Oggi si è tenuto l’evento on line organizzato dall’Unione italiana e dalla Federazione delle Associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati in occasione del Giorno del Ricordo. Un’occasione per riflettere sulla memoria e sul futuro comune in un’ottica europea, che dovrebbe mettere al riparo la memoria dei tragici eventi che toccarono queste terre dal pericolo sempre presente di revanscismi e strumentalizzazioni.
Far conoscere la storia di questa regione, sia in Italia sia in Slovenia e Croazia, è fondamentale per Giuseppe de Vergottini, presidente della FederEsuli, che considera la scuola e i media “il braccio attivo della politica” per diffondere tra i giovani ciò che è accaduto in quei terribili anni, senza strumentalizzazioni e faziosità.
“Una tragedia collettiva”. Questa la definizione data del periodo tra foibe e esodo dal presidente dell’Assemblea dell’Unione Italiana Paolo Demarin, che ha parlato di “un vero e proprio tentativo di pulizia etnica”, simile a “ciò che è accaduto durante le guerre balcaniche”; auspicando che finalmente ci sia “un riconoscimento ufficiale da parte di Slovenia e Croazia, magari istituendo una giornata condivisa per ricordare questi drammatici eventi”.
Giovanni Stelli, ricercatore e vice presidente della Società di Studi Fiumani, ha parlato della necessità di riflettere sui totalitarismi (anche quelli comunisti) e sul concetto di nazionalismo, che nell’Europa di oggi dovrebbe diventare più simile a quello degli autonomisti fiumani o di Tommaseo; i quali proprio a partire dalla realtà di queste terre vedevano la nazione come un concetto culturale, disgiunto dalla determinazione dei confini territoriali.
Una visione che è stata in qualche modo fatta propria dal senatore Carlo Amedeo Giovanardi, che ha sottolineato la necessità che anche in Slovenia e Croazia si riconosca finalmente la ricchezza culturale che c’era un tempo in queste terre (“cancellata dall’ideologia unificatrice del nazismo prima e della stella rossa poi”), per ricostruire quello che lui ha definito “un sogno” che dovrebbe questa volta realizzarsi all’interno della “casa europea”.
Un invito accolto dal presidente dell’Unione Italiana Maurizio Tremul, che ha detto che un discorso di questo tipo è tanto più importante in un momento come questo nel quale ci sono spinte all’interno della minoranza volte a dividere la comunità tra Slovenia e Croazia; mentre continua ad essere importante il mantenimento dell’unitarietà, il cui concetto dovrebbe abbracciare anche gli esuli.
L’ex ambasciatore croato in Italia Damir Grubiša ha dichiarato di intravedere uno spiraglio di luce, che permette di poter sperare in un futuro comune. Per fare ciò ha detto è, però, importante che da parte slovena e croata si inizi a portare rispetto a questa celebrazione. I tempi sono maturi, secondo lui, perchè anche il presidente croato possa recarsi sulla foiba di Basovizza, ma bisogna lavorare sulle opinioni pubbliche di tutti i paesi coinvolti.
Barbara Costamagna
Fonte: Radio Capodistria – 11/02/2022