Sono partito che avevo 8 anni.
Mio padre era un finanziare sardo che lavorava all’arsenale di Pola. Mia madre invece era nata a Pisino.
Ci siamo imbarcati sulla Nave Toscana, che ci ha portati a Venezia.
Abbiamo dormito nella Caserma Nazario Sauro.
Dopo poche settimane siamo partiti per la Sardegna perché un giovane prete cercava di costruire una nuova Pola in una piccola città incompiuta, che si chiamava Fertilia.
Abbiamo vissuto per un periodo ad Alghero, nel vecchio ospedale, fino a che sono state completate le prime case a Fertilia e pian piano abbiamo ricostruito una vita.
Non sono mai più tornato nella terra dove sono nato. Non avevo ragioni per farlo. Avevo cancellato i ricordi. La mia casa era a Fertilia, anche se il mio lavoro mi ha portato spesso in giro per l’Italia.
Ma due anni fa, grazie a mio figlio Federico e a Mauro, ho deciso che era arrivato il momento di tornare in quella terra dove ero nato.
Siamo partiti da Alghero con la mia barca, KLIZIA. Una barca in legno, come quella che avevano usato i pescatori istriani che sono arrivati da Chioggia nel 1948.
Abbiamo navigato per due mesi e mezzo, attraversando 800 miglia di mare.
Per me è stato un viaggio difficile durante il quale nella mia mente rivedevo le immagini della mia infanzia. Pensavo alla gioventù vissuta a Fertilia, dove quando siamo arrivati non c’era niente, ma noi eravamo felici.
Non sapevo cosa avrei trovato al mio arrivo a Pola. Ma quando ho visto l’Arena e l’Arsenale in cui lavorava mio padre, mi sono emozionato.
All’arrivo ho trovato i miei nipoti, EGEA, Marisa e tante persone che sono venute ad accoglierci.
Per la prima volta, dopo 77 anni, ho messo piede sulla stessa banchina da cui ero partito bambino con la mia famiglia. Ora, un po’ meno giovane, sono tornato con mio figlio e i miei nipoti.
Ho chiuso un cerchio che era rimasto aperto per troppo tempo.
Spero che questo viaggio sia di insegnamento per i giovani.
Ciò che il passato ha diviso, con tanta sofferenza, noi dobbiamo riunirlo per chi verrà dopo di noi.
Seguendo l’esempio che Lei, Presidente Mattarella, ci ha dato alla Foiba di Basovizza, in quella immagine che rimarrà un simbolo per tutti noi.
Giulio Marongiu
Esule da Pola