Scritto da Edoardo Marchi, «Il Piccolo», 06/02/11
MILANO – Nove decenni ricchi di passione, pieni di forti affetti familiari, di sport, di moda, di tanta ironia e anche di quel sentimento nostalgico che i profughi dalmati portano nel cuore: Ottavio Missoni, detto Tai, festeggerà i suoi 90 anni venerdì 11 febbraio e per quel giorno sarà in libreria la sua autobiografia Una vita sul filo di lana, scritta con il giornalista Paolo Scandaletti ed edita da Rizzoli.Il titolo evoca le due passioni di Tai, campione di atletica e creativo imprenditore della maglieria. Quel filo di lana, che tante volte egli aveva spezzato vittorioso nella sua giovanile carriera atletica, è rimasto per sempre nel suo destino e in quello della sua famiglia, tutta impegnata oggi nel grande marchio che porta il loro cognome. La storia di Ottavio Missoni è davvero unica e continua ad affascinare il mondo anche perché emblematica di un certo modo tutto italiano di essere imprenditore. Nato nel 1921 a Ragusa (ora Dubrovnik), Ottavio è cresciuto a Zara. Si considera triestino d’adozione ma si sente dalmata e dice: «Noi della costa non siamo né danubiani né balcanici, e se qualcuno oggi la chiama Croazia del Sud io insisto a dire che è Dalmazia».
I ricordi sono quelli di un esule: «L’ultimo Natale a Zara – ha raccontato all’ANSA anni fa – è stato quello del 1941, poi sono andato militare. Quando ci furono i bombardamenti degli anglo-americani, io ero prigioniero in Egitto, mio padre e mio fratello erano imbarcati. A casa era rimasta mia madre che, ai primi del 1944, è fuggita da sola a Trieste lasciando tutto, ma portandosi via il pianoforte, che ancora abbiamo». Il resto andò perduto, anche la casa di famiglia a Ragusa.Dai 16 ai 32 anni, ma con la parentesi della prigionia, Ottavio è stato campione di atletica, nei 400 metri piani e a ostacoli: ha vestito 23 volte la maglia azzurra, ha conquistato 8 titoli italiani, l’oro ai mondiali studenteschi nel 1939. Quando ha ripreso le competizioni, è arrivato sesto alle Olimpiadi del 1948 e quarto agli europei del 1950. Ma a quel punto aveva già conosciuto Rosita e aveva anche iniziato una piccola produzione di indumenti sportivi, il nucleo di quell’attività che li porterà sulle vette della moda. Ma sportivo è rimasto sempre e, con l’età, si è dedicato ai lanci, partecipando perfino ai mondiali di giavellotto (per ‘under 90’, disse con autoironia solo pochi anni fa).