Remi e vele non solo sport

Canottieri, maestri della vela, campioni che hanno solcato i mari, scrivendo entusiasmanti pagine di storia e tradizioni, di sfide agnonistiche (e non solo!) e di fratellanza. Alcune si sono scolorite con il passare del tempo, altre sono ancora vivide e attive. La mostra dell’estate 2018 che l’IRCI – Istituto Regionale per la Cultura Istriano-fiumano-dalmata di Trieste – dedica al mare è legata al rapporto tra il mare, appunto, e lo sport nella Venezia Giulia, Fiume e Dalmazia tra il 1870 e il 1950. E segue la scia della Barcolana numero 50, l’esposizione che s’inaugura venerdì 3 agosto, alle ore 17.30, nella sede del Civico Museo della Civiltà Istriana, Fiumana e dalmata di via Torino, curata da Piero Delbello. Il racconto si snoderà tra fotografie e cimeli d’epoca (tra cui la giacca azzurra della Nazionale italiana alle Olimpiadi del 1948), coppe, trofei e medaglie, diplomi, tessere, regolamenti, pergamene, stendardi e vari documenti inerenti le società nautiche di riferimento.

Tutto il materiale è autentico e originale e proviene dagli archivi dell’IRCI, dalle società sportive e dalle raccolte di numerosi privati. L’esposizione sarà visitabile fino al 28 ottobre (da lunedì a sabato con orario 10-12.30 e 16-18.30; la domenica dalle 10 alle 19).

Un progetto avviato due anni fa
È la continuazione di un progetto avviato due anni fa e che finora ha portato alla realizzazione di “MARE fra turismo e navigazione, l’immagine del mare nella Venezia Giulia e in Dalmazia (1890-1940)” nel 2016 e di “MARE. Dalla libera navigazione e i porti franchi di Trieste e Fiume allo sviluppo delle attività portuali in Venezia Giulia, Fiume e Dalmazia. Immagini 1700-1900” nel 2017. “L’IRCI, che ha assunto il compito istituzionale della salvaguardia, valorizzazione e trasmissione delle memorie storiche della vita e delle tradizioni delle genti di queste terre e di questo nostro mare che tanta parte ha sempre avuto, come fonte economica di sostentamento, come via di comunicazione e, attraverso le sue due sponde, di anello di congiunzione con la madre patria, organizza tutti gli anni un evento che ne metta in risalto un aspetto collegato al suo ruolo nella vita della popolazione – spiega il curatore, Piero Delbello, direttore dell’IRCI –, cercando di avere sempre cura che l’evento mantenga, assieme a un rigore storico del passato, un adeguato riferimento ai tempi attuali. Ed è con questo spirito che quest’anno, proprio nell’occasione del 50º anniversario della Barcolana, abbiamo ritenuto doveroso offrire anche noi alla città che negli ultimi due secoli è stata punto di riferimento e di accoglienza delle nostre genti, nella buona e nella cattiva sorte, un contributo che possa ulteriormente arricchire l’insieme degli eventi collegati alla più importante manifestazione velica cittadina, allestendo una mostra dedicata agli ‘Sport del Mare’ in Venezia Giulia, Fiume e Dalmazia, con l’intento di far conoscere la nascita, lo sviluppo, la storia e i risultati conseguiti, dalle nostre associazioni praticanti tali discipline sportive, dalle loro origini nella seconda metà dell‘800 agli anni ‘50 del secolo scorso”.

Forte impronta nazionalistica
“L’associazionismo sportivo delle nostre terre, particolarmente connotato da una forte impronta nazionalistica, dalla volontà di difendere la propria italianità e dal desiderio di riunirsi alla madrepatria, vive almeno fino allo scoppio della Prima guerra mondiale, dei momenti particolarmente difficili; molte furono le società che dovettero sottostare ai ripetuti scioglimenti da parte delle autorità austroungariche che ritenevano del tutto eversiva la loro attività – aggiunge Delbello –. Nello svolgimento dell’attività sociale non manca mai il riferimento alla bandiera italiana, il tricolore non è solo un simbolo dell’identità nazionale, ma diventa soprattutto una provocazione nei confronti della polizia, può fasciare i mazzi di fiori offerti in occasione delle premiazioni, può circondare le colonne o drappeggiare dai balconi delle sedi sociali”. Emblematici i nomi delle società o delle imbarcazioni, che molto spesso fanno riferimento alla libertà e alla storia antica dell’Istria – come “Libertas”, “Epulo”, “Pietas Julia” –, alla storia della Repubblica di Venezia (“Salvore”, “Serenissima”) o al Risorgimento italiano (“Quarto”, “Caprera”, “Nino Bixio”).

Fine della visione utilitaristica dello sport
Terminata la visione utilitaristica dello sport, prevale il principio dello sport inteso quale attività adeguata per un miglioramento psico-fisico, etico e morale dell’individuo. Questa fase durerà sino agli anni ‘30. Per gli sport del mare nelle nostre terre questo è un periodo di grande fermento, d’importante sviluppo tecnico e di prestigiosi risultati, durante il quale le società nautiche giuliane costituiscono significativa fonte di medaglie alle Olimpiadi e nei Campionati nazionali e internazionali. Difficile scordare gli allori della “Libertas” di Capodistria, della “Pullino” di Isola, della “Eneo” di Fiume, della “Pietas Julia” di Pola e della “Diadora” di Zara. E, se pensiamo alla vela, basta ricordare i nomi di Nico Rode e Agostino Straulino.
Dopo il 1945 e la cessione di queste terre alla Jugoslavia, le nostre società seguiranno il destino della stragrande maggioranza degli italiani, nell’esodo, oppure cesseranno la loro attività; farà un’eccezione l’“Arupinum” di Rovigno, che è l’unica che rimarrà nella terra natia. Resteranno inoltre attive soltanto quelle nel Territorio Libero di Trieste: la “Pullino” con il nuovo nome “G. Delise” e la “Libertas”. Per effetto di una decisione del Comitato Olimpico Internazionale, viene consentito agli atleti italiani del Territorio Libero di partecipare alle Olimpiadi con i colori della Nazione madre. Questo permetterà di vedere ancora la “Libertas” rappresentare l’Italia alle Olimpiadi del 1948 e ai Campionati europei del 1950 e 1951, oltre che in altre regate internazionali.
Tuttavia, grazie alla tenacia di alcune importanti figure di questo mondo, non mancheranno i tentativi di far rinascere, in varie località d’Italia, alcune delle gloriose società: sarà il caso della “Diadora” a Venezia, dell’“Eneo” a Como (che purtroppo sarà sciolta nel 1996), della “Pietas Julia” e della “Pullino” a Trieste. Queste riusciranno, sia pur con estrema difficoltà, ad affacciarsi a buoni livelli sportivi e continueranno fino a oggi a portare nei campi di regata nazionali e internazionali il nome dell’Istria e della Dalmazia. (ir)

 

La Voce del popolo, 2 agosto 2018