Scritto da Nicolò Giraldi, «La Voce del Popolo», 03/12/10
TRIESTE – «26 gennaio 1935. Si era bloccato sulla soglia della camera, schiarita da lame lunghe che il sole, sfidando le tende bianche magistralmente ricamate a mano, proiettava nella stanza troppo silenziosa. Il papà, con lieve pressione della mano sulla spalla, l’aveva sollecitato ad avanzare. In punta di piedi si era avvicinato». Comincia così, con il racconto dei primi passi del bambino Fulvio Tomizza, Oltre la finestra – Il mondo compiuto di Fulvio Tomizza, opera di Nicoletta e Luigino Vador presentata nei giorni scorsi alla Libreria Minerva e che ha, appunto, come oggetto letterario alcuni aneddoti e racconti inediti riferiti proprio al grande scrittore istriano.
Il libro (106 pp, prezzo 12 euro nda) raccoglie, grazie alla maestria del duo Vador, alcuni scorci di vita di Tomizza, molti dei quali inediti al pubblico essendo vicende spesso private che rimandano ad una normale immagine d’intimità. Ci sono sprazzi di vita nei campi, c’è il gioco dei pretini – suo nonno avrebbe voluto, ad esempio, che Fulvio iniziasse la carriera religiosa – ci sono gli anni del Combi a Capodistria, il suo primo e meraviglioso incontro con Laura in teatro, le dimensioni di quegli anni in cui Tomizza muoveva i passi verso la malattia. Non c’è tutto, chiaramente. Però il libro può servire ad aggiungere, senza imitare il marketing mediatico nel distruggere maliziosamente la sfera intima e privata, qualche piccolo tassello alla vita sconosciuta del profondo autore. Oltre la finestra – Il mondo compiuto di Fulvio Tomizza serve a ridurre la distanza con le persone che considerano spesso gli autori come gente distratta, schiva, magari arrogante e perché no, geniale. Il mondo di Tomizza in questo libro viene dipinto con entusiasmo, con un pizzico di malinconia come quando se ne vanno i grandi senza anagraficamente esserlo stati. La memoria viene ricucita, anche se non ce n’era bisogno, in realtà, perché tanto è stato scritto, analizzato e pubblicato. A differenza dei saggi, del Forum che ogni anno si snoda tra Umago, Trieste e Capodistria e degli accenti posti su questioni distanti dalla comprensione popolare, questo libretto edito da Ibiskos Editrice Risolo ha il merito di restituire democraticamente alla gente una parte di quello che Fulvio Tomizza aveva preso in prestito. Letterariamente è operazione nobile, senza apparenti secondi fini, e l’apertura di slanci emotivi al mondo assieme alla condivisione di certi ruoli fa sì che culturalmente la figura di Tomizza sia sempre più completa, sedimentata in anni di ricerca, in profondità che mai si sarebbero scoperte.
È pur sempre di un libro che stiamo parlando, tuttavia di un’opera che potrebbe assumere la forma di un regalo. Un regalo che gli autori, Nicoletta e Luigino Vador, assieme a Marino Vocci curatore dell’introduzione, hanno fatto a tutta la gente che la grande anima istriana amava, e in un certo modo, hanno contribuito alla continua espansione della figura dello scrittore. Questa volta in un modo informale. La vita di Fulvio Tomizza per quello che era.