Scritto da Ilaria Rocchi, «La Voce del Popolo», 04/12/14
giovedì 04 dicembre 2014
TRIESTE – A sei anni dal completamento dei lavori di ristrutturazione del palazzo che lo ospita, sta per essere finalmente completato l’allestimento del Civico Museo della Civiltà Istriana, Fiumana e Dalmata di Trieste, nato in attuazione di quanto previsto dalla legge che ha istituito il Giorno del Ricordo, per valorizzare le peculiarità della civiltà delle terre dell’Adriatico settentrionale e orientale. Come annunciato giorni fa, tra le polemiche che hanno investito l’Istituto Regionale per la Cultura Istriano-fiumano-dalmata che lo ha in gestione, si conta di inaugurarlo prossimamente. Domani, intanto, nella sede di via Torino 8 verrà presentato alla stampa il progetto di allestimento del Museo, per la realizzazione del quale inizieranno a breve i lavori. Ne parleranno la presidente dell’IRCI, Chiara Vigini, la direttrice dei Civici Musei, nonché vicepresidente dell’IRCI, Maria Masau Dan, e Massimiliano Schiozzi, progettista dell’allestimento.
COMPLESSO INTERVENTO DI RESTAURO
L’edificio, di proprietà comunale, era stato aperto al pubblico nel 2009 al termine di un complesso intervento di restauro realizzato dall’IRCI sotto la presidenza di Silvio Delbello, in stretta collaborazione fra lo stesso Istituto, il Comune di Trieste e la Direzione dei Civici musei, con il contributo finanziario anche dell’Unione Italiana. “Ci sono voluti tre anni e 5 milioni di spesa per rimettere a nuovo il vecchio palazzo, costruito alla fine dell’Ottocento, che fu sede dell’Ufficio igiene e profilassi del Comune”, ricorda Silvio Delbello. Nello stabile, messo a disposizione dal Comune e ristrutturato dall’IRCI – con la progettazione dell’architetto Giorgio Berni con criteri e tecnologie d’avanguardia –, per il Museo sono disponibili circa 2.300 metri quadrati di superficie, e ospita inoltre pure la sede dell’IRCI con gli uffici, la direzione, la biblioteca, la sala convegni e la sala multimediale.
SINERGIA DI ENTI E PERSONE
“L’on. Roberto Menia aveva inserito nella Legge 92/2004 per l’istituzione del ‘Giorno del Ricordo’ il riconoscimento del costituendo Museo e il contributo annuale di centomila euro – rileva Delbello –. Lo stesso Menia ci fece assegnare prima trecentomila e poi settecentomila euro dai fondi statali per interventi culturali. Poi la concessione da parte della Fondazione CRTrieste, grazie all’interessamento del presidente Massimo Paniccia, di un primo finanziamento di oltre trecentomila euro, seguito da un ulteriore contributo di duecentomila euro. La Federazione degli Esuli, con il presidente Codarin, dopo un primo momento di incertezza, appoggiò l’inizio dei lavori assegnando un contributo di trecentomila euro, seguito da uno di duecentomila euro. L’Unione Italiana, grazie all’interessamento del suo presidente on. Furio Radin, concesse un contributo di circa centocinquantamila euro. Mancava, comunque, la gran parte dei fondi per completare l’opera e, fortunatamente, ci venne in aiuto la nostra Regione Friuli Venezia Giulia, con due stanziamenti per complessivi due milioni e mezzo di euro, grazie al personale interessamento del presidente Riccardo Illy e di altri amici”, osserva ancora Delbello, rilevando come l’iniziativa del museo nasca contestualmente all’IRCI, al quale l’atto costitutivo (Art. 5 della Legge Regionale 62/1983) assegna il compito della “conservazione e della valorizzazione del patrimonio storico e culturale e delle tradizioni delle popolazioni istriane”.
UN POLO DI ATTRAZIONE
“Va anche ricordato l’obbligo morale che il Comune di Trieste e l’IRCI hanno, non solo nei confronti della città di Trieste ma di tutti gli esuli e anche nei confronti di chi ha reso possibile il reperimento di oltre cinque milioni di euro per la ristrutturazione del palazzo. Il nome del Museo già ne indica lo scopo: quello di illustrare vita, società e cultura delle terre che siamo stati costretti ad abbandonare con l’esodo e per valorizzare la civiltà istriana fiumana e dalmata pure in tempi precedenti i tragici avvenimenti che hanno sconvolto le nostre terre dopo la Seconda guerra mondiale. Deve dunque diventare il riferimento culturale non solo per gli esuli di Trieste e della nostra Regione, ma per tutti quanti in Italia ed in altre parti del mondo guardano alla nostra città quale ‘capitale dell’esodo’. Può rappresentare – conclude l’attuale presidente della Famiglia Umaghese, già presidente dell’IRCI, dell’Unione degli Istriani e dell’Università Popolare di Trieste –, assieme alla mostra permanente nell’ex campo profughi di Padriciano, un polo di attrazione turistico-culturale per Trieste”.
GLI AUTORI DEL PROGETTO
E veniamo all’allestimento, il cui percorso è stato elaborato in seno alla Commissione per il Museo della Civiltà Istriana, Fiumana e Dalmata. I lavori sono incominciati all’inizio dell’anno 2014, con una prima fase la predisposizione dell’inventario del patrimonio dell’IRCI, alla quale ha fatto seguito una seconda fase, la vera e propria progettazione dell’allestimento della sede di via Torino. La Commissione per il Museo della Civiltà Istriana, Fiumana e Dalmata è composta, come da Convenzione tra l’IRCI e il Comune di Trieste, da tre membri dell’IRCI (la presidente Chiara Vigini, il segretario Raoul Pupo e direttore Piero Delbello) e tre membri designati dal Comune di Trieste (Maria Masau Dan, nella duplice veste di direttore dei Civici Musei di Trieste e di vicepresidente dell’IRCI, Francesco Fait e Marzia Vidulli Torlo). L’incarico di progettare l’allestimento è stato affidato a Massimiliano Schiozzi, che si è avvalso della collaborazione di un gruppo di lavoro composto dallo storico Roberto Spazzali e dalle collaboratrici scientifiche Anna Krekic, Karen Drioli e Serena Paganini.
FINALITÀ E CARATTERISTICHE
“Il progetto è basato su un’approfondita analisi del patrimonio di oggetti, opere d’arte e documenti messi a disposizione dall’IRCI e conservati nelle sue diverse sedi, tra cui il Magazzino 18, e tiene conto anche dell’intensa attività di ricerca promossa dall’IRCI e da altre associazioni e istituzioni culturali sulla storia, sull’arte e sulle tradizioni istriane e dalmate, documentata in numerose mostre e pubblicazioni degli ultimi trent’anni”, si legge nel comunicato che accompagna l’invito all’appuntamento per la stampa.
RAPPRESENTARE IL DRAMMA DELL’ESODO
Si è, dunque, operato con l’intento di “rappresentare nel modo più ampio e approfondito i caratteri originali della civiltà istriana e dalmata dall’antichità ad oggi, con particolare attenzione al dramma dell’esodo”, al contempo conservando, studiando e valorizzando il patrimonio di oggetti e memorie raccolto dall’IRCI in tutti questi anni. L’obiettivo è stato quello di costruire un percorso espositivo efficace dal punto di vista della comunicazione, comprensibile sia dal pubblico che fa parte della comunità istriana e dalmata, sia da chi vi si accosta senza conoscere questo mondo e, non meno importante, inserire il nascente museo nel sistema museale triestino, nel quale non è presente una sezione dedicata specificamente all’Istria e alla Dalmazia. La struttura avrà un carattere fortemente evocativo nella ricostruzione di ambienti e situazioni tridimensionali (ad esempio la cucina). Dal punto di vista scientifico, in stretta collaborazione con l’IRCI, sarà un punto di riferimento imprescindibile per gli studi e le ricerche sulla cultura istriana, fiumana e dalmata, mentre da un punto di vista turistico potrà essere un polo attraente per chi vorrà ampliare le conoscenze su questa parte del mondo e avvicinarsi alla sua ricchezza storica, culturale, etnografica e naturalistica.
UNO SPAZIO ANCHE PER I RIMASTI
Al pianoterra resteranno la sala conferenze “Arturo Vigini” e lo spazio adibito a mostre temporanee, nonché una tipica cucina istriana, dove, oltre al riallestimento di una cappa e un fogolèr originali e alcuni oggetti e utensili (tutto dal Magazzino 18), sarà predisposta una parete dedicata alle tradizioni alimentari, come esempio di conservazione e trasmissione della memoria e dell’identità. Verranno realizzati pannelli di testo monografici e video esplicativi sul “ricettario” della tradizione (pane, jota, fusi, brodetto, strùcolo, ecc.). Al secondo piano verrà offerta al visitatore la storia del territorio e la ricostruzione del “ciclo della vita” dei suoi abitanti (“Le acque”, “La terra”, “L’industria e il commercio”, “La scuola e l’educazione”). Al terzo piano saranno protagonisti la cultura, alcuni personaggi chiave del ’900 istriano, per arrivare alla rottura della metà del secolo scorso, al capitolo delle foibe, dell’esodo, del mondo degli esuli… Al quarto piano, infine, in una sala denominata “Istriani” tre tavoli multimediali racconteranno gli Istriani dell’esodo illustri (Mario Andretti, Laura Antonelli, Sergio Endrigo, Ottavio Missoni, ecc.), gli Italiani in Istria oggi – non a caso si è voluta “documentare l’Istria storica e l’Istria scomparsa, ma anche l’Istria attuale, con le sue ricchezze paesaggistiche e culturali – e gli istriani e Trieste. Infine, in una saletta del sottotetto si riallestirà la sala monografica dedicata a Pier Antonio Quarantotti Gambini. Ora non ci resta che attendere il giorno in cui il Museo, finalmente terminato, aprirà i suoi battenti.