foreste. Sceglieremo l’opzione progettuale che meglio difende l’ambiente. L’obiettivo è abbassare l’impatto ambientale della strada internazionale», dichiara l’architetto Walter Tosolini, respondabile dei Lavori pubblici della Comunità nonché responsabile unico del procedimento del progetto Sabotino.
Una «ferita sanguinante». Che la natura non è riuscita a rimarginare. A riconquistare terra e pietraia messa sottosopra come aveva fatto dopo la Grande guerra. Quella strada ha avuto un brutale impatto ambientale. Resta uno scempio a 24 anni dalla sua realizzazione della quale oggi ricorre l’anniversario dell’inaugurazione. Era il 15 giugno 1985, un sabato, quando i sindaci di Gorizia e Nova Gorica, Antonio Scarano e Danilo Basin tagliarono il nastro di quel «corridoio» previsto dagli Accordi di Osimo: lungo 7 chilometri e mezzo, con mille 594 metri in territorio italiano. Già durante i lavori che si sono protratti per cinque anni, ad ogni botto delle mine che cancellavano la rete di drenaggio creata dal ruscellamento dell’acqua piovana, saliva la protesta contro lo scempio che si stava perpetrando. E non solo dei residenti a San Mauro, o di chi sul monte aveva un lotto di boscaglia. Anche per i Forestali italiani e sloveni che sul Sabotino rinnovavano la festa dell’amicizia quella strada era la prima nella lista delle emergenze da affrontare.