Scritto da «Il Piccolo», 19/05/2014
lunedì 19 maggio 2014
Un gravissimo lutto ha colpito la Comunità nazionale italiana: all’età di 82 è morta Olga Milotti, insegnante a riposo e tenace combattente per la tutela dell’identità italiana della città. Era nata a San Pancrazio di Montona e nel 1956 si era trasferita a Pola per insegnare nelle scuole italiane della città. Nel 1991, dopo la disgregazione della Jugoslavia, fu eletta presidente della Comunità degli Italiani, in un voto finalmente libero, senza i pesanti condizionamenti della Lega dei Comunisti che voleva dirigenti ossequiosi e disciplinati. Allo scadere del mandato rimase sempre attiva all’interno della Comunità, svolgendo un’opera instancabile soprattutto nel riallacciamento dei rapporti con gli esuli, di cui ha favorito il ritorno a Pola in forma istituzionalizzata.
Nell’aprile del 2009, nel corso di un pubblico confronto tra esuli e rimasti, svoltosi a Trieste, disse testualmente: «L’esodo determinò la scomparsa di parenti, amici, compagni di classe, come fossero stati falciati da un terremoto. Voi esuli non immaginate il vuoto tremendo, surreale, la solitudine che avete lasciato dietro di voi. Chi non ha ingoiato il rospo se n’è andato, chi l’ha ingoiato è rimasto, ma sempre di rospo si è trattato. Gli esuli hanno avuto il coraggio di andare incontro a un’Italia devastata dalla guerra, ma c’è voluto coraggio anche per restare in una Jugoslavia arretrata, sotto la dittatura comunista.
Solo noi istriani abbiamo pagato per la guerra perduta. Mentre però gli esuli potevano almeno parlare, urlare il loro dolore in uno Stato democratico che magari non li ascoltava e non risolveva i loro problemi, noi non potevamo nemmeno parlare. Purtroppo il nostro silenzio è stato scambiato per appoggio al regime». A giudizio di tanti suoi connazionali scossi per la sua scomparsa, l’impegno di Olga Milotti a favore della Comunità nazionale italiana era del tutto disinteressato, qualità che purtroppo sta diventando sempre più rara.