Sono passati più di dieci anni da quando, nel 2011, l’ex presidente croato Stjepan Mesi? inaugurava a Yangzou in Cina un museo dedicato a Marco Polo, scatenando un putiferio sulla stampa italiana . La questione dei natali dell’autore del Milione ha a lungo inquinato le relazioni italo-croate, ma ora pare che si sia arrivati ad una svolta positiva.
A Curzola (Kor?ula), quella che fino ai primi anni Duemila era nota come la “casa natale di Marco Polo” è stata trasformata in un “Centro interpretativo” dedicato al grande viaggiatore e finanziato dal programma Interreg Italia-Croazia . All’interno dello spazio museale – inaugurato venerdì scorso – non s’incontra più l’annosa rivendicazione croata secondo cui Marco Polo sarebbe nato a Curzola, ma una presentazione generale del contesto europeo del Duecento e dei viaggi in Estremo oriente. Il logo stesso del nuovo centro è composto da un leone e un drago, un riferimento ai simboli della Repubblica di Venezia e della Cina.
Il viaggio di Mesi? in Cina (a cui ne sono peraltro seguiti tanti altri in un’attività di lobbying filo-cinese piuttosto insolita per un ex capo di Stato europeo) s’inserisce nel più ampio contesto della diatriba su Marco Polo, o meglio su dove sia nato.
La questione, secondo alcuni, è aperta, tant’è che la stessa enciclopedia Treccani usa una formula di compromesso, indicando: “Polo, Marco – Viaggiatore veneziano (Venezia o Curzola 1254 – Venezia 1324)”. Non esiste infatti un documento che attesti con esattezza il luogo di nascita dell’esploratore e pare assodato che la sua famiglia avesse antiche origini dalmate, più precisamente di Sebenico (Šibenik). All’epoca queste disquisizioni avevano poco senso, dato che tutti questi territori appartenevano allo stesso stato: la Repubblica di Venezia, che controllava quasi tutta la costa orientale dell’Adriatico.
Oggi, invece, il dibattito è vivo. Da parte italiana, studiosi come Alvise Zorzi, autore tra le altre cose di una biografia dell’esploratore, sostengono che “non ci sono dubbi sul fatto che Marco Polo fosse veneziano, la sua famiglia era veneziana sin dal decimo secolo”. Da parte croata, invece, si fa valere il fatto che una certa famiglia “DePolo” fosse proprietaria di alcune case a Curzola, anche se quella che si è per anni indicata come la casa natale del viaggiatore è stata costruita almeno due secoli dopo la morte dello stesso. Non è molto, ma abbastanza per alimentare la narrazione turistica locale.
Fino al 2003, dunque, Curzola vantava la “casa natale” di Marco Polo. Poi l’edificio è stato chiuso per ristrutturazione e ora ha riaperto sotto una nuova veste. Il “Marko Polo Centar ” è un centro multifunzionale, un museo e un luogo di studio. Vi si organizzeranno incontri e dibattiti all’insegna della cultura e dell’incontro, come nota il curatore Vicko Mareli?, che parla di “homo adriaticus” nel fare riferimento a Marco Polo. Il progetto ha un valore complessivo di circa 1,3 milioni di euro ed è stato finanziato dal comune di Curzola, dalla contea ragusea, da diversi ministeri croati così come dal progetto VALUE nell’ambito del programma Interreg Italia-Croazia, che ha fornito 360mila euro.
Organizzato su più piani, lo spazio multimediale si snoda su quasi 300 metri quadri guidando il visitatore tra mappe e pannelli informativi, schermi interattivi e oggetti d’epoca. Il focus non è più la rivendicazione della paternità di Polo, ma il contesto in cui avvennero i suoi viaggi in Oriente, dalla geopolitica europea del Duecento alla figura di Kublai Khan, dalla peste alla religione nel Medioevo. Al piano terra c’è una piccola sala di ricerca, dove si vogliono raccogliere i libri su Marco Polo e le tante edizioni del Milione, mentre all’ultimo piano un punto panoramico permette di ammirare sia il centro di Curzola, con la vicina cattedrale quattrocentesca, sia il mare.
In particolare, si consiglia di puntare lo sguardo verso quel braccio di mare in cui il 7 settembre 1298 si svolse la “battaglia di Curzola”, che contrappose la flotta della Serenissima a quella genovese e vide la vittoria di quest’ultima. Allo scontro – che vide sfidarsi gli ammiragli Andrea Dandolo e Lamba Doria, alla guida rispettivamente di 96 e 76 navi – è dedicata un’ampia sezione del museo, sulla base del fatto che allo scontro prese parte anche lo stesso Marco Polo. Secondo la leggenda, Polo sarebbe stato catturato dai Genovesi (un’altra versione sostiene invece che fu fatto prigioniero in Turchia meridionale). Fu in ogni caso durante la prigionia a Genova che il viaggiatore – rientrato dall’Oriente nel 1295 dopo oltre vent’anni di viaggi – dettò il suo libro a Rustichello da Pisa.
Nelle intenzioni del curatore Vicko Mareli?, il Centro accoglierà «decine di migliaia di persone all’anno» – «magari un milione!», scherza. Come la maggior parte delle isole croate, Curzola vive di turismo, anche se registra un flusso minore rispetto alle vicine Lesina (Hvar) e Brazza (Bra?). Nel 2019, Curzola ha accolto quasi 175mila turisti (Hvar 331mila) per un totale di 927mila notti d’albergo (Hvar 1,6 milioni). L’anno scorso ci si è fermati invece a 138mila visitatori e 732mila pernottamenti. I turisti più numerosi venivano dalla stessa Croazia, dagli Stati Uniti, dal Regno Unito, dalla Francia e dalla Slovenia.
In questo contesto, il nuovo Centro serve dunque innanzitutto ad aumentare l’offerta turistica dell’isola e a differenziarla dalle altre, associandola a un nome noto a livello internazionale. “Curzola, la città di Marco Polo”, è peraltro già oggi il motto dell’ufficio turistico cittadino . «Il super-brand Marco Polo può diventare l’attrazione turistica più grande del Mediterraneo», ha sostenuto Vicko Mareli? durante il suo discorso inaugurale. Gli auspici della sindaca di Curzola Nika Sili? Maroevi?, che giovedì scorso ha tagliato il nastro all’ingresso del Marko Polo Centar, vanno nella stessa direzione: il nuovo centro porterà più turisti.
La diatriba sul viaggiatore è destinata nel frattempo a continuare, anche perché le parti in causa non sono solo due – Curzola e Venezia – ma almeno tre. Nel 2013 l’antropologa croata Olga Orli? ha pubblicato uno studio dal titolo: «Il curioso caso di Marco Polo di Curzola: un esempio di tradizione inventata», una tesi di dottorato che studia proprio come una leggenda priva di prove storiche sia diventata una tradizione in cui si riconoscono i cittadini e le istituzioni locali. Durante un’intervista per il progetto Extinguished Countries , un paio di anni fa, Orli? raccontava che, poco dopo la pubblicazione del suo lavoro, ha ricevuto una telefonata da un’associazione di Sebenico. «Brava, dott.ssa Orli?, ha ragione!», le hanno detto dall’altro capo del telefono, «noi sappiamo che Marco Polo è nato a Sebenico e ne abbiamo le prove!».
Giovanni Vale
Fonte: Osservatorio Balcani e Caucaso – Transeuropa – 03/08/2023