A 204 chilometri a nord-ovest da Dignano, dunque a circa due ore e mezza di guida, si trova… Dignano. Il toponimo è uguale a quello della località istriana, ma il luogo, la storia e l’etimologia del nome stesso sono del tutto diversi.
Siamo nella regione italiana del Friuli Venezia Giulia, nella parte occidentale della provincia di Udine, in cui il terreno pianeggiante sale quasi impercettibilmente per raggiungere i 112 metri sul livello del mare sui quali si colloca Dignano del Friuli.
Paesaggisticamente la zona è molto bella, amena, il paese si trova immediatamente vicino alle sponde del Tagliamento (in dialetto Tiliment) che con i suoi 170 chilometri è il fiume più importante del Friuli, mentre sullo sfondo, a nord ovest, compare la corona montuosa delle Alpi carniche e del Cadore, grigio-azzurra d’estate e con le cime bianche d’inverno.
Il comune di Dignano del Friuli conta 2.300 abitanti (l’omonimo istriano 5.800, di cui 1.500 circa nella stessa Dignano ) sparsi tra quatto frazioni che si sviluppano verticalmente lungo il corso del Tagliamento. A sud di Dignano c’è Bonzicco, a nord Vidulis e Carpacco, quest’ultima nota poiché vi si svolge la “Sagra del frico”, uno dei piatti tipici del Friuli: è una delizia croccante di patate, cipolle e formaggio Montasio.
L’economia del paese si fonda sull’agricoltura e, in parte, anche sull’industria. A sud est di Carpacco c’è una piccola zona industriale in cui operano produttori di generi alimentari (dolci), di scarpe, aziende di progettazione e impiantistica elettrica, autotrasportatori.
Dignano del Friuli è vicina a due bellissime località. Ad ovest, dall’altra parte del fiume Tagliamento, già in provincia di Pordenone, si trova Spilimbergo, sede di una notissima scuola del mosaico, riconosciuta a livello internazionale. Lievemente a nord-est, a 10 chilometri di distanza, su di un colle di adagia la bella San Daniele, una delle capitali italiane del prosciutto.
Nel corso della storia, il fiume Tagliamento ha avuto, sia nel bene, sia nel male, un ruolo centrale nella vita degli abitanti di Dignano del Friuli. Infatti, da una parte le sue acque hanno alimentato i mulini che davano energia alle varie attività artigianali (tessili, lavorazione del ferro, alimentari), mentre i ciottoli del suo letto sono stati usati (e a volte lo sono ancora) come materiale da costruzione per le case del luogo, ben visibili anche oggi.
D’altra parte, tuttavia, il fiume è stato anche fonte di distruzione: le inondazioni sono state innumerevoli e quella del 1276 ha distrutto Dignano completamente.
Nel corso della storia, quasi in ogni secolo ci sono verificate almeno sei o sette piene devastanti e già nel 1327 Dignano venne distrutta nuovamente, tanto che il paese è stato ricostruito, ma lievemente più all’interno, spostandolo dalle rive del fiume. L’ultima grande alluvione si è verificata nel 1966 causando nel Friuli 15 vittime e 5000 senzatetto.
Fortunatamente, la zona non è stata investita in pieno dal tremendo terremoto (magnitudine 6.5) che, con epicentro a Gemona, ha colpito il Friuli il 6 maggio 1976, uccidendo 990 persone e lasciando senza casa ben 100.000 abitanti.
Al Tagliamento si lega anche la costruzione del ponte inaugurato il 19 agosto 1923. Quest’opera grandiosa ed innovativa che consentiva il movimento di persone e merci verso la riva destra del Tagliamento e di cui proprio recentemente si è celebrato il centenario, dopo cent’anni è diventata inadeguata per l’attuale regime di traffico e, come ci hanno spiegato in Comune, lo stretto ponte ora attende di essere allargato e rimodernato.
Ad ogni modo, il Tagliamento costituisce uno scenario di incomparabile bellezza, adatto per passeggiate facili ma ricche di interesse per chi ami la geologia, la fauna e la flora. Le doline presso Bonzicco e le selve in zona di Vidulis costituiscono a loro volta meta di piacevoli visite.
Siamo arrivati a Dignano del Friuli in una caldissima giornata d’agosto; in strada, come del resto dappertutto nei giorni torridi, c’era poca gente, con il bianco candido del colonne neoclassiche della chiesa parrocchiale di San Sebastiano che sembrava illuminare ulteriormente Piazza del Plebiscito, il luogo centrale del paese.
“Il paese di Dignano conta 700 abitanti circa”, ci ha detto il segretario del comune Alessandro Bertoia “ma è comunque centro comunale, anche se Carpacco, con circa 1000 abitanti, è più popolosa”. Con Bertoia, che nonostante la nostra improvvisata ci ha accolto con estrema cortesia, abbiamo chiarito immediatamente che gli abitanti di Dignano, proprio come avviene nella Dignano d’Istria, indicano la loro località chiamandola Dignan. E proprio come quelli di Dignano d’Istria, che conservano ancora il loro dialetto istrioto, anche gli abitanti di Dignano al Tagliamento tengono molto a loro dialetto friulano, tanto che esso è molto vivo e presente nella comunicazione quotidiana, anche in campo lavorativo e amministrativo, non soltanto nelle occasioni di recupero culturale o folcloristico.
Questa specificità è stata riconosciuta anche a livello istituzionale: sulla base della decisione del 3 agosto 2001 della Giunta della Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia, il Comune di Dignano è stato inserito nell’ambito territoriale di tutela della lingua friulana, per cui è necessario parlare di lingua, non di dialetto.
La lingua friulana che si parla a Dignano rientra fra le varianti appartenenti al friulano centro-orientale. Inoltre, a Dignano del Friuli è nato Jacopo Pirona, autore del Vocabolario della lingua friulana e fondatore del Museo civico di Udine.
Il nome del paese, l’uso del dialetto (anche se si tratta di due dialetti diversi), il fatto di essere appartenute entrambe alla Repubblica di Venezia (Dignano d’Istria dal 1331 al 1797, Dignano del Friuli dal 1420 al 1797) e il tratto comune di avere una chiesa parrocchiale di stile barocco (San Sebastiano a Dignano, S. Biagio a…. Vodnjan) sono le caratteristiche che accomunano le due località omonime.
Ma sono tante le differenze: l’area di Dignano d’Istria in epoca romana era abitata in modo sedentario (Praedium Athenianum), quella di Dignano al Tagliamento, a parte i resti di una villa romana a Vidulis (sempre nel territorio comunale di Dignano del Friuli), era un zona di transito, “una stazione per lo scambio dei cavalli stanchi con cavalli freschi e riposati”, ci ha spiegato il sindaco Vittorio Orlando che, rientrato cortesemente in sede comunale per incontrarci, a fine incontro ci ha gentilmente regalato anche una bella e preziosa monografia su Dignano curata da Giuseppe Bergamini.
Differenti anche le origini dei toponimi: entrambi i nomi sono “prediali” (derivano, cioè, dal nome del latifondista padrone del luogo), ma il nome della Dignano istriana si fonda su Athenianum più tardi diventato Attinianum (il primo documento scritto risale la 1150), mentre quello della Dignano friulana deriva da un diverso nome proprio: della Pieve di Engan si parla in un documento dell’875 in cui si fa riferimento alla chiesa di S. Maria Maggiore che oggi porta il nome “Pieve dei SS. Pietro e Paolo”. Un secolo più tardi il toponimo muta in Ingano (974) e in Ingan (sino al 1219), per diventare Dignano con il 1446.
Diversa pure l’origine degli abitanti. Se i cognomi tipici della Dignano istriana sono Biasiol, Cerlon, Delton, Delzotto, Fioranti, Giachin, quelli della Dignano friulana, come ci ha detto il segretario Bertoia, sono Orlando, Bisaro, Picco, Cimolino, Zolli. Nel corso di una visita al cimitero (cosa che consigliamo di fare a chiunque sia interessato a conoscere meglio la storia del luogo che si sta visitando), abbiamo individuato anche una diffusa presenza dei cognomi Lupieri, Cantarutti e Fabris, tipicamente friulani ma presenti anche nelle nostre aree, con il secondo noto anche nella grafia croata di Kantaruti.
In tutte e due le Dignano, per secoli la fonte di sostentamento principale è stata l’agricoltura. in Istria essa di fondava e si fonda sulla vite, le olive e gli ortaggi, mentre nella Dignano friulana si coltivano cereali, mais, frumento, soia. “Nella prima metà del XX secolo”, ci ha spiegato il sindaco Orlando, “l’agricoltura non era più sufficiente a garantire una vita dignitosa, per cui abbiamo assistito al fenomeno dell’emigrazione. Da Dignano e Bonzicco la gente è partita alla volta degli Stati Uniti, del Canada, dell’Argentina e dell’Australia, da Carpacco in Francia e da Vidulis in Svizzera. La cosa era avvenuta anche precedentemente, dopo il 1878, quando a causa di un incendio la filanda dovette chiudere temporaneamente e molte famiglie rimasero senza reddito”.
Erano infatti più redditizie le filande in cui si produceva la seta. Nelle proprie campagne le famiglie allevavano il gelso (moràr) in grandi distese vicino ai prati e quasi sempre sui confini perimetrali dei loro terreni. Questa pianta dava la foglia per l’alimento primario del baco da seta dal quale poi, con la lavorazione delle filande, si ottiene il pregiatissimo tessuto della seta.
La filanda di Dignano venne costruita nel 1857 dalla famiglia Fabris sulla sponda sinistra del fiume Tagliamento. Era costituita da un grande fabbricato disposto su 3 livelli con tetto a falde e un’alta ciminiera. Un’altra filanda era in funzione a Carpacco ed entrambe rimasero operative fino agli anni Cinquanta del Ventesimo secolo. Ora sono degli esempi “archeologici” di architettura industriale che attendono di essere valorizzati.
“Le donne che lavoravano nelle filande guadagnavano relativamente bene e spesso elargivano donazioni per gli arredi e le opere d’arte delle chiese locali”, ci ha raccontato il parroco don Giuliano Del Degan che sta tentando di risistemare gli arredi delle chiese locali, dopo che negli anni Settanta del secolo scorso erano state fatte oggetto di furti, con i ladri che avevano rubato statue di santi, quadri e altri oggetti di valore.
Don Del Degan ci ha dapprima presentato la chiesa parrochiale di San Sebastiano, sita in centro a Dignano del Friuli.
Costruita nel XVIII secolo in stile barocco, conserva un bellissimo organo e uno degli altari lignei più preziosi del Friuli; con i suoi volumi esterni, questa chiesa, comunque più piccola di quella di San Biagio a Dignano d’Istria, è l’elemento “fisionomico” principale del paese.
Poco fuori dal centro c’è la pieve dei Santi Pietro e Paolo risalente almeno al IX secolo ed è una delle pievi più antiche del Friuli, quasi un gioiello d’arte.
Si tratta di una chiesa cimiteriale di stile romanico, con un campanile ben conservato e con gli interni molto belli.
La volta del coro della sua abside è decorata con affreschi tardogotici (opera di Giampietro da Spilimbergo nel XV secolo), mentre la navata di sinistra con quattro affreschi realizzati nel Settecento.
Per quel che riguarda i rapporti tra le due Dignano, per il momento non esiste un rapporto di gemellaggio o di amicizia tra città. Tuttavia, come ci ha detto l’ex sindaco Riccardo Zuccolo, delle forme di collaborazione sono state avviate, coinvolgendo le scuole. Come confermato anche da Nensi Giachin Marseti? dell’amministrazione municipale di Dignano, nell’ottobre del 2016 c’é stata la visita dei Friulani a Dignano d’Istria, mentre quest’ultimi si sono recati sulle sponde del Tagliamento nel maggio del 2017.
„Anche se non credo che potrò essere tra i protagonisti, poiché non intendo ricandidarmi alle elezioni dell’anno prossimo, mi piace pensare a nuove collaborazioni tra le due Dignano“, ci ha detto in chiusura il sindaco Orlando. Gli ha fatto eco Edi Pastrovicchio, sindaco di Dignano d’Istria, che vedrebbe la cosa di buon occhio. Staremo a vedere.
Silvio Forza
Fonte: Istra24 – 26/08/2023