Presidente della Repubblica,
Autorità civili, militari, diplomatiche e religiose,
Gentili signori e signore,
Amici dell’Istria, Fiume e Dalmazia,
«Auspico, in questo spirito, che la Giornata del 10 febbraio, ispirata a sentimenti di riconciliazione e di dialogo, lasci un’impronta nella coscienza di tutti noi: italiani, europei, cittadini di un mondo che solo una rinnovata unità di ideali e di intenti democratici potrà rendere veramente migliore». Queste sono le attualissime parole del Presidente Ciampi contenute nella sua dichiarazione del 9 febbraio 2005, durante laprima celebrazione del Giorno del Ricordo. Sono, infatti, trascorsi quattro lustri da quella cerimonia e la scelta politica allora con abnegazione compiuta, ha consentito di interrompere un lungo e sofferente periodo di oblio, permettendo di salvaguardare la memoria del confine orientale e ricucirne la distanza con il resto della comunità nazionale.
L’associazionismo degli esuli è ben consapevole che quelle decisioni e quella legge hanno permesso di vivere oggi in un contesto culturale radicalmente mutato, dove la frontiera adriatica non è più un argomento interdetto, ma è entrato a far parte del patrimonio collettivo comune.
Il 2025 si presenta ricco di anniversari “tondi”: 1915, l’Italia entra in guerra un anno dopo le altre potenze con il precipuo scopo di completare il Risorgimento attraverso la redenzione – così si usava dire allora – di Trento e Trieste, la Venezia Giulia, il Quarnero e la Dalmazia; 1945, mentre la Penisola festeggiava la liberazione, a Trieste entravano i partigiani titini, che portarono un’altra liberazione – per citare l’efficace titolo di un recente pamphlet – intrisa di sangue e morte; 1975, firma del Trattato di Osimo che granitica tragicamente i confini tra l’Italia e l’allora Jugoslavia. Mentre questo da poco cominciato è l’anno delle due “Gorizia” – quella italiana e quella slovena, sorta dopo il 1948 –, che proprio due giorni fa si sono idealmente riunite nella comune designazione a Capitale europea della Cultura: una piazza ha sostituito un nefasto muro.
Se molto è stato fatto, altrettanto abbiamo il compito di prefiggere per il futuro: pur nella consapevolezza della distanza temporale e delle criticità economiche, non si può non ricordare come rimanga sempre aperto il delicato tema dei beni abbandonati, con cui si sono illegittimamente pagati i debiti di guerra, tra l’incuria dello Stato italiano, responsabilità jugoslave e mancata tutela a livello comunitario. Con la rivalutazione odierna la cifra è enorme, ma altri Stati hanno definito vertenze attraverso strumenti tecnici e giuridici.
Connesso è il tema della costituzione di una Fondazione, collegata alla definizione degli accordi allora stipulati con la Repubblica Socialista Federale di Tito, con cui perpetuare l’azione in difesa dei diritti e delle aspirazioni sociali e culturali della gente giuliano-dalmata. È una questione ricorrente, complessa e da definire nel rispetto di tutti gli equilibri; sarebbe nodale darvi slancio, anche attraverso il Tavolo di Coordinamento Governo-Esuli da tempo non convocato, che sarebbe utile anche per sciogliere problemi anagrafici che purtroppo ancora ricorrono.
Parallelamente vi sono ricompense morali per la dignità dimostrata: rimane sempre aperta la questione di un riconoscimento per il sacrificio che ha dovuto subire Zara, seconda in Europa solo a Dresda per la distruzione subita dai bombardamenti. In attesa del meritorio Museo del Ricordo approvato di recente dall’Esecutivo per il tramite del Ministero della Cultura, ad ottobre si intende inaugurare – e sarebbe un enorme onore con la presenza del Presidente della Repubblica – una mostra sul confine orientale al Vittoriano: inutile sottolinearne il forte valore simbolico.
Altrettanto sarebbe un segnale forte da parte delle Istituzioni riuscire a ricordare la figura di Geppino Micheletti: il medico che, domenica 18 agosto 1946, pur avendo perduto i figli nell’esplosione, continuò incessantemente a curare i feriti della strage di Vergarolla. Insignito nel 1947 della medaglia d’argento al valor civile, rimane un esempio di silenzioso ed umanissimo eroismo.
Sentiamo ancora forte – lo si accennava in precedenza – l’eco dell’inaugurazione della Capitale congiunta tra Nova Gorica e Gorizia, un evento epocale ed inimmaginabile fino ad un ventennio fa: se è vero che l’enorme scritta TITO che campeggia in terra slovena non può essere rimossa, in quanto posta da un privato su una proprietà privata, altrettanto noi sappiamo che si possono prevedere strumenti giuridici utili per limitare questi inneggiamenti, il cui scopo è offendere e provocare. Siamo ben consapevoli come non sia affatto semplice, ma ciò non ci esime dal non criticarlo.
Ricordare significa prima di tutto preservare la memoria: c’è un patrimonio culturale collettivo venuto via con gli italiani alla fine del secondo conflitto mondiale che deve essere custodito e tutelato. Esistono tante realtà a Trieste, Venezia, Roma, ma non solo, e devono essere sostenute, in quanto sono veicolo fondamentale per la conservazione di quel passato e di quella storia collettiva.
Sappiamo che ci sarà una visita istituzionale della Presidenza della Repubblica a Capodistria il prossimo autunno: anche cogliendo gli stimoli dell’Esecutivo volti a valorizzare i rapporti con le Comunità degli Italiani, ovviamente si darà disponibilità per una collaborazione fattiva.
Non a caso, particolarmente proficua è la collaborazione col Ministero degli Esteri: grazie al professor de Vergottini da tempo si è impegnati a progettare una mappatura dei luoghi di esecuzione delle vittime civili delle foibe finalizzata alla apposizione di targhe ricordo. Ai famigliari delle vittime non viene riconosciuta la possibilità di una presenza e di un atto di umana pietà. Similmente, bisogna insistere con forza sull’applicazione dell’accordo Dini-Granic sul bilinguismo in Croazia.
Grazie alle recenti modifiche normative, la sinergia con il Ministero dell’Istruzione si è ulteriormente consolidata: a fianco dell’instancabile aggiornamento del corpo insegnante sulle tematiche di nostro interesse, saranno previsti Viaggi del Ricordo per gli studenti, così da favorire la conoscenza diretta di quelle terre.
Parallelamente con il Ministero dell’Università verranno banditi concorsi volti agli studenti per progettare allestimenti con cui promuovere il ricordo nei venti capoluogo di Regione.
Il tutto, signor Presidente della Repubblica, avendo ben chiaro il suo messaggio per cui è necessario «compiere una scelta tra fare di quelle sofferenze patite l’unico oggetto dei nostri pensieri, coltivando sentimenti di rancore, oppure al contrario farne patrimonio comune nel ricordo e nel rispetto, sviluppando collaborazione e condivisione del futuro».
Davide Rossi
Vicepresidente della Federazione delle Associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati