Scritto da «Il Piccolo», 29/05/09
Non ci sarà nessun terminal rigassificatore nel Porto di Capodistria. Il ministero dell’Economia della Slovenia ha respinto la richiesta della «Tge Gas Engineering» per il «permesso energetico», documento che avrebbe consentito alla società tedesca di andare avanti con il progetto di costruzione di un impianto congiunto di rigassificazione e produzione di energia elettrica in un’area di 30 ettari all’interno del porto capodistriano. Nel Piano regolatore a livello nazionale – questa la motivazione del ministero – non sono previsti impianti energetici in quella zona. La Tge comunque non molla ed ha annunciato ricorso, anche perché l’iniziativa è stata promossa tre anni dopo la stesura del Piano regolatore. La bocciatura, la società tedesca la considera pertanto un problema di forma e non un giudizio di merito sul loro progetto.
Che la Tge non abbia intenzione di arrendersi, lo conferma pure il fatto che nei giorni scorsi, proprio mentre da Lubiana arrivava la risposta negativa del ministero dell’Economia, il direttore della società tedesca, Vladimir Puklavec, ha sottoscritto con la preside della Facoltà di marineria dell’Università di Lubiana, professoressa Elen Twrdy, un accordo di collaborazione per studiare e analizzare i rischi che comporterebbe un impianto simile. Il progetto della Tge, del valore complessivo di quasi 1 miliardo di euro (inclusivo dei costi di finanziamento e con un’incidenza del valore delle opere da affidare a esecutori e fornitori di servizi sloveni stimata in una quota del 33%) impegnerebbe 30 ettari di superficie nell’area della Bonifica di Ancarano, all’interno del Porto. Esso prevede la costruzione, in prossimità dei preesistenti impianti di stoccaggio di carburanti liquidi ai piedi del colle di Sermino, di due contenitori in acciaio da 150.000 metri cubi, dentro strutture in calcestruzzo pretensionato, collegati con un dotto criogeno al punto d’attracco stesso, dell’impianto di rigassificazione in senso stretto e della centrale elettrica. L’impianto sarebbe in grado di fornire 5 miliardi di metri cubi di gas all’anno.
È previsto, a regime, l’impiego di 70 dipendenti di formazione in prevalenza tecnico universitaria con un indotto stimato di 1.200 addetti complessivi. La centrale elettrica, caratterizzata da una potenza di circa 240 Mw, sopperirebbe a buona parte del fabbisogno della regione litoranea. A detta dei proponenti, la tecnologia prevista appare particolarmente adatta ai fondali poco profondi della baia di Capodistria e non implicherebbe l’utilizzo dell’acqua marina per il riscaldamento del Gnl. L’unico vero problema ambientale è rappresentato dall’aumento del traffico di navi cisterna nel golfo di Trieste, di altre 50-60 unità all’anno. Parte degli esperti sloveni però lo vede diversamente: se l’Italia costruirà uno dei suoi rigassificatori nell’area del Golfo di Trieste (a Zaule) e se la Croazia ha già pronto il progetto per un terminal rigassificatore sull’isola di Veglia, allora è bene che anche la Slovenia si attrezzi. Altre tecnologie, peraltro, sono anche più invasive di quella prevista dal progetto della Tge Gas Engineering. Le autorità locali, almeno finora, si sono sempre dichiarate categoricamente contro tutti i rigassificatori in zona, quello di Capodistria ma anche quello di Zaule pianificato dall’Italia.