Mercoledì 26 ottobre il presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella ha visitato il confine orientale. La mattina, in occasione del 62° anniversario del ricongiungimento di Trieste all’Italia, è intervenuto alla cerimonia dell’alzabandiera in Piazza Unità a Trieste, accolto dal presidente della Corte Costituzionale Paolo Grossi, dalle autorità locali, da una compagnia di formazione interforze su sei plotoni, dai labari delle associazioni combattentistiche e d’arma, da circa 200 studenti, alcuni professori e diversi cittadini. Poi si è recato a Gorizia, dove al Parco della Rimembranza ha deposto una corona al monumento dei caduti della Prima guerra mondiale e un’altra corona al Lapidario che ricorda i deportati goriziani. Dopo l’Inno di Mameli cantato dagli alunni di una scuola ha preso la parola il sindaco Ettore Romoli. Mattarella ha quindi partecipato, insieme al presidente della Repubblica di Slovenia Borut Pahor, alla cerimonia sul tema L’Europa luogo di superamento dei conflitti, svoltasi al Teatro Verdi in occasione del centenario della prima unione di Gorizia all’Italia. Dopo l’esecuzione degli inni nazionali italiano e sloveno da parte degli alunni di alcune scuole, sono intervenuti il sindaco di Gorizia Ettore Romoli, il sindaco di Nova Gorica Matej Ar?on, il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani e il prof. Georg Meyr. Il presidente sloveno si è detto emozionato di trovarsi «a nemmeno un chilometro di distanza» dalla casa dov’è nato a Šempeter (San Pietro). «Sin da ragazzo – ha fatto presente – ho sempre visto la nazione oltre il confine, l’Italia, come un luogo di pace e convivenza. Ho imparato a parlare l’italiano con gli amici goriziani, superando così i confini». «Non possiamo ignorare incautamente – ha affermato ancora – le sirene che, con la loro mancanza di memoria storica, invitano di nuovo i popoli d’Europa a tornare sugli strapiombi acuminati degli antagonismi nazionali. Sta a noi risolvere, con la politica, tutte le controversie in modo pacifico».
«I contrasti di un tempo ormai lontano – ha dichiarato nel suo intervento Mattarella – hanno ceduto il posto a una collaborazione crescente e proficua. Un confine, sino a pochi anni or sono concreto e visibile, si è progressivamente smaterializzato, a tutto vantaggio di una progressiva osmosi tra le due comunità che costituisce, oggi, un paradigma dello spirito più autentico dell’Unione Europea». «In queste terre – ha aggiunto Mattarella – particolarmente prezioso si è rivelato il ruolo svolto dalle identità linguistiche diverse da quella italiana, per le quali la nostra Costituzione ha previsto una specifica tutela. Sono davvero lieto di poter constatare come la comunità slovena in Italia e quella italiana in Slovenia riescano a testimoniare l’orgoglio delle proprie radici, rappresentando, al contempo, un elemento di ancor più stretta unione fra i nostri Paesi; sono veri e propri moltiplicatori di iniziative e di collaborazioni che ci consentiranno – ne siamo certi – di progredire ulteriormente, verso l’accrescimento di un’area di pace e di comune prosperità». «E’ dovere delle classi dirigenti europee – ha concluso il presidente italiano – diffondere fra i giovani il senso dei valori sui quali sono costruite le nostre democrazie, e il progetto comune – l’Unione Europea – che i padri fondatori animarono, per non dover più vivere le tragiche esperienze della guerra e delle dittature». Mattarella e Pahor si sono poi recati a Doberdò del Lago, sul Carso goriziano, dove hanno deposto due corone d’alloro al nuovo monumento dedicato ai militari sloveni caduti sul fronte dell’Isonzo fra il maggio 1915 e l’ottobre 1917. Il sindaco di Doberdò Fabio Vizintin ha rivolto un saluto ai presenti. «Di solito – ha rilevato Pahor nel suo intervento – sono i leader incapaci e avventati a causare le guerre, ma poi sono le popolazioni civili e i soldati, per lo più innocenti, che le patiscono. La Grande guerra è un chiaro esempio di questo assunto. Non era necessaria, non era inevitabile. E questa ecatombe durata tanti anni non risolse alcun problema. Al contrario nuovi se ne aggiunsero. Fino al punto che, dopo vent’anni, l’umanità venne travolta da un altro terribile conflitto mondiale. Sulla base della riconciliazione post-bellica è nata ed è fiorita la grande idea europea di coesistenza e stretta cooperazione senza confini». «In questi luoghi, un secolo fa, tanti giovani – ha detto Mattarella – hanno sacrificato la vita su fronti contrapposti. Dove passava il fronte tra eserciti avversi adesso vi è il Cammino della Pace, ed è una conquista dovuta alla saggezza, alla lungimiranza, agli autentici sentimenti dei nostri due popoli. Vedere oggi, dove vi era stato un aspro confronto militare un secolo addietro, una condizione di integrazione, di costruzione comune del futuro, rappresenta per i giovani di oggi, in maniera evidente, il salto di storia che abbiamo compiuto: anziché essere chiamati a sacrificare la propria vita in un confronto militare, sono chiamati a costruirla insieme per il comune interesse, per le comuni prospettive future». «Le minoranze slovene in Italia e italiane in Slovenia – ha affermato altresì Mattarella – sono due elementi portanti dell’amicizia tra i nostri Paesi, ed è comune interesse valorizzarle, tutelarle, dar loro ogni possibilità di espressione».
L’Arena di Pola, 1 novembre 2016