Il 22 maggio 2018 si è svolta a Roma, presso la Facoltà di lettere e filosofia dell’Università deli Studi “La Sapienza” di Roma, Dipartimento DOLINFIGE, la conferenza La conservazione della memoria dell’esodo giuliano-dalmata. L’Archivio-Museo storico di Fiume tenuta dalla professoressa Ester Capuzzo, ordinario di Storia Contemporanea. Il pubblico presente era composto da studenti del Corso di Storia Contemporanea. Presenti alcuni esuli fiumani Niella Penso, Gigliola Zanelli, la prof.ssa Maria Grazia Portoghesi Tuzi del dipartimento “Dolinfige”, il dott. Marino Micich, Direttore dell’Archivio Museo storico di Fiume, la prof.ssa Donatella Schurzel, presidente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia – Comitato di Roma, l’Ambasciatore Massimo Spinetti, l’Avvocato Massimo G. Andreuzzi presidente dell’Associazione Lasalliana ex alunni di Rodi e dei profughi e reduci del Dodecaneso, il Vice presidente per Roma dell’Associazione Nazionale del Fante Marco Pasquali.
Ester Capuzzo ha iniziato la conferenza col ripercorrere le varie fasi dell’esodo della popolazione giuliano dalmata dal confine orientale dopo la Seconda guerra mondiale, ricordando le terre istriane e poi Fiume, un tempo considerata la più bella perla della corona d’Ungheria. Una città con un porto e industrie importanti la cui storia però è ancora poco conosciuta e quasi assente nei manuali di storia, che si limitano spesso al solo racconto dell’Impresa di Gabriele D’Annunzio. Sempre complicato, ha evidenziato la professoressa Capuzzo, è stato il racconto dei tragici fatti dell’esodo giuliano dalmata dopo la Seconda guerra mondiale, un evento epocale che colpì il 90% della popolazione italiana di quelle terre. Tra le pubblicazioni che aiutano a comprendere la realtà storica di Fiume, ha ricordato la Capuzzo, vi è da molti anni la rivista “Fiume” e di recente la “Storia di Fiume” di Giovanni Stelli, autore peraltro di un libro “La Memoria che vive”, che raccoglie interviste a esuli fiumani raccolte dallo stesso Stelli ma anche da Amleto Ballarini ed Emiliano Loria e depositate nell’Archivio Museo fiumano. Esistono poi nuovi studi recenti sull’esodo fiumano, istriano e dalmata ma molto resta da fare in materia di manuali scolastici. Ester Capuzzo ha poi ricordato come i campi profughi in Italia siano stati messi su in maniera improvvisata almeno fino al 1948 quando sorse l’Opera Nazionale per l’assistenza ai profughi giuliani e dalmati. Dopo quel priodo qualche cosa migliorò, ma mai in maniera soddisfacente. L’esodo fu un’esperienza senza precedenti nella storia italiana che la classe politica italiana non seppe gestire adeguatamente. L’avvento drammatico del regime jugoslavo di Tito determinò un duro attacco alla collettività italiana del confine orientale che fu colpita in tutte le sue espressioni. Il dramma delle foibe, la limitazione delle libertà politiche e l’esclusione della lingua italiana dalla vita pubblica ufficiale furono i risultati di una politica repressiva che spinse gli italiani a lasciare le proprie terre dopo secoli di permanenza. La lunga epoca dei nazionalismi della prima metà del Novecento aveva prodotto torti reciproci tra italiani e slavi e il prezzo finale fu pagato caro dagli esuli giuliano-dalmati.
Dopo gli anni dell’emergenza sorse la necessità tra gli esuli di conservare la memoria di questi avvenimenti che rischiavano di venire dimenticati a causa di un clima politico italiano (per non parlare di quello jugoslavo) che non favoriva alcun riconoscimento dei fatti realmente accaduti. Tra le varie istituzioni esistenti, al di fuori della città di Trieste, un ruolo particolare lo ha svolto l’Archivio Museo storico di Fiume della Società di Studi Fiumani, che fu costituito nel 1963 a Roma nel Quartiere Giuliano Dalmata situato nel quadrante sud della città (Eur-Cechignola). L’Archivio-Museo di Fiume nacque quindi con l’intento di conservare e trasmettere la memoria storica fiumana e degli esuli giuliano-dalmati. Tale istituzione, fu riconosciuta nel 1972 da un decreto ministeriale quale luogo di “eccezionale interesse storico e artistico” e nel 2004 venne tutelata dalla legge nr. 92 “Il Giorno del Ricordo”. Per Ester Capuzzo l’Archivio fiumano riannoda perfettamente i fili della memoria individuale e collettiva sia per la sua consistenza sia per la sua organizzazione. Di grande interesse risulta ovviamente essere il Fondo esodo giuliano-dalmati, diviso in tre differenti sezioni. La prima sezione è dedicata ai documenti personali degli esuli contenente fascicoli sui profughi e documenti di carattere personale, memorie, cartoline, necrologi, pagelle scolastiche, fotografie e tutto ciò che concorre a formare gli affetti e i ricordi di una persona. Attraverso tali oggetti viene restituito al ricercatore ciò che l’esodo ha significato per migliaia di persone. La seconda sezione raccoglie documenti pubblici riguardanti gli enti politici, culturali, industriali legati all’esodo. La terza sezione offre spazio alle personalità di rilievo della storia fiumana Andrea Ossoinack, Antonio Grossich, Riccardo Zanella, Enrico Burich, Riccardo Gigante, Leo Valiani e a persone fondamentali per la comunità costituitasi in esilio a Roma (Aldo Clemente, Amedeo Colella, Flaminio Rocchi, Gian Proda e altri). Inoltre molto consistente risulta essere la documentazione sulle origini e la creazione del Quartiere giuliano-dalmata e della Casa della Bambina giuliano dalmata dovuta grazie a due benefattori Oscar Sinigaglia e Marcella Mayer. La Capuzzo ha tenuto poi a menzionare i fascicoli dedicati alle donne, per lo più donne di estrazione comune che hanno lasciato la memoria dell’esilio su un registro diverso rispetto agli uomini e ha osservato come rispetto alla narrazione maschile, legata principalmente alla dimensione politica dell’evento, quella femminile si concentri sull’avvenimento in sé visto attraverso il filtro della dimensione personale considerando fondamentali il rapporto con il passato, con la famiglia e il paese d’origine, e il rapporto con il presente e il dopo-esodo. L’esodo così viene visto come una scissione, una frattura che crea un prima e un dopo, la vita prima e la vita dopo l’esodo. Ad arricchire l’Archivio fiumano concorre la presenza di una ricca mostra museale presente al piano terra, l’esposizione di oltre 60 quadri di artisti fiumani (De Gauss, Simonetti, Ostrogovich, Lehmann, ecc.) e la fruizione di una biblioteca specializzata che conta più di 6.000 volumi utilissimi per le ricerche storiche. Alla fine dell’intervento molto applaudito della prof.ssa Capuzzo è intervenuto il dott. Marino Micich che ha portato i saluti del Presidente della Società di Studi Fiumani Giovanni Stelli e ha ringraziato Ester Capuzzo per l’iniziativa, sottolineando l’importanza della divulgazione storica dell’esodo giuliano-dalmata presso le scuole, un evento a lungo rimossa e male interpretata da una storiografia partigiana. Marino Micich ha ricordato anche che il messaggio di collaborazione portato avanti dal presidente emerito Amleto Ballarini sin dal 1990 è stato gradualmente raccolto anche da parte croata, tanto che nel novembre 2017 c’è stata la visita del sindaco di Fiume/Rijeka Vojko Obersnel all’Archivio Museo di Fiume in segno di amicizia verso il mondo degli esuli fiumani. La prof.ssa Donatella Schurzel ha portato un saluto da parte dell’ ANVGD, ricordando tra le altre cose come la sua associazione si sia occupata dei problemi pratici che si trovavano a fronteggiare giornalmente gli esuli negli anni del difficile reinserimento nella vita sociale e lavorativa del Paese e ad oggi esiste una valida collaborazione con la Società di Studi Fiumani per divulgare la storia del Confine orientale nelle scuole. L’Ambasciatore Spinetti ha salutato l’iniziativa ribadendo l’importanza della conservazione della memoria degli esuli fiumani, istriani e dalmati e ha ricordato l’attaccamento alle proprie radici di alcuni esuli da lui personalmente conosciuti.
In conclusione si può ben affermare che la promozione di queste iniziative nel mondo universitario rappresenta senz’altro un arricchimento dell’offerta culturale agli studenti riguardante i diritti civili e umani, troppo spesso elusi o emarginati dalla cultura politica di molti Paesi europei. La riscoperta della vicenda dei giuliano dalmati può aiutare a comprendere meglio i diritti delle minoranze e contribuire alla crescita civile e al rafforzamento del dialogo culturale tra l’Italia e le vicine repubbliche di Slovenia e Croazia.
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