Scritto da Etleboro Italia, 17/11/10
BANJA LUKA – Mentre continuano ad avanzare le iniziative dei Paesi europei nei Balcani, volti ad affermare la loro presenza come principali sostenitori della loro integrazione in Europa, l’Italia è sempre più indecisa e sembra fare passi indietro. Le grandi parole degli incontri e delle conferenze si sono ridotte a pochi e vuoti progetti, che girano nelle mani del solito gruppo di burocrati e funzionari. Agli imprenditori resta ben poco, solo le briciole dei grandi capitali che si preparavano ad essere investiti, e sostanzialmente servono solo a fare numero all’interno delle campagne di grandi gruppi di interesse. L’unificazione e la protezione degli investimenti delle aziende italiane nei Balcani sono i cavalli di battaglia di una grande associazione imprenditoriale che, dopo aver portato gli italiani in Romania, guardano alla Serbia come nuova terra in cui poter avere nuovi fondi da parte dei Governi locali. Alla fine si è sempre alla caccia di agevolazioni e fondi di sviluppo, per poi rilanciare non appena la situazione diventa “incerta”: altro giro e altra cosa.
Dall’altra parte vi è l’esercito delle associazioni e delle ONG che hanno avuto moltissimo dallo Stato italiano senza dare nulla in cambio. Questo lo sa bene il Ministro Frattini, così come i funzionari della Cooperazione Italiana, che in questi anni di “missioni di pace nei Balcani” hanno attribuito fondi e progetti sempre allo stesso gruppo di persone. Al Dott. Francesco Forte della Cooperazione Italiana abbiamo rivolto più volte le nostre domande sul progetto del Seenet2 e sulle gravi lacune di informazione, ricevendo come risposta «ha ragione ma non posso darle i documenti». Di qui una serie di cavilli, la privacy, le leggi e il labirinto della pubblica amministrazione, per coprire le varie associazioni che hanno fatto delle attività umanitarie un business, divenendo delle S.p.a. per la pace “con i soldi degli italiani”. Questa è l’Italia che danneggia e rovina chi cerca invece di spingere in prima in linea il Paese e la sua economia: nascondersi dietro una scrivania, chiudere i telefoni e non rispondere alle richieste, fa dei nostri burocrati una vera vergogna.
Siamo pronti ad andare avanti, ad ogni costo, pur di vedere i documenti dei famosi 47 progetti per i Balcani, i conti e i prospetti di spesa, ammesso che esistano davvero, ovviamente. Non basteranno i vostri tecnicismi e grandi strutture amministrative a nascondere il deserto che si cela dietro questi vecchi carrozzoni. Spendiamo 500 mila euro per regalare 100: questo interessante algoritmo la chiamano integrazione. Il fatto è che Paesi come la Bosnia o l’Albania si accontentano, accettano comunque, ben sapendo che saranno altri a fare la differenza a suon di dollari e decideranno poi su appalti, concessioni e Governi. Le Ong che giungono in questi Paesi con “biscotti, sorrisi e solidarietà”, regalano false emozioni a questi popoli che – nell’immaginario collettivo degli italiani – “erano incapaci di intendere e di volere, e grazie a queste merendine e queste targhette hanno ritrovato la luce interiore, sotto forma del dono dell’Europa”. A quanta falsità ed ipocrisia dobbiamo assistere ogni giorno, per vedere su qualche sitoweb qualche “bottega” o qualche “centro sociale” aperto in nome del Governo italiano , per lustrare i nomi di piccoli politici o dare un’immagine di facciata di grande amicizia tra i Balcani e l’Italia. Nel 2010 ci raccontiamo ancora queste favole, nell’illusione che questa sia integrazione.
Al Dott. Forte, della Cooperazione Italiana, vogliamo dire che, negando la consegna del progetto che consegna 11 milioni di euro ad un manipolo di ONG, fa un grande errore, perché i Balcani sono una terra strana. La mancanza di controllo crea situazioni imprevedibili, per cui lo stesso Stato italiano potrebbe pagarne le conseguenze, sia in termini politici che economici, con un grave danno per la nostra immagine all’estero. La legge sulla trasparenza, il diritto all’informazione e il controllo sull’utilizzo dei fondi pubblici sono limiti ed obblighi che le stesse istituzioni italiane hanno creato, ed oggi rinnegate in nome della privacy della pubblica amministrazione. Che strano Paese è il nostro. Tutti danno la colpa ai politici, e poi noi stessi siamo prigionieri dei Burocrati. Per fare girare la macchina burocratica inventano sigle e strutture (orizzontale e verticale!) per poi lasciare briciole alle attività in sé. C’è da chiedersi perché lo Stato finanzia progetti sostanzialmente inesistenti con una struttura amministrativa complessa?Per mantenere la burocrazia ed uno status quo, ma è ovvio. Di conseguenza, tutto questo risulta essere del tutto contrario al concetto dell’informatizzazione, perché si vuole nascondere agli occhi del grande pubblico, per conservare poltrone e cariche. Ci chiediamo come mai sia scomparso quel senso di responsabilità e quel rigido codice di condotta degli uomini di Stato, soprattutto in rispetto dei contribuenti italiani, che sacrificano il frutto del loro lavoro per sostenere il Paese. Non vi è alcun senso di vergogna per questo continuo e costante spreco di denaro.