Si segnala che a L’Aquila, la consigliera comunale Sig.ra Carla Cimoroni ha recentemente dichiarato: “Le foibe se le sono cercate i fascisti […] fu il regime a volere la guerra, furono loro ad aggredire il confine orientale, a forzarne l’italianizzazione ricorrendo persino ai campi di concentramento non possiamo permettere che la storia la scrivano gli altri, non possiamo cedere alla retorica degli italiani brava gente”.
La presa di posizione della signora Cimoroni merita attenzione soltanto perché espressa da una persona che svolge un ruolo pubblico in quanto consigliere comunale.
Essa rientra nel deprecabile quadro di un revisionismo negazionista secondo cui non solo le violenze subite dalla popolazione civile italiana che hanno caratterizzato il conflitto nell’area dell’Alto Adriatico non meriterebbero attenzione in quanto avrebbero interessato un numero limitato di persone per giunta complici del nazifascismo ma addirittura sarebbero una inevitabile conseguenza attribuibile alla responsabilità storica del fascismo. Le foibe quindi sarebbero un fenomeno quasi naturale di cui non è il caso di parlare più di tanto.
I fenomeni storici delle “foibe” e dell’ “esodo giuliano-dalmata”, secondo la maggioranza della comunità storiografica, ha diritto a una maggior contestualizzazione e speculazione e non merita la declassificazione a evento riducibile alla superficiale giustificazione di reazione ai sempre condannabili accadimenti dell’epoca che ha visto Mussolini Capo del Governo.
Sulla contrapposizione fra le varie etnie nella regione dell’Alto Adriatico – la quale ha sempre mantenuto per svariati secoli, fino ai citati fenomeni, una forte caratterizzazione italiana – precedente alla suddetta epoca, molti saggi e volumi si sono dedicati. È necessaria quindi una matura e preliminare consapevolezza del problema per poter avere bene chiari i termini della questione.
La negazione sfrontata della realtà storica non può essere ammessa. Una semplice lettura della letteratura sull’argomento potrebbe quindi fornire sufficienti elementi di conoscenza anche a una persona disinformata come la consigliera dell’Aquila.
Redazione Online, 19 dicembre 2017