Scritto da Sandro Petruz, «La Voce del Popolo», 30/01/13
mercoledì 30 gennaio 2013
ROVIGNO – Il Centro di ricerche storiche di Rovigno ha presentato ieri il 62.esimo numero del bollettino “La Ricerca”, pubblicato lo scorso dicembre. L’ultima pubblicazione del CRS è stata presentata da Nicolò Sponza, che ha anche firmato l’editoriale “La frammentazione della Storia”, in apertura di questo nuovo numero de “La Ricerca”. Sponza ha spiegato che la frammentazione della storia, a differenza della narrazione unitaria con una scrittura degli eventi rigorosa, lineare, e programmatrice del passato, rappresenta una risorsa indispensabile in quanto aiuta a comprendere la multidimensionalità degli eventi e dei fatti storici che avvengono in una società, sempre più smarrita tra globalizzazione ed egoismo individualista.
“La frammentazione si accosta, spiega e alle volte corregge quello che sino a ieri veniva considerato significativo, esplicativo, fondante, ma che in ultima istanza era solamente nazionalmente opportuno” – ha rilevato Sponza. Oltre alle rubriche standard, curate da Marisa Ferrara, come “il Notiziario”, “Visite al Centro di ricerche storiche” e “Partecipazione dei ricercatori a convegni e seminari”, il nuovo numero de “La Ricerca” propone quattro interessanti contributi.
La politica ecologica di Pola dell’800
Il primo saggio dal titolo “Politica ecologica e igiene urbana a Pola alla fine dell’Ottocento”, a cura di Rino Cigui, mette in evidenza le problematiche inerenti alla politica ecologica e all’igiene urbana, che per le autorità governative del tempo rappresentavano una preoccupazione rilevante, come confermano gli interventi proposti a partire dal 1842 sul territorio di Pola, con il trasferimento del cimitero cittadino fuori dalle mura, una maggior inclinazione del canale di scolo posto sul lato meridionale della città, la chiusura delle cave di saldame, l’estirpazione della vegetazione, la pulizia generale della città, delle abitazioni e delle stalle. Il saggio racconta dei progetti e dei tentativi portati avanti dal Comune e dall’Erario per migliorare lo stato di salute della città, che in quel periodo stava attraversando una crescita demografica senza precedenti, superando la quota di 30mila abitanti. Le maggiori carenze infrastrutturali del tempo riguardavano la realizzazione di una rete fognaria e di un sistema efficiente di canalizzazione e di approvvigionamento dell’acqua.
Il saggio di William Klinger, “Catture di squalo bianco nel Quarnero 1872 – 1909”, propone un’interessante ricostruzione storica sulla presenza dello squalo bianco lungo le coste dell’Adriatico orientale. Il Quarnero, nonostante le sue ridotte dimensioni, risultava essere l’area di maggior frequenza di catture di questo esemplare in tutto il Mediterraneo. Tale intensa frequentazione è da collegarsi alle numerose tonnare attive nell’area, dato che i movimenti degli squali bianchi dipendevano strettamente da quelli dei tonni. Come il lupo in montagna prosperava grazie alla pastorizia, lo squalo bianco prosperava grazie alla pesca del tonno. Con il declino di questo tipo di pesca tradizionale la specie praticamente sparì dalle coste dell’Adriatico orientale.
Riflessioni sul censimento 2011
Ezio Giuricin analizza i risultati del censimento istriano nel pezzo “Il “paradosso” istriano: riflessioni sul censimento del 2011”. Il ricercatore è fermamente convinto che dietro alle cifre statistiche si celi una realtà molto più complessa e articolata e, soprattutto, diversa da quella indicata dalle tabelle e dai numeri.
Secondo Giuricin la CNI deve rifiutarsi di riconoscere non solo la validità scientifica e sociale, ma soprattutto il significato politico del censimento nazionale. Bisogna impegnarsi affinché in futuro i rilevamenti statistici non comprendano più i dati sensibili (potenzialmente strumentalizzabili e discriminatori) sull’appartenenza nazionale, linguistica o religiosa. Al contempo, bisogna impedire che i risultati delle “conte etniche” siano utilizzati per misurare o applicare diritti, o per commisurare concretamente, sulla base del nostro numero, i finanziamenti o le forme di tutela.
L’ultimo saggio, “La deportazione di un gruppo di dignanesi nel campo di prigionia e di lavoro di Katschberg”, di Paola Delton, propone le memorie di Erminio Voivoda tratte dal “Manoscritto della mia vita passata nei diversi lager e primamente nel lager di Katschberg, in Austria, sul confine tra la Carinzia e il Salisburghese, in vicinanza di S. Michael im Lungau”, che racconta quasi un anno di deportazione e soprusi che Voivoda ha dovuto affrontare con un gruppo di giovani dignanesi tra il 15 luglio 1944 e il 16 maggio 1945, rei di avere contributo alla lotta antifascista.