Un’opera poderosa, frutto del lavoro di accademici e ricercatori che si sono adoperati in maniera interdisciplinare al fine di fornire un quadro il più esaustivo possibile di ciò che rappresenta “Il territorio adriatico. Orizzonte storico, geografia del paesaggio, aspetti economici, giuridici e artistici”. Tale pubblicazione in tre sostanziosi volumi è stata realizzata grazie al contributo della L. 72/2001 dall’Associazione Coordinamento Adriatico e data recentemente alle stampe dalle prestigiose Edizioni Scientifiche Italiane di Napoli. Ideata dal prof. Giuseppe de Vergottini, l’opera si è poi concretizzata coinvolgendo una cinquantina di autori, i quali hanno fornito il proprio contributo coordinati da de Vergottini stesso, Emanuele Bugli, Guglielmo Cevolin, Davide Lo Presti, Valeria Piergigli, Davide Rossi, Ivan Russo e Giorgio Federico Siboni.
Questa sorta di enciclopedia adriatica è stata presentata negli ambienti del Senato della Repubblica martedì 3 dicembre 2019 grazie all’ospitalità fornita dal Senatore Luca Ciriani (capogruppo di Fratelli d’Italia a Palazzo Madama), eletto nel Friuli Venezia Giulia e da sempre attento nella sua azione politica alle dinamiche locali e dell’area adriatica. Emanuele Merlino, dell’Ufficio Studi FDI, ha moderato l’incontro, che si è aperto con un’ampia relazione di de Vergottini, che, in qualità di presidente di Coordinamento Adriatico, ha ricordato il significativo percorso svolto da questa associazione, la quale ha svolto grazie ai contributi dello Stato e della Regione Veneto un solido lavoro di studio e di ricerca a fianco delle organizzazioni degli esuli, con particolare riferimento alle tematiche di comune interesse. Quindi non solo la storia del confine orientale italiano, ma anche la salvaguardia delle vestigia e delle testimonianze dell’italianità adriatica orientale: catalogazione e recupero di documenti, interventi architettonici, sinergie con l’Università di Fiume ed il Centro di Ricerche Storiche di Rovigno, nonché convegni e progetti editoriali in cui sono stati coinvolti relatori italiani, sloveni e croati, esuli e rappresentanti della comunità italiana autoctona.
Sono poi giunti i saluti di Antonio Ballarin, presidente della Federazione delle Associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati («Gli esuli, travolti da interessi geopolitici che si sono scontrati sull’Adriatico, oggi devono allargare la propria azione dalla meritoria conservazione della memoria alla prospettiva sul futuro») e della vicepresidente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia Donatella Schürzel, che ha evidenziato le molteplici iniziative di scambio culturale che si sono realizzate tra istriani, fiumani e dalmati esuli e rimasti, fino a giungere agli odierni auspici di un «ritorno culturale».
È quindi intervenuto il professor Giuseppe Parlato, che ha passato in rassegna soprattutto i saggi di carattere storico presenti nell’opera, evidenziando come tratto comune l’attenzione per le identità nazionali, le quali hanno rappresentato la causa scatenante di molteplici dinamiche qui avvenute nei secoli più recenti. Lo stesso irredentismo ha rappresentato una declinazione dell’identità nazionale italiana (contributo di Antonio Maria Orecchia), assumendo varie forme secondo i contesti ed i periodi (democratico e mazziniano, aggressivo nell’accezione fascista, ecc.); analizzando le dinamiche locali Giuseppe Mazzini aveva auspicato una sinergia tra la rinascita slava e quella italiana contro l’oppressore asburgico, ma la politica del divide et impera viennese portò allo scontro tra questi nazionalismi. D’altro canto un saggio di Siboni evidenzia che già Metternich aveva individuato nella componente slava un pilastro per l’impero ben prima che si parlasse di “trialismo”, Chiara Valsecchi ha sfatato in maniera documentata il mito dell’efficienza amministrativa asburgica, mentre Davide Rossi ha ricordato la scissione delle terre adriatiche con il resto d’Italia consumatosi il 2 giugno 1946, allorché non poterono eleggere rappresentanti alla Costituente né votare al referendum istituzionale, e Cinzia Maggio ha dimostrato le carenze dei costituenti in merito alla tutela dell’identità nazionale, in quanto internazionalisti marxisti o democristiani più cattolici che patriottici.
Impossibilitato ad intervenire come previsto il giornalista Alessandro Giuli, Marino Micich, direttore dell’Archivio Museo Storico “Fiume” a Roma, ha quindi riconosciuto il grandissimo spessore accademico de “Il territorio adriatico”, annoverandolo tra le pietre miliari del percorso di collaborazioni e sinergie sul tema dell’italianità adriatica. Riguardo tale argomento permangono ostruzioni sul cammino, ma ad esempio le associazioni degli esuli si sono rinnovate e guardano con maggiore attenzione alle terre d’origine e quest’ultima fatica di Coordinamento Adriatico ha il merito di interessarsi anche dell’attualità e dell’amministrazione croata in Istria, Carnaro e Dalmazia.
Nel dibattito conclusivo Rossi ha ricordato che di questa massiccia opera, già presentata a Buie in Istria ed a Verona, sono stati realizzati abstract in tedesco, sloveno e croato, nonché una pubblicazione ridotta in lingua inglese. La Regione Veneto si è dimostrata particolarmente interessata alla sua ulteriore divulgazione e già si ragiona riguardo nuovi studi con il coinvolgimento di accademici sloveni e croati. E di prospettive future ha, infine, parlato anche Russo, il quale ha auspicato che l’incremento dei porti di Trieste, Fiume e Capodistria trovi finalmente un adeguato riscontro nell’ammodernamento delle infrastrutture locali.
Lorenzo Salimbeni