Lo storico e scienziato croato, Vinicije B. Lupis, uno dei vincitori del Premio della Città di Fiume di quest’anno, analizza in un’intervista il lavoro di ricerca che ha portato alla pubblicazione del volume riconosciuto dal Consiglio cittadino fiumano.
Uno dei personaggi più noti della storia del capoluogo quarnerino è, indubbiamente, Ivan Lupis. Ricordato a livello mondiale quale inventore del siluro insieme a Robert Whitehead, Lupis è stato talvolta al centro di discussioni storiografiche legate alla definizione della sua identità nazionale che, come spesso accade nel caso di importanti figure storiche fiumane, non sempre appariva priva di ambiguità. A dare una spiegazione definitiva alla questione, una volta per tutte, è Vinicije B. Lupis. Nel corso di un’intervista, lo storico, archeologo, archivista e scienziato croato, insignito del Premio annuale della Città di Fiume di quest’anno, ci ha parlato del lavoro di ricerca che ha portato alla pubblicazione, nel 2021, del volume “Ivan Ferdinandov Lupis – izumitelj torpeda” (Ivan Ferdinandov Lupis – inventore del siluro), edito dalla sede fiumana della Matica hrvatska. Il libro è stato riconosciuto dal Consiglio cittadino fiumano “per lo straordinario contributo scientifico allo studio della storia e al rafforzamento dei legami culturali tra le città di Ragusa (Dubrovnik) e Fiume”.
Il diario di Luka Sorko?evi?
Quando inizia a rafforzarsi la relazione tra Fiume e Ragusa?
“La Repubblica di Ragusa, a cavallo tra Seicento e Settecento, ha un rapporto intenso con gli Asburgo, mentre Fiume rappresenta un’importante città postale, nella quale le navi ragusee approdano per consegnare la posta che poi viene distribuita nell’Europa centrale e, in particolare, a Vienna. In quel periodo viene stabilita la rete consolare della Repubblica, che comprende praticamente l’intero continente e viene introdotto il commercio del legno, proveniente, in primis, dal Gorski kotar e dal Velebit. Uno dei miei lavori, intitolato ‘Luka Sorko?evi? i Rijeka’ (Luka Sorko?evi? e Fiume), che reputo un importante contributo allo studio della storia di Fiume del Seicento, è incentrato sul diario diplomatico del compositore e funzionario consolare raguseo Luka Sorko?evi?, riferito al suo soggiorno diplomatico a Fiume, al servizio di re Giuseppe II. Nei suoi scritti viene elaborato per la prima volta un segmento della vita quotidiana fiumana di fine Settecento – tra le varie attività, vengono menzionate pure quelle degli Halubajski zvon?ari. Emergono, inoltre, numerose informazioni interessanti sulla Repubblica di Ragusa di quegli anni, nonché su quella quotidianità di balli, feste e vita moderna della Fiume dell’epoca. Il diario di Sorko?evi? è forse l’unico documento di questo tipo che sia stato conservato”.
Il trasferimento a Fiume
La famiglia Lupis si stabilisce a Fiume intorno alla metà del Settecento…
“Con il rafforzamento del commercio marittimo e l’annessione di Fiume al Regno d’Ungheria quale corpus separatum, nella città si insediano numerosi Ragusei, tra cui anche i membri della mia famiglia. All’epoca, la Repubblica di Ragusa era il terzo Stato europeo in termini di potenza commerciale marittima, con un trasporto libero e 274 navi in grado di superare i confini dell’Adriatico. Grazie alla loro grande esperienza, i marinai di Ragusa che si trasferiscono a Fiume rafforzano l’attività marittima della città. Nel 1761, Jakov Lupis, nonno dell’inventore del siluro, si stabilisce qui, dove poi cresce i figli Maksimilijan e Ferdinand. Dal matrimonio di quest’ultimo con Ivana Peri?, di Ragusa, nasce Ivan Lupis. Maksimilijan è invece padre di Antun Frano, una persona assai interessante. Infatti, oltre a essere sindaco di Fiume, quest’ultimo ricopre nel corso della vita una serie di funzioni politiche importanti all’interno del governo cittadino, tra cui quella di membro del Consiglio del Teatro civico. È, inoltre, pittore e proprietario di un podere a Fiume, nonché console onorario del Regno di Norvegia. Nello stesso periodo, pure un’altra famiglia importante abita nella città quarnerina, quella di Marko Lupis, nella cui casa, uno dei più begli edifici storici della città, oggi ha sede l’Euroherc”.
Il suo volume “Ivan Ferdinandov Lupis – inventore del siluro” è il risultato di un notevole lavoro di ricerca, basato su un’ingente quantità e varietà di fonti documentarie.
“Personalmente, ritengo sia una vergogna il fatto che questo libro sia stato scritto solo ora e non sia stato invece realizzato sessanta o settant’anni fa da un museo marittimo o storico. Dall’altro lato, sono rimasto spiacevolmente stupito dal fatto che numerosi documenti e periodici dell’epoca, contenenti delle prove lampanti, non siano mai stati considerati dalla storiografia legata a Fiume. Il lavoro sul volume, da storico ‘insider’, è durato per diversi anni e, se non ci fosse stato il Covid, non sarebbe stato pubblicato. Sono stati consultati, innanzitutto, i documenti conservati in una serie di archivi, tra cui quelli di Stato di Ragusa, Fiume, Spalato e Zara, l’Archivio vescovile di Ragusa, l’archivio della parrocchia di Curzola, diversi archivi italiani, gli Archivi di Vienna e l’Archivio dell’Accademia serba delle scienze e delle arti (SANU). Dal mosaico dei dati emersi da queste fonti, andava creata una storia che avrebbe raccontato l’origine e la vita dei membri della famiglia Lupis – sono stati selezionati alcuni membri che ho reputato interessanti dal punto di vista della storia dell’attività marittima e dell’economia. A Ragusa sono conservati i registri delle famiglie marittime ragusee, comprese quelle insediatesi in altri luoghi. Nel corso della mia ricerca, ho ottenuto pure le fotocopie dei documenti conservati presso l’Archivio di Stato di Vienna che comprendono in extenso le conferme di pensionamento e di nomina a titolo nobiliare a Ivan Ferdinandov Lupis, da parte dell’imperatore Francesco Giuseppe I d’Austria, per aver inventato il siluro. Quest’ultimo documento rappresenta, in questo senso, un’informazione più che attendibile e una fonte del tutto incontestabile. È imbarazzante, dall’altro lato, il fatto che nessuno degli storici che finora si è occupato della vita di Ivan Lupis non abbia consultato i testamenti della famiglia, che non lasciano spazio a incomprensioni in merito alla sua identità nazionale. A partire dal 1272, a Ragusa vigeva l’obbligo di stendere il testamento, indipendentemente dal grado di ricchezza della persona. Ad esempio, Antun Frano Lupis, cugino di Ivan, lascia in eredità una collezione di quadri, tra cui numerosi ritratti conservati oggi al Museo di Marineria e Storia del Litorale croato (PPMHP) di Fiume. Quando tutti questi pezzi di puzzle vengono risistemati e riordinati, l’intera storia diventa più chiara”.
Diverse fonti consultate
Come andrebbe considerata invece la grafia del nome di Ivan Lupis, molto diversa a seconda dei casi?
“La grafia non costituisce una prova attendibile, in quanto questa variava in base all’amministrazione vigente. Ci sono diversi casi in cui i Lupis firmano il proprio nome in maniera diversa. Ne è esempio un altro membro della famiglia, di Bologna, Ferruccio Lupis, il quale è stato tra i fondatori del movimento fascista. In seguito alla sua amicizia con Filippo Tommaso Marinetti, inizia a firmarsi ‘Luppis’, per essere più ‘conforme’ all’ideologia. Tuttavia, a Ragusa sono conservati i censimenti della popolazione dal Trecento in poi, mentre i libri catastali comprendono il periodo dal 1333 ai giorni nostri senza interruzioni – si tratta di documenti che, quindi, non lasciano spazio a equivoci. Dopotutto, Ragusa era una Repubblica con un’amministrazione ben strutturata. Mi dispiace per il fatto che queste fonti non siano state prese in considerazione, poiché avrebbero fornito delle importanti informazioni storiografiche”.
Si aspettava di vincere il Premio della Città di Fiume?
“Sinceramente è stata un grande sorpresa ottenere quest’importante riconoscimento e ne sono assai grato, oltre che per la disponibilità delle istituzioni che ho nominato prima. Mi ha fatto molto piacere vincere il Premio della Città. Dopotutto, la mia famiglia è sempre stata molto legata a Fiume”.
Oretta Bressan
Fonte: La Voce del Popolo – 24/07/2022