Ci sono parole che non possono essere alterate, ci sono note che non possono essere stonate,
ci sono storie che non devono essere distorte…
Ciò che, con orgoglio e competenza, ha portato a termine Coordinamento Adriatico in questo mese di febbraio è stato un percorso lungo e con numerose tappe nella ricorrenza del Ricordo.
Quel “Ricordo” con la R maiuscola, attimo di congregazione e momento di condivisione della “più complessa vicenda del confine orientale”. La nostra associazione, presente nelle numerose cerimonie ufficiali che sono state celebrate nei vari comuni della Brianza – da cui vi scrivo – ha avuto modo di tastare il terreno su un tema ancora oggi divisivo, ma che sta tentando senza colpi di spalla di entrare nel novero nazionale dei momenti di riflessione storica, etnica e culturale.
Per questo, sono state anche pensate e concretizzate, attraverso la collaborazione con l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, comitato provinciale di Monza Brianza, nella persona del suo presidente Pietro Cerlienco, delle serate divulgative che hanno sentito della partecipazione di numerosi cittadini e delle amministrazioni locali.
I Comuni di Carate Brianza, Bovisio Masciago, Monza e Veduggio con Colzano hanno colto l’importanza di non fare cadere nel dimenticatoio un pezzo di cronaca nazionale, caratterizzato dallo spostamento interno, da una parte d’Italia all’altra, di persone che hanno pagato sulla loro esistenza lo scotto di un’intera avventura bellica iniziata nel dramma e finita nella tragedia. I giovani relatori – fra cui lo scrivente e il dott. Stefano Restelli – coordinati e introdotti dal prof. Giorgio Federico Siboni, hanno toccato l’epopea giuliano-dalmata tramite la vulgata raccolta in “Territorio Adriatico. Orizzonte storico, geografia del paesaggio, aspetti economici, giuridici e artistici” edito da Edizioni Scientifiche Italiane nel 2019 e faro per gli studi della macroregione adriatica. I contributi sull’architettura e la monumentalistica storica giuliano-dalmata è stata entrée delle serate, lasciando il passo all’analisi dell’attenzione istituzionale ieri e oggi alla vicenda dell’esodo. Il trittico di incontri si è concluso nella narrazione della dinamica dei 109 Centri Raccolta Profughi, sparsi a suo tempo in tutta Italia. Su questi, con l’ulteriore contributo dal libro “Profughi d’Italia” della dott.ssa Petra Di Laghi, si è approfondito con fonti d’archivio e testimonianze dirette il dramma del centro di Genova.
Appena istituito il Giorno del Ricordo nel 2004, visto come un primo passo nella memorialistica giuliano-dalmata, le polemiche non sono mancate. Si veleggiava pericolosamente tra le accuse di revisionismo storico di cui era tacciata la Destra e gli attacchi al giustificazionismo della Sinistra. Per anni è risultato difficile uscire dal pantano politico di cui sembrava essere stata irrimediabilmente intrisa la vicenda. Organizzare dibattiti comportava da parte di divulgatori l’indossare l’immaginario elmetto della narrativa storica per ripararsi da attacchi più o meno indiretti di chi leggeva dietro l’organizzazione di determinati incontri una pubblicità per quel settore politico piuttosto che per quell’altro.
Oggi il dibattito è ancora acceso, ma sta crescendo la predisposizione all’ascolto e all’assimilazione, lavorando verso la giusta “condivisione della memoria” fatta di ricerca, di analisi documentaria a tuttotondo con il coraggio di trattare anche questioni più oscure che solo la piena disponibilità degli articoli permetterà di dipanare. È logico che, se circumnavigate, tali manomissioni non permetteranno mai al lettore contemporaneo di avere degli strumenti atti a divulgare la verità storica, senza addolcire e senza martirizzare un dramma che, prima ancora che di numeri, parla ancora oggi a pieni polmoni di persone: donne, uomini, giovani e anziani rei di avere amato la propria terra e, proprio per quel motivo, decisi a mantenere viva la propria tradizione, laddove è la storia dell’Adriatico a comunicare tuttora dell’Italia.
Gianluca Cesana