Può essere liberamente consultato online ovvero scaricato in formato PDF il numero 3/2024 di “Coordinamento Adriatico. Trimestrale di cultura e informazione”, testata di Coordinamento Adriatico APS:
https://www.coordinamentoadriatico.it/wp-content/uploads/2024/09/CA-03-2024.pdf
L’apertura del bollettino è affidata al Presidente di CA, Prof. Avv. Giuseppe de Vergottini, il quale traccia un bilancio della sua esperienza come Presidente della Federazione delle Associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati.
I retaggi dell’esodo.
Passato, presente e futuro
L’esodo ha costituito essenzialmente una scelta di appartenenza nazionale e di libertà. Desidero rammentarlo ai lettori, anche e necessariamente non appartenenti alla diaspora delle genti dell’Adriatico orientale. Nel 1945 l’occupazione jugoslava mise infatti a repentaglio quei valori che gli italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia, avevano conservato e tramandato, custodendo la propria personalità caratteriale e culturale anche nel difficile reinserimento italiano dopo la disfatta esito del secondo conflitto mondiale.
Nel luglio di quest’anno si è riunito il Consiglio della Federazione delle associazioni dell’esodo giuliano-dalmata, FederEsuli, per il rinnovo della carica presidenziale, che ho rivestito in questi anni, impegnandomi nella coerenza di una anamnesi di quegli esponenti della mia famiglia che dimostrarono, in più di una occasione, il profondo rispetto verso il patriottismo democratico italiano. Le associazioni che compongono la Federazione hanno ognuna proprie caratteristiche, che vanno tenute presenti e preservate.
Presiedere la FederEsuli ha richiesto, e richiede pertanto, una gestione collegiale delle attività che tenga conto di tali varie specificità, mantenendo nei confronti delle istituzioni nazionali unitarietà e rappresentatività organica. Oggi le associazioni raffigurano, infatti e soprattutto, una testimonianza storica, una fonte alla quale attingere per ritrovare
la memoria dell’esodo e trasmetterla alle nuove generazioni.
Ma restano aperte questioni che debbono essere sostenute e sviluppate per comprendere le varie sfaccettature del nostro microcosmo. Il primo passo è stato il riconoscimento delle comunità italiane autoctone, quali nostri interlocutori, senza pregiudizi ideologici ed evitando di rispolverare contrapposizioni e responsabilità che ricadevano
sulla prima generazione di esuli e rimasti. Da parte nostra è importante assimilare la comprensione che se non fosse rimasta quella ridotta aliquota della componente italiana nell’Adriatico orientale, oggi resterebbero solo le pietre a testimoniare il retaggio di quelle terre. Il ritorno culturale rafforza le radici negli esuli di seconda e terza generazione e contribuisce a promuovere eventi che ribadiscono l’italianità ma senza rinnovare revanscismi che, nel contesto europeo odierno, non hanno ragione di essere.
Alcuni dei migliori risultati sono giunti sul versante scolastico. Il Tavolo di Lavoro Ministero dell’Istruzione – Associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati ha lavorato in maniera egregia durante ogni legislatura e con qualunque maggioranza esprimesse il titolare del dicastero di Viale Trastevere. Docenti che si sono formati in questo ambito hanno fra l’altro scritto pubblicazioni didattiche e hanno realizzato i quaderni operativi che, con un approccio multimediale, conciliano le linee guida con l’esperienza immersiva di «M9 – Museo del ‘900», che sta dedicando sempre più attenzione alla nostra storia.
Fra i non pochi propositi presentemente in corso di attuazione, merita di essere evidenziato l’allestimento presso il Vittoriano della Mostra temporanea articolata nelle due grandi aree tematiche congiunte delle foibe e dell’esodo, affiancate da diversi contenuti soggetti di approfondimento. Un contesto di rappresentazione iconologica e di approfondimento storico plurimediale, questo, verso cui la Federazione si è a lungo sollecitata e che dovrebbe andare a buon fine prima del prossimo 10 febbraio.
I sondaggi dimostrano che la conoscenza si è allargata, guardando alla prospettiva futura dove è importante definire l’identità degli esuli di ultima generazione, ribadire il rapporto con i connazionali di oltre Adriatico e contestualizzare foibe ed esodo come fenomeni di rilevanza europea.
Con Slovenia e Croazia c’è stato, passo dopo passo, il riconoscimento delle reciproche sofferenze, nell’epoca degli opposti nazionalismi e dei totalitarismi, ed emerge la consapevolezza che il titoismo ha arrecato lutti e oppressione per tutte le comunità nazionali della Venezia Giulia. L’identificazione e l’adeguata segnalazione dei luoghi di sepoltura delle
stragi titine è un percorso che riguarda anche i tanti deportati e sequestrati italiani mai più tornati a Trieste, Gorizia, Fiume, Zara e in Istria. La Federazione auspicherà sempre di essere pienamente coinvolta nelle ricerche in Slovenia e
Croazia per potere ottenere risultati importanti come sono stati il recupero e l’identificazione dei resti di Riccardo Gigante, delle altre vittime della fossa comune di Castua, e dei fucilati di Ossero. I rapporti di buon vicinato hanno portato alla condivisione di politiche destinate alla sicurezza e alla lotta all’immigrazione clandestina. Molti auspicano che si giunga a riaprire il fascicolo del Trattato di Osimo, in cui l’onere del risarcimento dei beni abbandonati, nella ex Zona B, ricade su Lubiana e Zagabria in quanto stati successori della Jugoslavia.
La mappatura e la segnalazione con apposita cartellonistica plurilingue delle foibe e delle sepolture permane quale uno degli obiettivi a breve termine che la Federazione si è poste e sui cui sta al presente lavorando. In vari contesti
locali la comunità italiana è perfettamente integrata nel tessuto sociale e istituzionale cittadino e la storia della frattura rappresentata dall’esodo è conosciuta.
Ricordare visivamente i luoghi delle sepolture dei civili è un obiettivo in linea con valori di civiltà europea, ma soprattutto un dovere cristiano e secolare che dovrebbe essere sentito dalla componente croata e slovena del territorio. Tanto più, è non secondario sottolinearlo, che furono anche sloveni e croati a venire coinvolti nell’esodo, preferendo optare per la cittadinanza italiana, piuttosto che assistere al consolidarsi della dittatura di Tito.
Giuseppe de Vergottini