Scritto da Mauro Manzin, «Il Piccolo», 29/07/11
TRIESTE -Kosovo, il buco nero dell’Europa continua ad eruttare violenza. Dopo le violenze di ieri la Kfor ha cercato di prendere in mano la situazione. La forza Nato in Kosovo infatti ha assunto il controllo dei due valichi di frontiera nel nord del Kosovo al confine con la Serbia oggetto degli attacchi da parte di estremisti serbo-kosovari. I militari della Nato «hanno preso il comando e la responsabilità» dei valichi di Jarinje (ieri dato alle fiamme) e Brnjak e ora la situazione «è generalmente calma, con alcune tensioni occasionali», si fa sapere. La Kfor ha specificato inoltre di aver instaurato un regime molto rigoroso ai due posti di frontiera consentendo il passaggio solo a «piccoli veicoli privati», mentre non sarà autorizzato il passaggio di camion che potrebbero trasportare armi o altro materiale vietato.
I valichi di Jarinje e di Brnjak, lo ricordiamo, sono al centro della tensione tra Belgrado e Pristina da quando le autorità kosovare vi hanno dispiegato lunedì sera delle unità speciali di polizia per far rispettare l’embargo commerciale di prodotti serbi, suscitando l’ira dei serbi del nord del Kosovo, maggioritari nell’area. Pristina ha annunciato mercoledì il ritiro dei suoi poliziotti dai due posti di frontiera, lasciando tuttavia una situazione confusa sul terreno di cui hanno approfittato con tutta evidenza i serbi che mercoledì hanno appiccato l’incendio a Jarinje. La scorsa notte però è stato aggredito e ferito gravemente un ragazzo serbo nell’enclave di Strpce, al confine con la Macedonia. Secondo Belgrado si è trattato di una rappresaglia per i fatti di Jarinje. Un ulteriore segnale poco tranquillizzante visto che l’enclave serba di Strpce (zona montagnosa ed ex centro sciistico) è tradizionalmente fra le aree più tranquille del Kosovo. Ma, fatto ancor più preoccupante, si è scoperto che parte degli assalitori di Jarinje sono arrivati nell’area in pullman da Belgrado. Sono gruppi di “ultrà” e membri dei gruppi dell’estrema destra ultranazionalista “1389” e “Guardia del re Lazar” che hanno dato man forte ai giovani di Mitrovica durante l’assalto.
Sul versante politico con 89 voti a favore e 9 contro, l’assemblea del Kosovo ha adottato una risoluzione che «sostiene il diritto costituzionale delle istituzioni del Kosovo a esercitare il pieno controllo su tutto il territorio» e quindi anche sul Nord del Paese. Il documento sottolinea il diritto a che siano rispettati «gli accordi di reciprocità con la Serbia in tutti gli uffici doganali» e invita la comunità internazionale «a sostenere le istituzioni del Paese per ristabilire l’ordine in tutto il territorio del Kosovo». L’assemblea ha anche invitato tutti i cittadini kosovari a mantenere «la pace, l’ordine costituzionale e di diritto in tutto il Kosovo». Quanto successo nel nord del Kosovo «dimostra che il fantasma della Grande Serbia rappresenta ancora un pericolo per la pace e la stabilità della regione»: è quanto ha affermato invece il premier albanese Sali Berisha. Commentando gli attacchi violenti di ieri da parte di gruppi estremisti serbi al confine tra Serbia e Kosovo, Berisha ha parlato di «pericolose provocazioni» e di «atti criminali ispirati, sostenuti e finanziati da gruppi ultranazionalisti di Belgrado».
Il governo di Tirana ha dato pieno appoggio alle autorità del Kosovo, alla Kfor e alla presenza internazionale «nella loro azione per garantire l’ordine costituzionale e l’integrità territoriale della Repubblica del Kosovo». «Siamo convinti – ha aggiunto – che chiunque tenti di opporsi avrà quello che si merita». Il premier albanese ritiene che la decisione di Pristina di impedire l’importazione di merci serbe sia giusta, e sia «una decisione basata sul principio di reciprocità, imposta dall’embargo della Serbia sui prodotti kosovari in vigore da molti anni».