Scritto da Giorgio Federico Siboni
Il 23 agosto 1797, ormai già consumato l’ultimo atto della Serenissima Repubblica, nella cittadina dalmata di Perasto veniva definitivamente ammainato il vessillo di San Marco. In questo saggio di Massimo Tomasutti – attento indagatore del mito veneziano nello Stato da Mar – viene ripercorsa e ricostruita, al di là dell’immaginario storico successivo, la solenne cerimonia di deposizione del gonfalone marciano: un evento che rimanda al significato della millenaria vicenda della Serenissima e che fu praticamente da subito la scaturigine di tutta una congerie di rimandi e riferimenti simbolici ora volti a richiamare e significare nostalgia e rimpianto verso un governo sentito come inclusivo e unico nella sua esperienza istituzionale e in seguito illustrato e presentato, di volta in volta, come segnale unitario, nazionalistico o più semplicemente elegiaco nei confronti di Venezia, della sua dominazione adriatica e delle componenti culturali che a essa fecero, più o meno realisticamente, seguito nei territori del litorale alto adriatico e in quelli della Dalmazia.
Sotto il segno del mito sono germogliate, dall’Ottocento evocatore di una storia nazionale al primo Novecento nazionalista, memorie interessate e celebrazioni strumentali che hanno passo dopo passo affiancato o sottoesposto la realtà storica a un’interpretazione mediata, quando non patentemente forzata in senso ideologico, sia culturalmente che in direzione identitaria sino al presente odierno. Il celebre, quanto celebrato, «Ti con nu, nu con Ti» pronunciato dal commosso Capitano di Perasto durante il ritiro del vessillo di San Marco esprimeva perciò nella realtà tanto un compianto, quanto soprattutto – secondo Tomasutti – un efficace e rappresentativamente definito “rito di passaggio”. Una sorta di postumo e calcolato compiersi delle consegne politiche dalla spenta autorità veneziana a quella ben più insita nel territorio e nel tessuto della società che era ben rappresentata all’epoca dall’aristocrazia locale. Un patriziato che aveva così auto-assunto in modo prioritario il compito di traghettare la Comunità dallo scomparso dominio veneziano a quello austriaco, conservando per tale via la propria primazia cetuale e gestionale e non di meno marcando con tale assunto la cifra di un’identità locale in certo modo volontariamente costituita in forma collettiva.
Massimo Tomasutti, attraverso l’esplorazione critica di itinerari della memoria, simbologie contemporanee, materiali documentari, artistici e narrativi, ci consegna così il ritratto di un luogo topico e insieme emblematico della memoria veneziana, sottoposto a un’analisi storica che confina con l’antropologia culturale. Sulla scorta di una consapevole, nutrita messe di riferimenti intellettuali, questo testo permette al lettore di oltrepassare la retorica e di cogliere insieme agli stereotipi e alle proiezioni di un immaginario nostalgico, l’evenemenzialità reale della cerimonia di Perasto, ormai consapevolmente sottesa a quella memoria diventata anch’essa, a sua volta, storia.
Massimo Tomasutti, Perasto 1797. Luogo di storia, luogo di memoria, Padova, Il Poligrafo, 2007, pp. 145.