Scritto da ANSA, 20/01/11
TRIESTE – Per Roberto Menia, coordinatore del Fli, «lo “spirito di Trieste” nei rapporti tra Italia e Slovenia non deve nascondere furbizie o sotterfugi». Menia ha detto oggi di condividere l’allarme lanciato dall’Unione degli Istriani, in particolare a proposito di due richieste irricevibili che, a quanto si apprende dai giornali sloveni, sarebbero state rivolte dal Presidente Turk alle Istituzioni del nostro Pese. «È, infatti, inaccettabile la semplice ipotesi di bilinguizzazione integrale della città di Trieste – ha detto Menia -. È universalmente noto infatti che i livelli di tutela raggiunti dalla minoranza sono considerati eccellenti dall’Unione Europea. È una richiesta sproporzionata che andrebbe ad incidere sulla storia, sulla cultura e sulla tradizione italiana, tollerante e plurale ma sempre e comunque italiana per storia, scelta e tradizione».
Sulla richiesta di cosiddetta restituzione di opere d’arte «sarebbe, invece, troppo semplice sottolineare che la Slovenia non ha mai ritenuto di restituire nemmeno un mattone delle case rubate agli esuli istriani cacciati dai comunisti – ha sostenuto l’onorevole triestino -. Soprattutto, va detto che si tratta di opere appartenenti al patrimonio artistico italiano (sarebbe, infatti, molto difficile sostenere che siano sloveni Tiepolo, Carpaccio o Alvise Vivarini) spostate nel 1941 per preservarle dalla guerra in altre parti del territorio nazionale. E comunque, quei territori in cui queste opere erano originariamente locate passarono alla Jugoslavia soltanto nel 1975 a seguito del Trattato di Osimo. Presenteremo, pertanto, un’interrogazione parlamentare urgente al Ministro degli Esteri Franco Frattini per evitare il loro spostamento», ha concluso Menia.