Scritto da Martina Milia
Due euro in più a passeggero e in dieci anni potrebbero essere coperti gli investimenti per ammodernare l’aeroporto di Ronchi, senza ricorrere a ricapitalizzazioni. É questa la strada maestra tentata dal consiglio di amministrazione dell’a eroporto del Friuli Venezia Giulia, una strada sulla quale insiste il presidente Sergio Dressi, ma che ha bisogno di risposte urgenti da Enac e ancor più dal Ministero dei trasporti per arrivare alla firma di un accordo di programma.
GLI INVESTIMENTI Il piano industriale, al quale stanno lavorando gli amministratori di Ronchi, prevede lavori per circa dieci milioni di euro, interventi necessari per garantire gli standard richiesti dalla concessione quarantennale che Ronchi ha ottenuto da Enac e che deve rispettare i parametri previsti – investimenti in testa – per essere mantenuta. «La parte più consistente – ricorda Dressi – è il rifacimento della pista che costerà all’incirca sei milioni di euro».
TARIFFE Gli investimenti possono essere coperti con un aumento delle tariffe, ma perchè questo si traduca in realtà serve un accordo di programma con Enac, un accordo che deve avere il via libera del Ministero dei Trasporti. «Se stimiamo che Ronchi ha circa 700–800 mila passeggeri l’anno, aumentando di due euro a passeggero le tariffe – ipotizza Dressi – in una decina d’anni riusciremmo a coprire le risorse che servono per fare gli investimenti».
STAND BY DEL MINISTERO L’accordo di programma, però, è fermo al palo e non tanto per Enac quanto per il Ministero che sembra prendere tempo. L’avvallo del Ministero è fondamentale perchè l’accordo sarebbe valido solo se ratificato dall’ente governativo. «Ronchi non è l’unico aeroporto che attende la stipula dell’accordo di programma– evidenzia Dressi – e accanto ai piccoli aeroporti ci sono scali come Milano e Roma. Un aumento delle tariffe da parte di queste realtà, che movimentano decine di milioni di passeggeri l’anno, avrebbe un impatto ben diverso rispetto a quanto avverrebbe per le piccole società per cui è probabile che le resistenze del Ministero siano dovute a questo».
LA BATTAGLIA DEI PICCOLI I piccoli aeroporti stanno cercando di bypassare l’ostacolo: «Come associazione degli aeroporti – spiega il presidente – abbiamo chiesto che gli scali sotto il milione e mezzo di passeggeri possano prescindere dalla stipula dell’accordo di programma per aumentare le tariffe, ma ad oggi Roma non sembra sentirci».
LE ALTERNATIVE Se l’accordo dovesse tardare e quindi se la leva tariffaria non potesse essere usata per finanziare gli investimenti – il piano industriale dovrà essere ultimato entro l’anno – resterebbero alla spa due strade: un finanziamento diretto da parte dei soci o una nuova ricapitalizzazione. Operazione, quest’ultima, che potrebbe ad esempio spostare il controllo della spa nelle mani della Regione – l’esecutivo regionale ha appena stanziato 650 mila euro in sede di variazioni di bilancio per far fronte all’ultima ricapitalizzazione autorizzata dall’assemblea dei soci – o magari consentire l’i ngresso di altri partner, come ad esempio le fondazioni bancarie.
LO SVILUPPO Parallelamente al piano industriale, il cda è alle prese con i conti di un anno che si presenta difficile per tutti gli aeroporti italiani. «Noi aggiorniamo costantemente il budget e abbiamo come obiettivo la chiusura in pareggio – dice Dressi -, nella consapevolezza che, vista la crisi internazionale, sarebbe già un ottimo risultato. Stiamo lavorando molto anche sulle nuove rotte. Intanto il primo ottobre partiranno due nuovi voli: uno per Roma con Air Europe e uno per Pisa con Ryanair».
Fonte: «Il Piccolo», 31/08/09