«Gli italiani che scelsero Tito» – la storia scritta da Luigi Lusenti

Scritto da «La Voce del Popolo», 26/06/09

È appena apparsa in Italia una nuova opera di memorialistica e storia dello scrittore milanese Luigi Lusenti: Una storia silenziosa – Gli italiani che scelsero Tito (Edizioni Comedit, 2009). Il libro, che penetra nei risvolti della storia di Fiume e dell’Istria degli ultimi sessant’anni, evidenziando le vicende, anche dolorose ma in Italia poco note, degli italiani rimasti in queste terre, conservando con grandi sacrifici la propria identità culturale e nazionale, è stato presentato al pubblico del capoluogo del Quarnero il 26 giugno, alle ore 18.30. La presentazione, presente l’autore ed alcuni protagonisti degli episodi narrati, fra questi Gino Kmet e Silverio Cossetto che subirono le sofferenze di Goli Otok, ha avuto luogo nel Salone delle Feste di Palazzo Modello, organizzatrice la Comunità degli Italiani. A presentare Luigi Lusenti e la sua nuova opera è stato lo scrittore Giacomo Scotti. Nei vari capitoli attraverso i quali si snodano le storie personali e collettive della vicenda narrata da Luigi Lusenti, s’incontrano personaggi ben noti soprattutto ai fiumani, alcuni dei quali nella veste di testimoni narranti delle vicende degli italiani “rimasti”; fra le storie narrate risaltano la strage di Pothum, quella delle foibe, le odissee dell’Isola Calva, le vicissitudini dell’esodo ed altre che coinvolsero anche alcuni dei protagonisti del “controesodo”. Tutto sommato, la manifestazione del 26 giugno sarà l’occasione per ricordare un recente passato e riflettere sulle condizioni del presente.

«Questa è una storia silenziosa. Molti dei protagonisti vivono ancora ma continuano a tacere – spiega l’autore –. Sono stati, e alcuni sono rimasti, comunisti. Un amore deluso, una passione che il tempo e le vicende umane hanno reso sterile ma che, a distanza di anni, resiste nei loro cuori delicata e bruciante come una fiamma di gioventù. Si svolge a Fiume, in Istria e nel Quarnero, ma anche a Zagabria e a Belgrado e in tanti posti della Jugoslavia di Tito. Sono passati parecchi anni e ho voluto provare a ricostruirla guardando in faccia le persone, impossessandomi più delle emozioni che dei fatti. Ne é uscito un lungo viaggio a cavallo fra il passato e il presente, del quale alla fine mi sono sentito attore come gli altri.

Ho incontrato persone, letto libri, consultato documenti, sfogliato giornali e, con Elliot, posso dire che, assieme, “alla fine della nostra esplorazione arriveremo là da dove siamo partiti. E conosceremo quel posto per la prima volta”. “Dedico queste pagine alle persone che vi sono raccontate. In tempi lontani fecero scelte difficili. Cercarono di dare un contributo all‘ideale socialista, con sincerità e profondamente convinte di fare bene. Subirono, dagli stessi uomini in cui avevano creduto, una violenta repressione, la loro stessa vita fu per sempre sconvolta. Ma non hanno mai abdicato all‘idea di libertà che continua ad animarli. Non ho scritto un libro, ho imparato una lezione di vita», scrive Lusenti.
Gianluigi Falabrino, nella prefazione spiega: «Siamo in presenza di un libro di memorie, di giudizi e anche di storia, sebbene Luigi Lusenti, l’autore, si dichiari impari al compito di storico.

Ma è certamente un libro complesso, che si svolge lungo diversi filoni, che s’incrociano più volte e che, nell’insieme, finiscono per costituire uno dei più seri contributi alla conoscenza delle vicende della Venezia Giulia, del Quarnero (Fiume) e della Dalmazia, dal 1918 al 1954, anno della definitiva spartizione del Territorio libero di Trieste e del ritorno della città giuliana all’Italia (ma anche dell’annessione alla Jugoslavia della cosiddetta Zona B, da Isola d’Istria a Cittanova, dopo che già il Trattato di pace del 1947 aveva assegnato alla repubblica di Tito Zara, Fiume, quasi tutta l’Istria, l’altipiano carsico e l’oltre Isonzo)». «Ogni sua pagina, devo dirlo subito, lascia il segno – sostiene Giacomo Scotti nella postfazione –. Poche volte lo scrittore racconta la propria ‘verità’, quasi sempre lascia la parola ai testimoni, ai protagonisti, ad altri autori. Ed anche quando quello che dicono i protagonisti non è tutta la verità oppure è una verità dettata dalle emozioni, sminuita o esagerata da una certa mitologia, dal sentimento o dalla posizione da essi protagonisti avuta negli eventi narrati, non ci lascia indifferenti. Il libro di Lusenti condensa decine di libri.»

Luigi Lusenti (Milano, 1953) ha curato il libro Carovana per la Pace (Edizioni Arci, 1992), Balcani ’95 (Edizioni Est/Ovest, 1996), Eravamo in tanti (Edizioni ComEdit 2000, 2001), Un proletario nella storia (Edizioni ComEdit 2000, 2004). È coautore con Laura Miani di Profughi – Testimonianze dalla ex Jugoslavia (Edizioni ComEdit 2000, 1993). Ha scritto inoltre La Soglia di Gorizia (Edizioni ComEdit 2000, 1998), Vite da cantiere (Edizioni ComEdit 2000, 2005), State lasciando il settore americano (edizioni Comedit 2000, 2004) e Una storia silenziosa (Edizioni Comedit 2000, 2009). (gs)