Scritto da Fulvio Salimbeni
Il bicentenario della nascita di Niccolò Tommaseo (Sebenico, 1802) è stato celebrato con numerosi convegni e con riedizioni di scritti dell’illustre intellettuale dalmata. Se in regione il comitato udinese dell’ANVGD a suo tempo è stato il promotore di valide iniziative in tal senso, anche a Trieste, per merito dell’editrice Hammerle e di Fulvio Senardi, uno dei nostri migliori italianisti oggi attivi non solo a livello locale, non s’è stati da meno, dando alle stampe gli atti d’un interessante incontro storico-letterario. Ora è la volta dell’Istituto Giuliano di storia, cultura e documentazione di contribuire alla valorizzazione della memoria di colui che è generalmente noto più che altro come autore d’un monumentale e tuttora insostituibile dizionario della lingua italiana, ma che è stato pure un fervente patriota, grande organizzatore di cultura e inesausto scrittore e polemista. È di questi giorni, infatti, la pubblicazione , nella «Bibliotechina del Curioso», di L’Italia e Pio IX, di Alphonse de Lamartine, con traduzione e commento di Niccolò Tommaseo, a cura dello stesso Senardi (pp. 180, € 6,00).
Tale operazione editoriale è doppiamente meritoria, perché, se da un lato rende di nuovo disponibile un testo minore, di difficile reperibilità, dal momento che la maggior parte delle copie, conservate nella Biblioteca Nazionale di Firenze, era andata persa nell’alluvione del 1966, dall’altro offre pure al lettore un ampio, esauriente e aggiornato ritratto dello scrittore adriatico, dovuto alla perizia storica ed esegetica del curatore, già fattosi conoscere per la pregevole edizione dei Racconti storici, nel 2004 uscita per i tipi di Carocci. Nella documentata introduzione – conclusa dal parallelo profilo biografico del Tommaseo e del Lamartine -, infatti, il Senardi tratteggia con finezza il ruolo tommaseiano nella civiltà del Risorgimento, poi analizzandone le speranze e illusioni nei confronti del neoeletto Pio IX e le idealità politiche, imperniate sulla diade libertà e federalismo e messe in concreto alla prova nell’esperienza rivoluzionaria del 1848-49 alla guida, insieme con il Manin, della Repubblica Veneta, dove si dimostrò politico tutt’altro che sprovveduto. Tutto ciò si rinviene, in forma sintetica, nell’opuscolo in questione, definito (p. 13) «di teoria politica» – opportunamente messo a confronto con i coevi scritti, d’affine argomento, del Balbo, del Gioberti e dell’amico Rosmini -, occasionato, sul finire del 1847, dal discorso parlamentare del Lamartine, allora uno dei protagonisti della vita pubblica francese, sulla condizione dell’Italia alla luce delle prospettive innovative suscitate dalle caute riforme del nuovo pontefice.
Condividendone l’impostazione, il Tommaseo lo ripropose nell’originale, accompagnato da una traduzione in italiano, anteponendovi pure alcune dense pagine d’analisi e simpatetico commento, dato il comune orientamento liberale cristiano. Oltre alla critica al permanere del dominio temporale della Chiesa, considerato un intralcio alla sua missione spirituale, nell’Avvertimento del traduttore ci si sofferma sul federalismo, tema ancor oggi d’attualità, ma certo non trattato con la serietà d’allora, ritenuto la soluzione migliore per la penisola, vista la sua secolare frammentazione politica, e la più idonea per il coinvolgimento attivo delle popolazioni nell’amministrazione del bene comune, in questo su posizioni non molto discoste da quelle del repubblicano Cattaneo. Aver rimesso nel circuito culturale queste pagine dimenticate non è, perciò, un mero esercizio di curiosità erudita, bensì un significativo apporto alla ragionata conoscenza di testi e d’autori di quel Risorgimento troppo spesso sommariamente liquidato senza intenderne la complessità e originalità nel contesto europeo.
Fonte: ANVGD on-line, 28/06/09.