L’ultimo relatore al convegno triestino è stato il prof. Giuseppe de Vergottini, docente dell’Università di Bologna e fondatore di Coordinamento Adriatico. Passi avanti nella diffusione della conoscenza «E’ importante ricordare, però – ha osservato il professore – ricorda chi ha una memoria dei fatti, chi ha conosciuto, vissuto direttamente o tramite familiari e parenti certe vicende. Ma non possiamo pretendere che ricordi qualcuno che non sa. Per cui il vero problema è la conoscenza di qualcosa che non è un insieme di episodi riguardanti una piccola parte dell’Italia, ma una questione assolutamente nazionale. Quello che è culminato con il Trattato di pace è qualcosa che ha sconvolto la nostra storia nazionale. E’ da questo che dobbiamo partire. Purtroppo noi in questo periodo ci stiamo incartando in una situazione apparentemente paradossale. Da una parte siamo convinti che sia necessario approfondire la conoscenza dei fatti dell’esodo e di tutte le tragedie che l’hanno accompagnato e preceduto. Dall’altra parte ci troviamo, dopo il lungo silenzio delle istituzioni ufficiali della Repubblica e dopo l’istituzione nel 2004 del Giorno del Ricordo, anche con la possibilità di espanderci verso le scuole, i comuni e le istituzioni pubbliche. Specialmente in certe zone siamo riusciti a fare qualcosa di positivo. Lasciando da parte questi territori più vicini all’Istria dove si è mantenuto molto vivo il ricordo anche per la presenza di tanti esuli, in aree come quelle dell’Emilia c’erano comuni in cui solamente accennare all’esodo e alle foibe significava essere etichettati come fascisti, messi nell’angolo e impediti di parlare. Adesso ci sono comuni insospettabili (Mirandola, Finale Emilia…), comunisti ancora oggi, in cui si è potuto porre qualche segno, intestazioni di strade, cippi, lapidi, iniziative di associazioni ospitate dai Consigli comunali… Cose prima assolutamente impensabili. Quindi qualcosa è sicuramente cambiato»
L’Arena di Pola, Prof. De Vergottini, 6 aprile 2017