Il dialetto rovignese rivive in un vocabolario

Scritto da «Il Piccolo», 12/03/14
mercoledì 12 marzo 2014

ROVIGNO – Ha colto un po’ alla sprovvista i presenti in sala l’affermazione di Franco Crevatin, Docente di linguistica presso l’Università degli Studi di Trieste che ha definito ideologica e quindi da respingere, la designazione di istroromanzo per l’insieme dialettale dell’Istria meridionale. «Essa – ha spiegato – presuppone l’originaria indipendenza dall’Italia nord orientale di tale insieme, che però l’evidenza smentisce». «E qui c’è stato lo zampino della politica nazionalista – ha aggiunto Crevatin concludendo – che la politica passa mentre la scienza resta». Franco Crevatin originario di Buie è autore della prefazione del Vocabolario italiano–rovignese, presentato al Centro multimediale alla presenza di un pubblico molto numeroso. Nel suo interessantissimo intervento ha praticamente illustrato la carta dialettale dell’Istria partendo dall’epoca romana per arrivare al vernacolo rovignese. Ed ha reso merito a Libero Benussi autore del volume, per il rigore e la metodologia scientifica usati nella stesura. «Di opere come queste in Italia ce ne sono pochissime – ha concluso – per cui i rovignesi possono andar fieri del Vocabolario».
Con la pubblicazione del volume edito dalla Comunità degli Italiani, con il contributo finanziario del ministero degli Esteri, Libero Benussi noto operatore scolastico ora a riposo, vede cosi coronare oltre 20 anni di capillari e minuziose ricerche.

«Ho riportato – spiega – 15.500 vocaboli italiani con il corrispettivo significato rovignese tante volte accostati a sinomini che sono circa 30.000. In più il libro contiene un’ appendice di 2.400 recuperati, non compresi nel Vocabolario precedente di Giovanni e Antonio Pellizzer uscito nel 1992». Sfogliando il vocabolario vediamo che “vigliacco” in rovignese si può dire “cagainbraghe” oltre che “vigliaco”. La tipica parlata rovignese è sempre presente nella creatività letteraria specie poetica e musicale, sta del tutto sparendo invece nella comunicazione giornaliera. Ormai la usano solo pochi anziani, mentre i giovanissimi parlano in istroveneto. La preside della Scuola elementare italiana “Bernardo Parentin”, Gianfranca Suran ci spiega che in classe si tengono dei corsi di dialetto ben frequentati e che comunque i ragazzi sono in grado di produrre canzoncine e scenette di vita quotidiana usando appunto l’idioma dei nonni. (p.r.)