Scritto da «La Voce del Popolo» (Fiume), 24/07/09
L’ultimo degli orafi del moretto fiumano, Rodolfo Giraldi, non è più tra noi. Figura titanica, nato a Fiume nel 1913 (in Piazza delle Erbe, angolo calle Pipistrelli), dal 1948 esule prima in Italia e successivamente negli Stati Uniti d’America, continuò sempre a svolgere con amore la sua professione e passione, l’arte dell’oreficeria. Rodolfo Giraldi non mancava di ritornare nella sua città natia con la sua famiglia, puntualmente ogni anno. Lo fece anche lo scorso anno, quando alla Settimana della Cultura Fiumana ebbe luogo la presentazione della fotomonografia Il moretto fiumano (EDIT), scritta e curata della professoressa e storico d’arte Erna Toncinich, con le immagini di Romano Grozi?, graficamente progettata da Daria Vlahov Horvat.
In quell’occasione Rodolfo Giraldi poté riabbracciare Mario Sirola uno dei suoi amici dei tempi della gioventù, incontro di cui anche il nostro giornale fu testimone. Entrambi ultranovantenni, a scapito della loro età, si dimostrarono talmente in gamba da far invidia. Rodolfo e Mario ci raccontarono di essere nati a Fiume, il primo nel 1913, mentre il secondo un anno prima, di come usavano giocare in Piazza della Erbe, dove sorgeva l’oreficeria della famiglia di Rodolfo, sotto la Torre Civica, accanto a due pasticcerie e una bottega di calzetteria. Incontrarsi nuovamente era un piacere immenso, come lo erano i cari ricordi della gioventù e della Fiume di una volta, che riemergevano tra una battuta e l’altra. Rodolfo ci raccontò del negozio d’oreficeria, aperto dai suoi genitori nel 1911, anno in cui sua madre andò sposa. «Mio padre già lavorava nella ditta orafa che poi decisero di condurre insieme. La ditta era la Gigante, specializzata nella produzione dei moretti. Nel 1925, però, la ditta Gigante cessò la propria attività per la morte del proprietario, Agostino. Si chiudeva un periodo glorioso iniziato nel 1880. Nel 1929 – proseguiva il suo racconto Giraldi – muore mio padre. Ma la mamma non lascia il negozio in Piazza delle Erbe; è decisa più che mai a continuare l’attività puntando sul mio appoggio. Io terminai gli studi nel 1930 e intrapresi l’arte orafa. Nel 1948 fui costretto a lasciare Fiume, dopo che i ‘titini’ ebbero provveduto a sequestrare tutto ciò che ci apparteneva, compresi parecchi chili di gioielli».
In quell’occasione, alla presentazione della fotomonografia, era presente anche il figlio di Rodolfo, Walter Giraldi, che ci raccontò brevemente la storia della sua famiglia. Anche egli nato a Fiume nel 1947, a soli pochi mesi l’intera famiglia Giraldi, imboccò la via dell’esodo prima in Italia, a Verona, e poi nel 1956 verso gli Stati Uniti d’America dove Rodolfo proseguì il suo lavoro in una gioielleria di New York. Dopo il pensionamento continuò a dedicarsi alla creazione dei moretti. Tutta la famiglia partecipava regolarmente ai diversi raduni di fiumani esuli che si tengono in diverse parti del mondo, anche perché «è un’occasione di parlare il dialetto fiumano, parlata che a casa mia, in America, è sempre presente».
La tradizione dell’oreficeria fiumana dopo Rodolfo Giraldi non ha più eredi né discepoli. Ad un’intervista rilasciata diversi anni fa, parlando dei suoi figli che avevano intrapreso altre professioni, aveva confidato: «L’America è diventata il nostro Paese e io ho dovuto lasciarli andare. Mio figlio Walter ha fatto addirittura la carriera militare in marina. Per fare l’orafo bisogna vivere ogni momento della creazione, partecipare attivamente, dedicarsi esclusivamente a questo lavoro. Ho preferito così… Sfogliamo insieme mio il catalogo, passiamo in rassegna il campionario, con la solenne e triste sensazione di trovarci di fronte a qualcosa di prezioso destinato all’estinzione. Sarebbe stato bello pensare ad una scuola, dare un seguito alla tradizione, sarebbe stato bello…». Un sogno rimasto nel cassetto. Un cassetto rimasto ormai chiuso per sempre. (gian)