Paese che vai, favole che trovi

Scritto da Gianfranco Miksa, «La Voce del Popolo», 26/03/12
lunedì 26 marzo 2012

FIUME – «Chi ha ancora un poco d’infanzia nelle scarpe si metta sulle piste celesti e squinternate delle storie di Giacomo Scotti». È un passo della prefazione scritta dal grande autore napoletano Erri de Luca, considerato come «lo scrittore del decennio», per introdurre il libro Le scale della Madonna – Favole e leggende dal Monte Maggiore a Ragusa (Edizioni Antony, Trieste, 2012), ossia l’ultima fatica letteraria fresca di stampa, del favolista, poeta, scrittore e saggista, Giacomo Scotti. Quella dell’autore, che nutre una profonda passione per le favole, le leggende e i racconti popolari, è un “bagaglio” che ha minuziosamente raccolto per oltre mezzo secolo nei suoi viaggi da reporter. Un mestiere che l’autore definisce «vagabondaggio giornalistico». E Il frutto di questo suo lavoro sono opere quali C’era un castello… né in cielo né in terra (Gremese Editore, Roma, 1972), Storie istriane (Fratelli Fabbri Editori, Milano, 1976), La fanciulla con la stella d’oro (Alcione, Venezia, 2000) e altri libri dello stesso genere fino a Fiabe e leggende del Mar Adriatico (Santi Quaranta, Treviso 2005).

In questa sua ennesima fatica Le scale della Madonna, lo scrittore si confronta ancora una volta con il magico mondo delle fiabe. Però questa volta si concentra con quelle raccolte vagando lungo la costa orientale dell’Adriatico, dall’Istria, partendo da Postumia, fino alla punta della Dalmazia, per finire a Ragusa. A comporre l’opera sono 34 testi tra favole e leggende raccolte nella stragrande maggioranza nell’Istria e nel Quarnero, in contrade popolate da sloveni, italiani e croati e qualcuna in Dalmazia, nell’entroterra del litorale e sulle isole. Queste sono divise in “Storie di saggezza e furberia”, “Fiabe con le fate”, “Storie di acque”, “Storie di oggetti fatati”, “Storie di fratelli”, “Storie di santi, diavoli e morti risuscitati”. Ad accompagnare le favole sono più di quaranta illustrazioni realizzate dal pittore triestino, appartenente alla minoranza slovena, Stefan Turk. L’opera in questo senso riunisce due artisti di confine. Allo stesso modo anche le favole del libro ricongiungono il mondo Adriatico con il mondo Giuliano. Per l’occasione abbiamo raggiunto lo scrittore, saggista, poeta che ci ha parlato del libro.

«Sono solo in parte farina del mio sacco – esordisce l’autore –. La mia penna ha seguito la fantasia popolare, ho cercato di tradurre e di mettere sulla carta la tradizione verbale. Così questi racconti, a me raccontati in varie lingue sono stati tradotti, adattati, accorciati o allungati, rielaborati e reinventati». Scotti rivela che «sono leggende e racconti popolari che ho riscritto seguendo un preciso schema letterario. Il titolo stesso della raccolta, Le scale della Madonna, si riferisce alla scalinata di Tersatto che porta al Santuario mariano e che nel corso dei secoli è stata percorsa da milioni di fedeli. La leggenda legata a essa narra che nessuno è riuscito mai a quantificare l’esatto numero dei gradini che bisogna salire per raggiungere il Santuario. E ciò a causa di un demonio infastidito dalla grande devozione che le persone nutrono per la Madonna, e alle quali, per dispetto, ha fatto perdere la memoria». Scotti spiega che, come tutti i racconti di questo genere, anche quelli del libro sono molto simili ai racconti di altre zone.

«Ad esempio la fiaba La principessa e il re stregone, raccolta ad Albona, in Istria, non soltanto è diffusa in altre località della penisola istriana, ma è frequente nella vasta area dei Balcani e addirittura in Asia, nell’Africa e anche nel Nord europeo. Probabilmente è di origine indiana, Il motivo dello stregone, in altre fiabe orco o mago, che rivela il segreto della sua vita, ci riporta al racconto Corpo senza l’anima, trascritto dallo scrittore Italo Calvino da un testo francese del secolo scorso, ma anche al folclore tedesco. Naturalmente: paese che vai, racconto che trovi. C’è sempre qualcosa di nuovo e di diverso. Il motivo di tale somiglianza e al tempo stesso diversità, è da rintracciare nella natura dell’uomo, che non è stato mai fermo. Una natura che conosco molto bene», scherza l’autore e conclude: «Da che mondo è mondo, i popoli si incontrano e talvolta, purtroppo, si scontrano. Ci sono state le migrazioni e le mescolanze. Basti pensare ai marinai e agli emigranti. Viaggiando attraverso Paesi stranieri e vivendo in essi ascoltano vari racconti di altri popoli e, conservandoli nella memoria, li narrano a loro volta al ritorno a casa. Col tempo questi racconti vengono trasformati, adattati, mescolati con i racconti locali. Esattamente come ho fatto io».