Rai Cultura, che ha collaborato alla realizzazione del docufilm “Rotta 230° Ritorno alla terra dei padri”, ha comunicato che verrà trasmesso da Rai Storia in prima visione martedì 22 ottobre alle ore 21:10 (e sarà quindi in seguito visibile sulla piattaforma Rai Play).
Presentato in anteprima alla 81ª Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, il docufilm, realizzato da Time Multimedia grazie anche al contributo dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, del Centro di Documentazione Multimediale della cultura giuliana, istriana, fiumana e dalmata e della Federazione delle Associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati, ripercorre in senso inverso la rotta solcata, nella primavera del 1948, da 13 pescherecci con a bordo 53 famiglie di esuli istriani che, dopo aver dovuto abbandonare la terra in cui erano nati, dopo 20 giorni e 20 notti di navigazione lungo le coste della nostra penisola, raggiunsero Fertilia, una piccola città di fondazione incompiuta sorta vicino ad Alghero in Sardegna, facendo germogliare il seme di una nuova vita. Un incontro tra una città senza abitanti ed una comunità senza più una casa.
Il protagonista del racconto è proprio Giulio Morongiu, che, dopo un lungo viaggio a bordo della sua imbarcazione, ha rivisto per la prima volta la città di Pola abbandonata da bambino, navigando con un equipaggio formato tra gli altri dal figlio Federico e Mauro Manca, fondatori dell’Ecomuseo Egea, Giuseppe Bellu, e Federica Picone, che ha interpretato la Sirena ispiratrice che lo ha condotto nel suo ritorno alla terra natia. Il film è stato scritto da Mario Audino e Igor Biddau, e la voce narrante è quella di Roberto Pedicini, uno dei migliori doppiatori italiani, mentre Alina Person ha dato voce alla Sirena. Le musiche del film sono state create appositamente dal Maestro Pinuccio Pirazzoli, con la performance esclusiva di Isabella Adriani.
La testata online del terzo settore Vita ha dedicato al progetto Ritorno alla Terra dei Padri e al docufilm un articolo di Luigi Alfonso:
Da Fertilia a Pola in barca: 800 miglia per ricostruire la memoria
L’Italia, nel 1946, era in buona parte ancora da ricostruire. Non solo gli edifici distrutti dalle bombe ma anche gli animi dilaniati dalla Seconda guerra mondiale. C’è, tuttavia, una storia nella storia che non è mai stata raccontata abbastanza: il dramma vissuto dalle popolazioni di Dalmazia, Istria e Fiume, che il dittatore jugoslavo Tito aveva voluto annettere strappandole all’Italia. Quei 350mila che vollero restare italiani, dovettero fare una scelta: chiedere ospitalità in uno dei 109 campi profughi sparsi per la penisola oppure recarsi all’estero, in Paesi lontanissimi come Australia, Canada e Stati Uniti. Per 600 di loro, però, ci fu un’alternativa: spostarsi in Sardegna per ripopolare Fertilia, una delle località fondate nel periodo fascista, che dopo la guerra si era quasi del tutto svuotata. Proprio da Fertilia è nato il viaggio per ricostruire la memoria storica e rileggere la tragedia dell’esodo giuliano-dalmata.
Dopo 77 anni, l’imbarcazione Klizia un anno fa è partita per una traversata di 800 miglia, con quattro persone fisse a bordo e altre che si sono avvicendate lungo un percorso fatto di 30 tappe via mare. L’equipaggio era simbolicamente guidato da Giulio Marongiu, la cui famiglia è proprietaria di questa barca che ha varcato di nuovo il Tirreno e l’Adriatico. Il viaggio è raccontato nel docufilm “Rotta 230° – Ritorno alla terra dei padri”, per la regia di Igor Biddau, prodotto da Gianluca Vania Pirazzoli per Time Multimedia, che Rai Cultura proporrà martedì 22 ottobre alle 21.10 in prima visione su Rai Storia, a 70 anni dalla data (26 ottobre 1954) in cui Trieste tornò a essere italiana. […]