Può essere gratuitamente scaricato in formato Pdf il bollettino Coordinamento Adriatico del secondo trimestre 2022, di cui riportiamo il sommario e l’editoriale dedicato ai rapporti tra Italia e Croazia.
Nuovi rapporti fra Italia e Croazia Pag. 2
Sacra bellezza adriatica Pag. 3
Il liberto, le monache, le polveri Pag. 5
La Croazia tiene incollati allo schermo Pag. 7
La «gita» in Istria di un pioniere storico d’arte Pag. 8
1872-2022: la riscoperta dell’esploratore Giovanni Miani Pag. 9
Tito Stagno. Pioniere, giornalista, uomo Pag. 11
Il mondo ci ha dimenticati Pag. 12
Libri Pag. 13
Nell’estate 2018, in occasione della finale tra Francia e Croazia dei campionati mondiali di calcio svoltisi in Russia, le inquadrature mondovisione dettero immensa popolarità alla presidente della Repubblica croata – Olinda Grabar Kitarovi? – affascinante e tenace esponente di spicco dell’HDZ, partito associato alla famiglia politica del Partito Popolare Europeo, ma con posizioni fortemente sbilanciate a destra. A distanza di quattro anni al Pantov?ak risiede l’esponente socialdemocratico Zoran Milanovi?. Chi l’ha preceduto ha sicuramente contribuito a smantellare le reliquie della dittatura titoista, giungendo in maniera anche discutibile a rivalutare figure collegate all’esperienza dello Stato Indipendente Croato (1941-’45) e al regime ustaša di Ante Paveli?, arrivando pure a fiancheggiare in maniera quasi istituzionale le cerimonie annuali che ricordano la strage di Bleiburg – in cui nel maggio 1945 migliaia di croati (ma anche di sloveni, serbi e montenegrini) nazionalisti o collaborazionisti dei tedeschi vennero massacrati dalle milizie comuniste – e di contro a snobbare le cerimonie in memoria delle vittime del lager croato di Jasenovac.
Nell’ottica dell’italianità adriatica si poteva affermare che la retorica resistenziale jugoslava era stata smantellata, ma restava difficile inserire nel dibattito pubblico di Zagabria le ragioni violate e i torti subiti dagli italiani dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia da parte del regime comunista di Tito. L’avvicendamento sancito dagli elettori croati al vertice dello Stato ha portato in auge il rappresentante di un raggruppamento che nasceva per riciclare in veste democratica la nomenclatura del vecchio Partito comunista croato, ma che si è dimostrato capace di significative aperture nei confronti della comunità italiana autoctona. Già nel novembre 2020 Milanovi? aveva riconosciuto ufficialmente che l’esodo aveva svuotato l’Istria di una componente importante della sua popolazione. Nel maggio scorso a Pola e a Umago il presidente croato ha dichiarato che «l’Istria non era esclusivamente uno spazio etnico croato, Pola in particolare. Dobbiamo essere sinceri con noi stessi affinché gli altri siano onesti nei nostri confronti e dire che qui c’è stato un cambiamento della popolazione e che è avvenuto un fenomeno che oggi sarebbe denominato in modo diverso. È un fatto che dobbiamo tenere sempre presente. Ciò che all’epoca era normale, oggi sarebbe proclamato catastrofe umanitaria».
Tali affermazioni rientrano in un più ampio ragionamento finalizzato del pari a rivendicare da parte dello Stato croato una maggiore tutela dei diritti dei propri connazionali residenti in Bosnia-Erzegovina, ma per le questioni ancora aperte nel rapporto bilaterale Roma-Zagabria vanno tenute nella massima considerazione. Innanzitutto si può sperare che vi sia un avvallo dall’alto affinché altre foibe e fosse comuni vengano esplorate, come avvenuto a Castua e a Ossero, e vengano apposte lapidi e croci al fine di identificare e onorare i luoghi del martirio dell’italianità adriatica perpetrato dai cosiddetti titini. Riconoscere che nelle terre dell’Adriatico orientale vi sia una presenza italiana plurisecolare significa altresì chiedere il rafforzamento delle tutele legislative per i nostri connazionali autoctoni, a partire dall’estensione del bilinguismo, dall’Istria a Fiume e alla Dalmazia, per arrivare alla tutela dei monumenti che testimoniano il radicamento dell’italianità, passando per l’insegnamento dello stesso italiano nelle scuole. In qualità di Stato successore della Jugoslavia, la Croazia deve, inoltre, ancora chiarire con l’Italia le modalità con cui liquidare il risarcimento che spetta a quest’ultima, in base al Trattato di Osimo e ai successivi Accordi di Roma, con riferimento ai beni abbandonati nella porzione di competenza della ex Zona B del mai costituito Territorio Libero di Trieste. Sull’esempio dei rapporti cordiali che intercorrono tra Roma e Lubiana, siamo determinati, anche con Zagabria, a dare nuovo sviluppo al dialogo, riprendendo lo spirito del Concerto all’Arena di Pola nel 2011 alla presenza dei presidenti Josipovi? e Napolitano, auspicando la costituzione di una nuova commissione mista per lo studio dei rapporti italo-croati nel Novecento.
Lorenzo Salimbeni