I beni “dimenticati”

Scritto da «Il Messaggero Veneto»
lunedì 16 novembre 2009
Già nel gennaio di quest’anno una lista dei beni liberi nella parte croata del territorio dell’ex Zona B, in Istria, era stata inviata alla Farnesina dall’Unione degli istriani. L’entità è davvero corposa, posto che si tratta di circa 1.411 tra edifici e costruzioni, che possono essere restituiti ai proprietari, situati nei comuni di Buie, Cittanova, Grisignana, Umago e Verteneglio. Ben 487 risultano le proprietà ancora libere nel Comune di Buie (Buie, Collalto, Castelvenere, Momiano, Carsette, Cuccibreg, Merischie e Tribano), 115 nel Comune di Cittanova (Cittanova, Businia, Daila e villaggi limitrofi), 375 nel Comune di Grisignana (Grisignana, Piemonte, Terre Bianche, Losari, Villa Gardossi, Vergnacco Cuberton, Castagna, Ceppi, Sterna, Villamorosa e villaggi limitrofi), 336 nel Comune di Umago (Petrovia, Villania, San Lorenzo, Madonna del Carso, Zambrattia, San Giovanni della Cornetta, Salvore) e 98 nel Comune di Verteneglio (Veretneglio, Carigador, Radini, Fiorini e Villanova del Quieto).
«Si tratta di proprietà libere e immediatamente restituibili ai legittimi proprietari – spiega il presidente dell’Unione degli istriani, Massimiliano Lacota – che insistono nel territorio ora croato dell’ex zona B, cui si riferisce il decaduto Accordo di Roma del 1983, da considerarsi decaduto in quanto ripetutamente violato dalla Jugoslavia e dagli Stati successori». Secondo Lacota, «questa è l’unica premessa seria per dimostrare l’autentica volontà del Governo italiano e di quello croato di voler iniziare un profondo processo di pacificazione, che non può non transitare attraverso la riparazione, nella massima misura possibile, degli esiti delle nazionalizzazioni dei beni». Il primo punto dei colloqui istituzionali (con il capo dello Stato Stipe Mesic, il primo ministro Ivo Sanader e il capo della diplomazia Gordan Jandrokovic) è il cammino di Zagabria verso l’Ue, che vede l’Italia in prima fila tra i sostenitori. Ma è ovvio che quell’«atto ufficiale di riconciliazione storica» tra Italia, Croazia e Slovenia sulla memoria drammatica delle foibe, rilanciato di recente proprio da Mesic, sarà l’altro piatto forte delle discussioni.
Proprio da parte di Mesic sono state sollevate problematiche di natura politica. Roma, invece, al di là del colore dei governi, lavora da anni per la riconciliazione anche simbolica dei popoli, da sempre sottolineando come le vittime non abbiano «colore politico». A Zagabria si è già ragionato del problema degli esuli, costretti ad abbandonare le loro terre di origine dopo il secondo conflitto mondiale: «Dobbiamo parlare di una riconciliazione umana e politica, ma senza dimenticare il loro diritto all’indennizzo». Tuttavia sembra che questa prospettiva non abbia sino ad ora condotto alle giuste conclusioni. Si auspica che in questo senso si possa cominciare a discutere seriamente, perlomeno per ciò che concerne quelle proprietà ancora libere, per poi passere alle altre. Al di là di tante parole e strette di mano, sarebbe necessario, da parte del governo croato, un segnale forte in questo senso.