Terminati gli ultimi giochi olimpici abbiamo visto come tanti atleti vincenti provengano sempre dall’area del Nord-Est italiano e ce ne siano anche tra gli sloveni e i croati in particolare in alcune discipline.
Dal dopoguerra ad oggi il Triveneto è stata una delle più grandi fucine di sportivi del nostro paese e prima di esso in un tempo remoto anche i territori giuliano-fiumano-dalmati. Dopo la vittoria nella Grande Guerra, questi sportivi in una fascia di tempo di quarant’anni raccolsero successi in molte edizioni dei giochi e lasciarono una traccia non solo nello sport.
Si comincia proprio alle Olimpiadi di Parigi di cento anni fa,1924. Bronzo nel Canottaggio a 8 con una squadra di soli atleti dalmati: i 3 fratelli Cattalinich, Crivelli, Galasso, Gliubich, Ivanov, Tonatti e Bruno Sorich. Quest’ultimo cadrà proprio in Dalmazia nella Seconda guerra mondiale (1942) e verrà decorato di medaglia d’argento al V.M. La società di remo di questi primi medagliati era la Diadora di Zara. Diadora era l’antico nome della città (anche il fondatore della casa d’abbigliamento sportivo era un esule zaratino).
Nel 1928 ai Giochi di Amsterdam arriva il primo oro istriano, sempre nel canottaggio a 4 con un timoniere di Pirano, Petronio, e 4 moschettieri del remo tutti di Isola d’Istria: Perretin, D’Este, Vittori e Delise. Questi fu l’unico che rimase in Istria dopo il febbraio 1947, morendo nel maggio seguente prematuramente, come tanti giovani in quel dannato periodo storico.
Questa non fu l’unica scomparsa particolare di questi sfortunati atleti. Alle Olimpiadi di Los Angeles del 1932 (quelle di uno storico secondo posto dell’Italia nel medagliere), tanto per variare nel canottaggio a 4 il timoniere era l’istriano Bruno Vattovaz. Questi scomparirà misteriosamente nella sua città – Capodistria – il 5 ottobre del 1943.Considerando età – 31 anni – luogo e tempo, si può tristemente desumere benché non si disponga di altre informazioni che non gli sia capitato nulla di buono.
A Berlino 1936 vinse la medaglia d’oro nella boxe il pugile fiumano Ulderico Sergo che dopo il 1945 gareggerà con la stessa società pugilistica triestina di Nino Benvenuti, prima di emigrare a Cleveland negli Stati Uniti. In quelle stesse Olimpiadi un equipaggio “dorato” nella Vela composto da liguri si avvalse di Luigi De Manincor di Rovigno. Nella stessa città era nato e nelle stesse Olimpiadi partecipò e vinse il bronzo nel Pentathlon moderno Silvano Abbà. Qui la storia si fa leggenda. Silvano era nato nel 1911 e da bambino aveva perso il padre caduto nella Prima guerra mondiale. Entrato nell’Accademia di Modena ne usci come sottotenente inquadrato nel “Savoia Cavalleria”. Grazie alle sue abilità partecipò e vinse questa medaglia olimpica. Successivamente fu decorato di medaglia d’argento al V.M. per un’azione durante la Guerra di Spagna ma l’encomio più gravoso lo attendeva nel campo di Isbuscenskji in Russia il 24 agosto del 1942, nell’ultima grande e vittoriosa carica di cavalleria delle nostre forze armate, dove l’ex atleta cadde in combattimento guadagnando la medaglia d’oro al V.M.
Dopo l’esodo la comunità rifugiata in gran parte in Italia continuò a onorare lo sport azzurro con un argento del canottiere Giovanni Steffè di Capodistria a Londra nel 1948 e con i due velisti Nicolò Rode e Agostino Straulino, rispettivamente di Lussino e Lussinpiccolo. Oro a Helsinki 1952 e argento a Melbourne 1956. L’Ammiraglio Tino Straulino aveva imparato ad andare in barca a vela da bambino per andare dalla sua isola a scuola. Nel corso dell’ultima guerra aveva fatto parte della X Mas partecipando alle azioni contro Gibilterra, dopo l’armistizio non aderì alla RSI mantenendo il giuramento di fedeltà al Re.
Gli ultimi famosi e viventi autori di imprese olimpiche, poco più che bambini al tempo dell’esodo sono Abdon Pamich (91 anni, foto di apertura) marciatore della 50 km ,bronzo a Roma 1960, Oro a Tokyo 1964, più un infinità di altri titoli di categoria e di record. È un attivista nella conservazione della memoria dell’esodo.
L’altro è senz’ombra il più noto di tutti: Campione del Mondo e Medaglia d’oro olimpica(1960), Nino Benvenuti icona assoluta del nostro pugilato. Nato anche lui nella gloriosa Isola d’Istria(1938), ha avuto un’esistenza simile a un romanzo ora esaltante, ora drammatico. Piace ricordare qui come anche in tempi recenti abbia voluto dare il suo contributo per la conservazione della memoria per i più giovani, con il fumettista Giuseppe Botte ed un’opera intitolata “Nino Benvenuti Il mio esodo dall”Istria” ed anche la testimonianza scritta in un lavoro a quattro mani con il giornalista Mauro Grimaldi:” L’Isola che non c’è. Il mio esodo dall’Istria”
Francesco Di Bartolomei