Nell’assumere la carica di Presidente della Società di Studi Fiumani, in seguito ai deliberati dell’Assemblea del 18 marzo e del Consiglio direttivo del 6 aprile di quest’anno, rivolgo innanzi tutto un fervido saluto al Presidente uscente Amleto Ballarini, al quale mi legano, da oltre venticinque anni, una collaborazione e un’amicizia sostanziate da una profonda sintonia di intenti: il suo impegno intelligente e appassionato per la salvaguardia della memoria della Fiume italiana e, nel contempo, per lo sviluppo del dialogo con la Fiume attuale, con la comunità degli italiani rimasti e con le istituzioni della maggioranza croata – impegno concretizzatosi nel corso degli anni in una serie di iniziative culturali di grande rilievo – è stato costantemente da me sostenuto e condiviso come Vicepresidente della Società e come Direttore editoriale di questa rivista. Ciò assicura la continuità dell’attività della nostra Società, che nel prossimo futuro dovrà affrontare compiti ordinari, ma non per questo meno gravosi, e straordinari, che elenco sinteticamente qui di seguito.
La tutela e la valorizzazione del patrimonio dell’Archivio Museo Storico di Fiume a Roma – fondi archivistici, biblioteca, pinacoteca, esposizione museale – costituisce il primo dei nostri compiti ordinari. Il nostro Archivio Museo è riconosciuto, insieme al Museo della civiltà istriano-fiumano-dalmata di Trieste, come istituzione culturale dell’esodo nell’ambito della Legge 82/2004, la cosiddetta “Legge del Ricordo”. Ciò comporta una serie di obblighi, a cominciare da quello di garantire l’apertura della nostra sede al pubblico, ai ricercatori e alle scuole. Per assolvere a quest’obbligo, così come per continuare a promuovere iniziative di informazione storica rivolte alle scuole del Lazio, possiamo contare sulla collaborazione dell’Associazione per la cultura fiumana istriana e dalmata nel Lazio presieduta dal nostro Segretario generale Marino Micich, riconosciuta dalla Regione Lazio e con personalità giuridica. È altresì necessario proseguire ed intensificare il lavoro di catalogazione informatica (sistema SBN), innanzi tutto dell’archivio, in continua crescita per le frequenti donazioni, della biblioteca, che va naturalmente arricchita con nuovi acquisti, e in ultimo, ma non certo per importanza, della pinacoteca, che attende ancora di essere sistemata in via definitiva.
All’obbligo di apertura quotidiana dell’Archivio Museo si aggiunge poi l’impegno nella gestione della Casa del Ricordo di Roma, un impegno assunto dalla nostra Società col Comune di Roma e con il Comitato romano dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, e per assolvere il quale non disponiamo di alcun finanziamento, tranne la concessione della sede da parte del Comune.
Vale la pena di sottolineare che già per assolvere a questi compiti istituzionali essenziali, ma minimali, avremmo bisogno di una stabilità nei finanziamenti, da cui siamo per ora purtroppo ancora lontani e a cui dobbiamo dedicare una costante e faticosa attenzione, sensibilizzando gli enti pubblici preposti. Rammento a tal proposito che il taglio dei fondi avvenuto nel 2014 mise in grave crisi il funzionamento di tutte le attività del nostro sodalizio.
Il secondo pilastro, per così dire, della nostra attività è costituito dall’attività editoriale. La pubblicazione regolare della rivista semestrale Fiume è la testimonianza concreta della continuità storica del nostro sodalizio: fondata a Fiume nel 1923 – ed erede del Bullettino della Società fiumana di Storia patria pubblicato ancora sotto la Duplice Monarchia dal 1910 al 1921 –, come rivista della Società di Studi Fiumani, rinacque in esilio a Roma nel 1952, ancor prima della ricostituzione della Società stessa avvenuta nel 1960. Dal 2000 Fiume reca il sottotitolo Rivista di studi adriatici onde sancire anche nella testata l’ampliamento dell’interesse storiografico del periodico alla più vasta area dell’Adriatico orientale.
Nell’ambito della nostra attività editoriale vanno poi ricordate le collane “Strumenti”, “Sulle tracce della memoria” e “Collana di Studi storici fiumani”. Nella collana “Strumenti” sono apparse di recente due opere di grande rilevanza: I Verbali del Consiglio nazionale Italiano di Fiume e del Consiglio Direttivo 1918-1920, un volume di 571 pagine che raccoglie fonti inedite di fondamentale importanza e fino ad oggi ignorate, curato da Danilo Luigi Massagrande (2014), e lo Stradario di Fiume. Piazze, vie, calli e moli dal Settecento ad oggi, un prezioso lavoro con una ricca iconografia dovuto a Massimo Superina (2015). Entrambe le opere sono state presentate da relatori di primo piano in sedi di prestigio, come la sala ISMA del Senato della Repubblica e l’Accademia d’Ungheria, richiamando un pubblico numeroso.
Ho accennato alle iniziative di informazione storica nelle scuole del Lazio. Il compito di divulgazione storica rivolto alle scuole e alla cittadinanza, non è però, ovviamente, limitato a Roma e al Lazio, ma riguarda tutta l’Italia: abbiamo promosso negli anni scorsi iniziative di questo tipo in diverse città italiane, soprattutto in Umbria (Perugia ed Assisi), e su questa strada dobbiamo proseguire, utilizzando le opportunità offerte dalle celebrazioni della Giornata del Ricordo.
Più in generale, promuovere nelle scuole e nelle Università in Italia, innanzi tutto, e poi in Croazia, in Ungheria e in altri paesi, nonché tra l’opinione pubblica
la conoscenza della storia di Fiume e delle terre dell’Adriatico orientale, dell’Istria e della Dalmazia – una storia di frequente taciuta o ideologicamente stravolta – costituisce per la nostra Società un compito fondamentale.
È all’interno di questa prospettiva che si colloca, e assume il suo pieno significato, il dialogo con la città di origine: intrapreso all’indomani della caduta del muro di Berlino, superando iniziali difficoltà, incomprensioni e resistenze, esso ha conosciuto un continuo e positivo sviluppo. Ne costituiscono la prova alcuni avvenimenti recenti: il conferimento nel 2016 della Targa d’oro della città di Fiume-Rijeka ad Amleto Ballarini, Presidente della nostra Società ed esule, motivato ufficialmente dal “pluriennale significativo impegno nella promozione del dialogo intrapreso a Fiume e per l’immagine della città”, e il tradizionale incontro della nostra delegazione con la Municipalità di Fiume in occasione della festività del patrono della città San Vito il 15 giugno di quest’anno, nel corso del quale il sindaco Vojko Obersnel ha indicato nella Società di Studi Fiumani uno dei partner importanti nelle future iniziative legate a Fiume capitale europea della cultura nel 2020.
Perché Fiume capitale europea della cultura? È del tutto evidente che la risposta a questa domanda sta nella secolare tradizione pluriculturale della città liburnica. Proprio questa tradizione, dopo l’esodo massiccio dei fiumani nel secondo dopoguerra e la successiva riscrittura orwelliana della storia della città nel periodo del totalitarismo, si cercò in tutti i modi di occultare, se non addirittura di azzerare, e proprio questa tradizione oggi deve essere invece sempre più recuperata e valorizzata. In questa direzione l’attuale Municipalità di Fiume ha compiuto importanti passi avanti, di cui il recente ripristino dell’aquila sulla Torre civica, lo stemma concesso alla città dall’imperatore Leopoldo I nel 1659, costituisce un ultimo importante segno. Si tratta comunque di un recupero che deve percorrere ancora molta strada: la Fiume attuale è una città rigorosamente monolingue e, nonostante la meritoria e intelligente attività della locale Comunità degli Italiani che opera efficacemente per salvaguardare l’identità di carattere italiano della città, di bilinguismo non c’è traccia in nessun ambito. La toponomastica cittadina continua a registrare clamorose assenze soprattutto di personalità fiumane italiane, come ho documentato in un articolo comparso sul numero 7 del maggio di quest’anno della bella rivista bilingue italiano-croata Minoranze/Manjine diretta da Silvije Tomaševi?: basti pensare che nessuna via o piazza è ancora dedicata a Michele Maylender, fondatore nel 1896 dell’Associazione autonoma fiumana, più volte podestà della città e raffinato intellettuale, autore di una monumentale Storia delle Accademie italiane. E ancora: la Scuola media superiore italiana di Fiume non andrebbe forse intitolata, come parrebbe logico, a qualche personalità fiumana italiana (Maylender appunto o Giovanni Kobler: ma c’è solo l’imbarazzo della scelta), uscendo dall’attuale “anonimato”? E, dopo lo stemma, non andrebbe recuperato anche il vessillo cittadino, il tricolore a bande orizzontali i cui colori – rosso carminio, giallo-oro e blu oltremare – dallo stemma derivano?
Si potrebbe continuare, ma basti qui ribadire che su questo fondamentale obbiettivo, il recupero della tradizione pluriculturale di Fiume, continueremo a lavorare, corrispondendo alla disponibilità dell’attuale Municipalità della città. Per quel che ci compete, promuoveremo una serie di iniziative culturali, cercando la collaborazione della Comunità degli Italiani di Fiume, del Dipartimento di italianistica dell’Università di Fiume, delle istituzioni culturali croate – in particolare il Museo Civico (Muzej Grada Rijeke), con possibile scambio/prestito di quadri e cimeli, la Biblioteca Scientifica Universitaria (Nau?na Sveu?ilišna Biblioteka) e l’Archivio di Stato di Fiume (Državni Arhiv u Rijeci), che custodisce, tra l’altro, importanti documenti di esuli – e anche delle istituzioni culturali ungheresi, a cominciare dall’Accademia d’Ungheria di Roma.
Abbiamo in cantiere, in particolare, alcune nuove iniziative che elenco qui di seguito e che dovranno essere naturalmente realizzate nei prossimi anni con la collaborazione, da determinare volta per volta, delle varie istituzioni menzionate:
È questo il programma su cui la Società di Studi Fiumani dovrà lavorare nei prossimi quattro anni. Confidiamo di poter realizzare i nostri obiettivi, contando sull’aiuto e sull’appoggio degli enti pubblici, dei nostri soci, dei nostri amici e di tutti coloro che condividono il nostro impegno scientifico – che è anche nello stesso tempo impegno etico – contro la violenza dell’oblio e le deformazioni ideologiche della nostra storia.
Prof. Giovanni Stelli
Presidente della Società di Studi Fiumani