D. Dukovski, «Povijest Pule»

Scritto da Ilaria Rocchi, «La Voce del Popolo», 05/05/11

POLA – Docente della “Juraj Dobrila” e della Facoltà di Filosofia di Fiume, con mansioni di capodipartimento, autore di percorsi didattici e piani di studio, lo storico polese Darko Dukovski torna nelle librerie croate con un nuovo volume, questa volta dedicato alla sua città natale. È fresco di stampe, edito dalla Sezione istriana della Società degli scrittori croati (DHK) – Biblioteca “Nova Istra”, Povijest Pule. Deterministi?ki kaos i jaha?i Apokalipse (letteralmente Storia di Pola. Caos deterministico e cavalieri dell’Apocalisse), 492 pagine (prezzo di copertina 280 kune/38 euro) corredate da un ricco apparato iconografico formato da 945 fotografie, cartine, illustrazioni e altri allegati. Dukovski, che all’insegnamento affianca attività di ricerca, partecipazione a convegni – finora ha preso parte a una cinquantina di incontri in Croazia, Italia, Slovenia, Germania, Austria, Ungheria, Serbia, Grecia e Bulgaria – e progetti scientifici, e ha pubblicato finora otto libri, senza contare il suo apporto a opere collettanee e riviste, si cimenta ora nell’analisi e nella rivisitazione del secolare sviluppo della città attraverso lo spettro dell’evoluzione topografica, della situazione sociale, politica, militare, economica, storica dell’Istria meridionale e oltre.

La monografia è strutturata in due parti: la prima è a carattere cronologico, la seconda è invece incentrata sui momenti di svolta, di continuità e di discontinuità. Si inizia dal… principio, e in principio fu… il mito. L’autore torna alle origini di Pola, legate alla tradizione, ai miti, ai testi che ci hanno tramandato gli antichi come quelli di Callìmaco di Cirene, Apollonio Rodio, Licofrone, Strabone, Pompeo Mela, Plinio… Dukovski, a suo modo, mette in dubbio le ipotesi fornite dagli archeologi e i dati ricavati dalle fonti materiali sulla fondazione della città, e riflette su come si è svolta o/oppure come avrebbe potuto invece essersi svolta la vicenda della nascita di Pola (un “caos” nel quale “regge” il racconto del mito). Il percorso compiuto dallo storico segue poi la crescita dell’abitato: da castelliere a colonia, e da questa a municipio romano i “due secoli di pace e prosperità” all’insegna di Bisanzio; i Franchi e poi il triangolo Impero germanico – Serenissima – Patriarcato di Aquileia. Arriviamo così, galoppando attraverso i secoli, al dominio di Venezia (problemi e varianzioni nel popolamento della città, intolleranza religiosa, paura di uscocchi, pirati e briganti, il secolo della decadenza della Repubblica di San Marco), alla prima amministrazione austriaca, alla parentesi napoleonica, al ritorno degli austriaci –, contrassegnato quest’ultimo dagli effetti benefici dello sviluppo dell’Arsenale, dalla modernizzazione, e dalla trasformazione del “polesano” in un “zoon politikon”, uomo della polis –, fino al grande mutamento post 1918.

Dalla lenta e tormentata ascesa, dunque, all’età del declino; una pagina che, come la vede Dukovski, porta il marchio del Ventennio; del resto, il titolo del capitolo in questione – «Sotto l’Italia: la decadenza della città (1918-1943)» – parla chiaro. È a Pola che, con un discorso pronunciato il 20 settembre, Mussolini preannuncia la strategia fascista di una bonifica etnica dell’Istria e della Dalmazia.Tanti, troppi cambiamenti, tentativi di “pulizia” mirati a stravolgere la millenaria fisionomia della città e della penisola. È l’Apocalisse e i cavalieri sono diversi, almeno quattro (come quelli raffigurati da Alan Rogerson in “The Four O’Clock Riders of the Tea Party”, omaggio ad Albrecht Dürer, opera che l’autore sceglie di portare in terza di copertina). Italia allo sfacelo, Pola nell’ambito del III Reich, la resistenza che prende piede, e così pure gli aneliti della popolazione slava, croata e slovena. L’antifascimo trionfa nella primavera nel 1945, c’è il “mese del potere partigiano”; arriva quindi l’ammistrazione anglo-americana, la disperazione del dopoguerra, lo svuotamento che fa di Pola una città “fantasma”, l’instaurazione del nuovo sistema politico, sociale ed economico, l’arrivo di nuova gente, la ridefinizione della comunità nazionale italiana in “minoranza”, nuove sfide, slanci, anni di benessere e crescita; poi altra crisi, altre svolte. Ora, nell’ambito di una Croazia indipendente e sovrana, Pola è «alla ricerca di un’identità».

E qui la parte prima lascia spazio ai momenti cruciali, di “continuità” e “discontinuità” nel passato della città, al «caos deterministico» (molti avvenimenti storici sono dovuti a situazioni di caos politico o sociale che portano al tentativo di riordinare i sistemi, o a situazioni dove, dopo un apparente ordine stabilitosi, si sfocia nel caos che porta con sé tutte le problematiche che possono nascere), nonché ai quattro cavalieri dell’Apocalisse polese, i fattori scatenanti del caos, quelli che spingono gli uomini a fare la storia. Sono, nell’ordine, le guerre – contro e pro Venezia, quelle private della famiglia dei Castropola, quelle chiozzotte, quelle dinastiche, quelle per il Mediterraneo orientale (Lepanto e dintorni), quelle uscocche, quelle napoleoniche, la Grande Guerra, il Secondo conflitto mondiale, la Guerra patriottica –, le epidemie (peste, malaria, colera, vaiolo, Spagnola), la fame e la morte, qui vista attraverso due infausti eventi: i bombardamenti alleati (gennaio 1944 – marzo 1945) e la strage di Vergarolla (18 agosto 1946). Dukovski chiude significativamente «senza una conclusione», e senza porre la parola “fine”. Perché continua lo sforzo sisifeo di cercare di rammendare un corpo martoriato da tante discontinuità, recuperare la continuità e con essa una memoria storica troppe volte spezzata, un’identità.

Storia di Pola. Caos deterministico e cavalieri dell’Apocalisse si basa sullo spoglio della documentazione bibliografica e d’archivio, su un’attenta consultazione della storiografia e un approccio comparativo a fonti scientifiche, bibliografiche, disponibili in lingua straniera. «Questo lavoro è frutto di una nuova generazione di storici croati, che nei loro saggi, spiegando il “locale” non parlano soltanto degli eredi della quotidianità sociale, politica, religiosa, economica e mentale di Pola e dell’Istria meridionale, ma anche di quelli della Croazia, del Mediterraneo e dell’Europa. Questo è indubbiamente un prezioso contributo alla comprensione della mentalità di genti pressate da devastazioni belliche, anni di carestia, malattie epidemiche, e quindi dalla morte, fino alla fine del Ventesimo secolo, vissute in una città dalle inimmaginabili perdite e guadagni demografici», scrive nella recensione Ivan Jurkovi?. Uno dei pregi di questo testo di Dukovski è il fatto di comprendere, in un unico volume, contenuti dei lavori storiografici più significativi sull’argomento, integrando alcuni con nuovi apporti provenienti da fonti archivistiche. Pur osservando il rigore scientifico, è comunque un saggio destinato a un pubblico variegato: può riuscire a interessare l’esperto, dandogli qualche elemento in più su cui riflettere, ma anche e il profano, stimolando la sua curiosità, abbattendo quelle barriere che da sempre descrivono la storia come qualcosa di mero e noioso snocciolamento di dati.