Il Museo del Novecento di Mestre (VE) ha allestito a partire da quest’anno scolastico 2023/’24 una sezione dedicata alla storia della frontiera adriatica realizzata a partire da un progetto dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia e di FederEsuli in concerto con il Tavolo di Lavoro Ministero dell’Istruzione e del Merito – Associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati. M9 è una struttura che ha una forte vocazione didattica e pertanto è stato compiuto un ulteriore passo avanti nella diffusione della storia dell’italianità adriatica presso le nuove generazioni.
Stamane si è svolto un seminario di formazione per docenti «propedeutico alle attività didattiche proposte, che consentiranno di sviluppare percorsi interdisciplinari per la lettura consapevole della complessità offerta da una storia di frontiera, paradigmatica di tante altre storie d’Europa». Introducendo i lavori, Caterina Spezzano (dirigente del Dipartimento Istruzione del Ministero) ha ripercorso il lungo ma proficuo lavoro che, dopo anni di oblio, ha caratterizzato la diffusione della storia del confine orientale nelle scuole italiane in seguito all’istituzione del Giorno del Ricordo: «Il Concorso scolastico nazionale 10 Febbraio ed il Seminario nazionale di formazione hanno aperto la strada – ricorda la Spezzano – Quando abbiamo potuto svolgere il seminario a Trieste visitare i luoghi della storia e respirare l’atmosfera di quella città ha rappresentato un valore aggiunto. Adesso svolgiamo anche seminari regionali e online in cui approfondiamo la storia delle foibe e dell’esodo, ma un approccio ancora più ampio ed interdisciplinare lo otteniamo grazie alla scuola estiva che abbiamo avviato. Le linee guida per la didattica della frontiera adriatica sono un nostro caposaldo, emntre all’M9 ci siamo arrivati per caso ma si sta rivelando un’esperienza eccezionale» Il primo dicembre verrà inaugurato il percorso didattico dedicato alla frontiera adriatica, inizierà la diffusione dei quaderni didattici e contestualmente si terrà la prima mostra temporanea: tutto questo lavoro è stato coordinato da un comitato scientifico composto da Giovanni Cerchia, Gianni Oliva, Giuseppe Parlato, Raoul Pupo, Davide Rossi e Andrea Ungari .
Alessandro Cuk (Vicepresidente nazionale dell’ANVGD) ha quindi portato un saluto da parte delle associazioni degli esuli, per le quali è fonte di grandissima soddisfazione vedere finalmente la propria storia oggetto di studio e di approfondimento.
È stata quindi compiuta da Raoul Pupo (già docente di Storia contemporanea all’Università degli Studi di Trieste) una carrellata sulla storia della frontiera adriatica: «Parlare di confine orientale significa prendere solamente la prospettiva italiana e scegliere una separazione netta fra due aree omogenee al loro interno, mentre la frontiera indica un’area di sovrapposizione e di disomogeneità che fa al caso nostro, poiché lungo la frontiera adriatica si sovrappongono i mondi italiano, slavo, germanico e perfino ungherese» ha spiegato l’accademico triestino. Il primo confine netto in quest’area comunque risale alla suddivisione amministrativa dell’Italia compiuta dall’Imperatore Augusto che qui delineò la X Regio Venetia et Histria; in seguito ci fu la prima fortificazione confinaria con il Claustra alpium juliarium che avrebbe dovuto fronteggiare le invasioni da est, ma in effetti la soglia di Gorizia cominciò ad essere attraversata da tutti i popoli germanici che scesero in Italia. Nel VII-VIII secolo apparvero gli slavi, dapprima compiendo incursioni di poco conto, poi andando a popolare zone vuote soprattutto nelle campagne istriane. Dopo l’epoca feudale caratterizzata da confini a macchia di leopardo, confini netti apparvero nel Cinquecento tra la Repubblica di Venezia e l’Impero d’Austria, con la variante delle incursioni turche provenienti dalla Bosnia: e proprio dai turchi fuggivano le comunità slave che furono accolte per ripopolare l’Istria flagellata da incursioni piratesche e pestilenze. L’arrivo sulla scena di Napoleone comportò la caduta della Repubblica di Venezia nel 1797 e l’esperienza amministrativa delle Province illiriche, cui fece seguito la Restaurazione. Guerre e trattati hanno poi scandito i mutamenti confinari avvenuti nel 1866 (Terza guerra d’indipendenza), 1924 (annessione di Fiume), 1941 (invasione della Jugoslavia), 1943 (occupazione tedesca), 1945 (linea Morgan), 1947 (Trattato di Pace) e 1954 (ritorno dell’amministrazione italiana a Trieste). «Dietro questa carrellata di date – ha spiegato Pupo – si sono condensati i fenomeni della contemporaneità come i nazionalismi, le guerre di massa, la fine degli imperi plurinazionali, il trattamento delle minoranze, gli spostamenti forzati e le politiche della memoria. Di fronte a tanta complessità non parliamo più di “dopoguerra” bensì di periodi di transizione tra guerra e pace perché ci sono strascichi che arrivano al 1924 per quanto riguarda la Prima guerra mondiale e fino alla metà degli anni Cinquanta, in cui sostanzialmente termina l’esodo giuliano-dalmata, per la Seconda. In questo laboratorio è necessario contestualizzare ed effettuare poi comparazioni all’interno di famiglie omogenee (ad esempio l’Esodo e le espulsioni dei tedeschi dall’Europa orientale o lo scambio di popolazioni tra Polonia ed Ucraina» Oltre che per le vicende storiche, la frontiera adriatica è ricca di spunti anche nella letteratura, nella musica e nella storia dell’arte: «È esistita una koinè altoadriatica –ancora Pupo – perché il mare non era percepito come elemento di divisione, ma anzi come via di comunicazione e di collegamento».
Sono stati quindi presentati alcuni strumenti didattici particolarmente preziosi: le Linee Guida ministeriali per la didattica della frontiera adriatica, i podcast de “La lunga storia del confine orientale”, la mostra virtuale “Il confine più lungo” ed il corso di formazione online ancora in corso di svolgimento “La frontiera adriatica laboratorio di contemporaneità”.
È avvenuta quindi la presentazione dei quaderni operativi sulla frontiera adriatica realizzati da docenti per docenti. Alessandro Bonaciti, insegnante di Lettere a Polcenigo (PN) ha illustrato in particolare le proposte didattiche per le scuole secondarie di primo grado: «Possiamo spiegare il Novecento attraverso gli incontri e scontri che sono avvenuti, i conflitti, i regimi che si sono succeduti, le stragi, le persecuzioni ed il mancato rispetto dei diritti umani. Abbiamo quindi redatto dei testi semplici integrati da attività di riepilogo e multimediali alle quali si può accedere tramite QR code. Al termine di una timeline con gli eventi salienti, abbiamo semplificato anche i motivi per cui non è stata studiata a lungo questa pagina di storia, evidenziando un ritardo di partito, un ritardo di Stato ed un ritardo internazionale»
Ha portato invece l’esempio di molte buone pratiche e di esperienze didattiche svoltesi attraverso visite in loco Barbara Mocibob, docente di Discipline Audiovisive e Multimediali all’Istituto Manzù di Bergamo: «Possiamo ancora confrontarci con i testimoni dell’esodo – ha spiegato la professoressa – e attingere alla memoria per integrare la storia, ma per interessare gli studenti dobbiamo avvalerci di un approccio multidisciplnare, che riguardi non solo storia, italiano o educazione civica, ma anche arte, musica e design» Nella pubblicazione ci sono informazioni storiche ed ipotesi progettuali spesso ispirate da attività didattiche svolte: lo studio dei paesaggi della frontiera adriatica, interviste immaginarie a personaggi storici che qui operarono, la scoperta dei dialetti locali (istrioto e istroveneto in particolare) prendendo spunto dal De vulgari eloquentia di Dante e la creazione di un legame tra Bergamo e Pola partendo dal liberto Pallante che veniva citato in lapidi di epoca romana presenti in entrambe le città.
Questi materiali didattici verranno pubblicati da Mazzanti Editori: «Il testo sarà disponibile in formato pdf ed ipad, ma non abbiamo voluto rinunciare al cartaceo – ha dichiarato Andrea Mazzanti – la multimedialità verrà assicurata tramite QR code e scaricando l’app gratuita Mazzanti libri. A ogni capitolo è stato poi associato un video e grazie al Lions Club International esiste anche il libro parlato»
Appuntamento quindi a venerdì 1 dicembre per l’inaugurazione dello spazio espositivo dedicato alla frontiera adriatica nell’area Edu di M9 (via Pascoli 11 a Venezia Mestre).
Lorenzo Salimbeni