Scritto da Eleonora Brezove ki
ROVIGNO – Dal Centro di ricerche storiche di Rovigno una “strenna” di volumi. Ben tre le pubblicazioni appena licenziate, vale a dire gli ultimi numeri degli «Atti», dei «Quaderni» e delle «Ricerche sociali». A presentarli, in sede di conferenza stampa presso l’istituzione di piazza Matteotti 13, i rispettivi curatori, ossia Marino Budicin, Orietta Moscarda Oblak e Silvano Zilli. Un volume importante e singolare anche perché giunge alla sua ventesima edizione. Si tratta della rivista «Quaderni», per questa pubblicazione, un ragguardevole e certamente lusinghiero traguardo, che suggella in primo luogo la complessiva attività culturale e sociale del CRS, ma soprattutto l’impegno di quanti, in questi anni, hanno contribuito alla sua impostazione, alla redazione e stampa, a partire dal direttore del Centro, Giovanni Radossi, ai redattori Antonio Miculian (IX e X volume), Sabrina Benussi (XI volume) e Orietta Moscarda Oblak (a partire dal XII volume), ai membri del comitato di redazione, nel quale si sono succeduti diversi operatori culturali della CNI.
Ventesima edizione
Complessivamente, dal 1971 ad oggi, i venti volumi dei «Quaderni» hanno proposto 229 articoli di 109 autori, per un totale di 7.299 pagine. Tutti i testi sono stati sempre accompagnati da un ricco apparato iconografico e documentario, sommari in lingua croata e slovena (che dal numero VI seguono i singoli saggi), mentre uno solo è stato pubblicato pure in lingua inglese (un testo dell’autrice americana Pamela Bellinger, contenuto nel volume XI). Per celebrare questa ventesima edizione, come anticipato dalla redattrice Moscarda Oblak, in quest’ultimo numero vengono pubblicati pure gli indici dei volumi I-XX, accompagnati da un’analisi introduttiva sulla produzione bibliografica e storiografica che la rivista ha realizzato in questi quattro decenni di attività. Il tutto allo scopo di consentire una rapida e qualitativa consultazione dei dati e dei riferimenti bibliografici di ogni singolo volume, rispettivamente di ogni singolo saggio, per cui sono articolati in tre parti: l’indice cronologico, quello degli autori e dei soggetti.
A completare la rivista vanno ancora 10 contributi di studiosi, ricercatori, collaboratori, di cui si ricorda Vesna Girardi Jurki? e Kristina Džin (Museo archeologico dell’Istria), Ferruccio Canali, presente con Architettura e città nella Dalmazia italiana (1922 –1943) e Il Palazzo di Diocleziano di Spalato: Luigi Crema. Altri testi riguardano invece la partecipazione del vicario provinciale della Provincia di San Girolamo –Zagabria, P. Lodovico Antonio Mara?i?, Lorenzo Salimbeni, giovanissimo storico di Trieste (Il collaborazionismo cetnico in Dalmazia), William Klinger, collaboratore del CRS, con l’articolo Lussino, dicembre 1944: Operazione ‘Antagonize’; per continuare con Leonardo Raito, docente dell’Università di Ferrara (La missione di Vincenzo Bianco nel sistema dei rapporti PCI-PCS), Luciano Giuricin (La tragedia del battaglione italiano ‘Alma Vivoda’), Achille Rastelli, collaboratore di Milano (I Cantieri Navali Adriatici 1941 – 1945), per concludere con due contributi riguardanti la storia dell’agricoltura e più in generale dell’economia istriana: il primo di Denis Visintin, il secondo di Deborah Rogoznica, rispettivamente dai titoli Agricoltura e società agraria nel buiese tra il XIX e il XX secolo e L’economia capodistriana nel dopoguerra: il settore industriale (1945-1954).
Esodo, CNI e istrianità
Silvano Zilli, che ha sostituito Furio Šuran quale redattore delle “Ricerche sociali”, ha illustrato invece i contenuti in quest’edizione, giunta a “quota” 16. Il numero presente comprende sei saggi scientifici originali, per un totale di 175 pagine, in cui vengono affronatati vari argomenti, che vanno dalla tutela della CNI, alle integrazioni europee degli stati di residenza e alla costituzione dell’Euroregione; lo sviluppo economico e culturale locale, attraverso la creazione di un proprio brand; la letteratura femminile sull’esodo istriano, ossia l’esperienza personale, le testimonianze di quattro nostre scrittrici affermate; le pratiche discorsive, del ricordo o della narrazione di memoria sull’esodo istriano nelle associazioni degli esuli di Trieste; l’istrianità interpretata come meccanismo mimetico, di identificazione territoriale a scopo difensivo ossia di sopravvivenza. Argomenti e situazioni che confluiscono alla presentazione della realtà storica, sociale, culturale, politica ed economica del nostro territorio, affrontata con rigore scientifico e serietà. I saggi in proposito sono di Francesco Cianci di Firenze, oggi residente a Napoli, Massimiliano Rovati di Udine, Marko Paliaga e Lenko Uravi?, rispettivamente di Rovigno e Pola, Eliana Moscarda Mirkovi? di Gallesano, Stefano Pontiggia di Como (esule istriano), Emilio Cocco di Teramo. Silvano Zilli ha trasmesso un appello a tutti coloro che si interessano e occupano di ricerca scientifica, a collaborare con la rivista, inviando i testi al Centro di ricerche storiche di Rovigno.
Il dialetto di Pola
Il vicedirettore del CRS, Marino Budicin, si è invece soffermato sul 31.esimo numero della collana degli «Atti» che in questa edizione, presenta il Dizionario del dialetto di Pola di Barbara Burši? Giudici e Giuseppe Orbanich. Si tratta di un volume edito dal CRS in collaborazione con l’Unione Italiana di Fiume, l’Università Popolare di Trieste e la Società di studi e ricerche “Mediteran” di Pola. Una pubblicazione di 314 pagine che, oltre al dizionario vero e proprio, ricco di circa 6000 lemmi, presenta ancora tre testi introduttivi. Precisamente: la prefazione di Žarko Mulja?i?, rinomato linguista e filologo (in particolare per l’area italiano-romaza), l’introduzione di Barbara Burši? Giudici, docente del Dipartimento di scienze umanistiche dell’Università “Juraj Dobrila” di Pola, e un testo introduttivo di Giuseppe Orbanich, un polese a cui va il merito di aver portato avanti la ricerca sul dialetto di Pola. Per una più facile consultazione sono state inserite nel Dizionario anche alcune brevi avvertenze sulla trascrizione fonetica e la pronuncia, nonché le abbreviazioni. Interessanti le appendici in calce: la prima riguarda l’elenco di alcuni nomi personali comuni in polese (con i corrispondenti in lingua italiana), la seconda con la coniugazione dei verbi ‹essere› ed ‹avere›. Sono 16 invece le fotografie che raffigurano vari panorami, scorci e strutture urbano-architettoniche di Pola.
Una preziosa testimonianza
I lemmi trattati e presentati riguardano svariate materie. Tra l’altro, si tratta di toponimi, ecclesinimi, odonimi, antroponimi, come pure della presenza di voci oggi sconosciute, scomparse dal linguaggio di ogni giorno, e tante altre ancora. Si tratta di un dizionario dialettologico che, pur non essendo completo, in quanto non vi sono compresi tutti i lemmi del registro linguistico italiano, ha tuttavia l’esigenza di fissare vocaboli ed espressioni che hanno costituito i cardini dei rapporti umani di un laborioso mondo cittadino, artigianale, navale e commerciale. Una preziosa testimonianza, un compendio di vocaboli e locuzioni che fanno rivivere modi di vita, storia, tradizioni, usanze e cultura del mondo polesano, della sua presenza secolare e della sua vivacità mantenuta fino ai giorni nostri. Da rilevare che questo dizionario fa seguito ad altri dizionari-vocabolari, editi sempre nel contesto della collana degli «Atti», e che interessano sia il registro istrioto, come il Vocabolario dignanese-italiano, il Dizionario del dialetto di Valle, il Vocabolario del dialetto di Rovigno e il Vocabolario del dialetto di Gallesano, che quello istroromanzo, del quale ricorderemo il Dizionario storico-fraseologico-etimologico del dialetto di Capodistria e il Vocabolario della parlata di Buie d’Istria.
Fonte: «La Voce del Popolo», 05/11/09.