Scritto da «Il Piccolo», 31/10/13
giovedì 31 ottobre 2013
POLA – Almeno al cimitero di Monte Ghiro di Pola gli italiani sono in maggioranza, lo si evince dall’elegante volume “Il cimitero civico di Monte Ghiro a Pola dal 1846 al 1947”, che porta il n° 35 della Collana degli Atti del Centro di ricerche storiche di Rovigno. Comprende un migliaio di pagine, un catalogo di circa 1500 schede ognuna delle quali riporta il nome del titolare del fondo, la trascrizione dell’epigrafe, la ricostruzione di tutte le persone sepolte e la foto del monumento. L’autore Raul Marseti„ ci ha lavorato per ben 6 anni. Nei cento anni trattati, le sepolture sono state circa 50.000. La presentazione del libro ha attirato alla Comunità degli italiani il pubblico delle grandi occasioni, abbiamo notato anche due classi della Scuola Media Superiore “Dante Alighieri”.
Tanto interesse si può spiegare con l’attaccamento dei polesani alla loro memoria e alla storia di un periodo sicuramente più felice sul piano della loro presenza sul territorio, precedente alle profonde trasformazioni civili, amministrative e politiche che li hanno mortificati. Come ha dichiarato l’autore stesso l’identità italiana della Pola a partire dal 1947 è in fase di continuo ridimensionamento e la causa principale è stato il massiccio esodo postbellico che ha spopolato la città. Un dato esemplificativo sono le sole tre sepolture del settembre 1947, dunque Pola era pressoché vuota.
E qua ci sembra opportuno aprire una piccola parentesi per dire che tre anni fa l’amministrazione cittadina ha fermato lo scempio nei confronti del patrimonio cimiteriale di matrice italiana emanando una delibera con la quale 27 tombe sono state classificate di grande valore storico e altre 37 di precipuo valore monumentale, architettonico, storico, culturale o legato all’importanza dei personaggi sepolti. Purtroppo la delibera come ha riferito Raul Marsetic viene spesso violata senza che i trasgressori incappino in sanzioni.
La presentazione del volume è stata introdotta dal professor Giovanni Radossi direttore del Crs. In questa occasione d’incontro, ha detto, è comprensibile esprimere le nostre legittime preoccupazioni perché la componente romanza del territorio vistosamente ridotta negli ultimi sei decenni, non soccomba ulteriormente ai deleteri effetti di una stravolgente assimilazione nazionale ed etnica. (p.r.)