Il 4 Novembre è oggi la giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate e coincide con l’anniversario della vittoria italiana nella Prima guerra mondiale. SI trattò di un conflitto che per tanti italiani dell’una e dell’altra sponda del mare Adriatico rappresentò quella Quarta guerra d’indipendenza che garibaldini, mazziniani e rappresentanti della Sinistra storica avevano a lungo ritenuto necessaria al fine del perfezionamento del percorso risorgimentale di unificazione nazionale che si era interrotto nel 1870, allorchè la breccia di Porta Pia rese Roma capitale del Regno d’Italia.
Oltre all’unificazione delle cosiddette terre irredente del Trentino e della Venezia Giulia il successo conseguito a Vittorio veneto dal Regio Esercito pose fine all’occupazione del Friuli e del Veneto orientale da parte delle truppe austro-ungariche vittoriose a Caporetto un anno prima. Dopo aver ceduto quelle province in seguito alla Terza guerra d’indipendenza, le autorità di Vienna ne ripresero possesso instaurando un regime militare che sfruttò intensamente le risorse agricole locali.
Per quasi un anno nel territorio invaso fu attuato uno spietato regime d’occupazione. Tutto fu conteggiato, stimato, requisito, e consumato in loco dagli occupanti, lasciando alla popolazione occupata solo le briciole. Fra occupanti e occupati si instaurarono complessi rapporti, fatti anche di reciproca compassione. Ma non mancarono atteggiamenti di reciproco odio.
Il tema è stato largamente trascurato dalla storiografia, anche a livello locale. La monografia pubblicata da Gaspari Editore L’Italia occupata 1917-1918 Friuli e Veneto orientale da Caporetto a Vittorio Veneto (Udine 2024) di Gustavo Corni, specialista di storia della Germania nell’Otto-Novecento e già professore ordinario di Storia contemporanea all’Università di Trento che ha insegnato pure negli atenei di Venezia, Chieti e Trieste, si propone come il primo ampio affresco basato su fonti d’archivio austro-germaniche e italiane e su una ricca produzione diaristica. [LS]