Scritto da Roberto Carella
Il «Pinocchio» è ritornato. In questi giorni infatti è apparso un foglio intero del francobollo fantasma noto a tutti gli esperti, ma non al grande pubblico che spesso quando parla di filatelia dell’area italiana conosce solo il «Gronchi rosa». Ebbene il «Pinocchio» è ritornato e, come causa o come effetto, Trieste è ritornata in questo periodo alla ribalta dopo un lungo oblio. I suoi francobolli vengono infatti cercati dai grandi collezionisti e operatori stranieri. Ma andiamo per gradi illustrando il contesto storico. Nel periodo del dopoguerra, fino all’autunno del 1954, Trieste e il suo territorio furono controllati dalle forze armate alleate. E in quegli anni Washington e Roma raggiunsero un accordo: i francobolli da utilizzare erano quelli italiani ma con la sovrastampa «AMG FTT», ovvero Allied Military Government – Free Territory Triest. E infatti i francobolli di posta ordinaria, aerea, gli espressi, i pacchi postali, il recapito autorizzato, i segnatasse e il trasporto pacchi in concessione vennero regolarmente distribuiti con sovrastampe realizzate prima a Trieste e poi a Roma.
In precedenza, nella Venezia Giulia (sempre occupata da inglesi e americani),i francobolli erano sovrastampati con la sigla «AMG VG» con VG che stava appunto per Venezia Giulia. In questi lunghi 9 anni Trieste divenne una vera capitale mondiale della filatelia, con decine di commercianti e soprattutto con decine di migliaia di collezionisti solo in città. In pratica in ogni famiglia c’era almeno un appassionato. La città era crocevia anche dei francobolli della zona B (quelli della Jugoslavia sovrastampati) e della zona del Litorale. E poi di Austria, Ungheria, Cecoslovacchia, Grecia ecc. La filatelia era un affare ma – come a Fiume nel periodo di Gabriele D’Annunzio – anche un veicolo politico poiché l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale era puntata sulla città anche grazie al francobollo. Del resto sia Eisenhower sia Churchill collezionavano francobollli di Trieste.
E poi? Lentamente il declino. E infine l’oblio. Con il ritorno dell’Italia i francobolli di Trieste non ebbero il successo che ci si attendeva. Anche perché le speculazioni ne avevano svuotato il valore. Ma… C’è infatti un «ma». Nell’ottobre del 1954 l’Italia ritornava e la sigla «AMG FTT» andava in quiescenza. E proprio in quei giorni, il 26 ottobre, doveva uscire un francobollo che avrebbe segnato la storia della filatelia: l’Italia emetteva un commemorativo di Pinocchio per le onoranze a Carlo Lorenzini (Collodi). Come scriveva il grande perito Alberto Diena «il francobollo con la sovrastampa era stato già regolarmente preparato dalla tipografia romana in 220 mila esemplari, ma poi venne distrutto totalmente…».
Tre fogli comunque rimasero al ministero e ancora oggi sono rinchiusi nei caveau del museo dell’Eur (uno venne mostrato per la prima volta al pubblico pochi anni fa proprio a Trieste al museo postale). Ma siamo in Italia. E nulla è certo. Infatti 20 esemplari nuovi più due annullati vennero alla luce diversi anni dopo, nel 1972. Probabilmente erano stati distribuiti alle autorità del tempo, come si usava allora… Il «Pinocchio di Trieste» ebbe subito quotazioni elevate, ma il mercato era pressoché virtuale: i 22 valori erano introvabili.
Ora, dopo un lungo oblio è riapparso come d’incanto un foglio intero che due operatori milanesi si sono spartiti e hanno fatto filtrare sul mercato a cifre con quattro zeri. Ma quella che doveva essere una mera operazione commerciale ha avuto il merito di destare l’attenzione su tutto ciò che riguarda la città giuliana. E si è aperta la caccia ai francobolli di Trieste. Con la riscoperta di un periodo storico che le giovani generazioni non conoscono e quelle più datate spesso hanno voluto rimuovere. Il «Pinocchio di Trieste» è ritornato, ma la bugia sulla sua totale distruzione è stata ora smentita.
Fonte: «Il Piccolo», 11/07/09.