Per tre secoli e mezzo, dal XVI al XIX secolo, una “Frontiera militare” ha separato gli imperi asburgico e ottomano. Nei Balcani, questa frontiera correva lungo il confine che oggi separa la Croazia dalla Bosnia Erzegovina, ovvero lungo il limite dell’attuale area Schengen e dell’Unione europea. In quei territori, la Frontiera militare ha lasciato un’eredità visibile nell’architettura, nell’urbanistica, nella demografia dei luoghi…
Alexander Buczynski è uno storico all’Istituto croato di storia a Zagabria, specializzato nella prima età moderna e nella Frontiera militare. Lo abbiamo intervistato nell’ambito del progetto “Extinguished Countries”, una serie di guide di viaggio su formazioni statali del passato che oggi non esistono più, in vista della prossima guida sull’Impero asburgico .
Che cos’era la Frontiera militare e perché è stata istituita?
Al momento della sua massima estensione, la Frontiera militare si estendeva dall’Adriatico ai Carpazi. Era grande più o meno quanto i Paesi Bassi. Penso che sia meglio descriverla come una “colonia militare” che è esistita per tre secoli e mezzo e direi che è legata soprattutto alla dinastia degli Asburgo. Quando sono saliti al trono croato, gli Asburgo hanno infatti promesso di difendere tutte le terre croate contro l’espansione ottomana. L’istituzione della Frontiera militare fu dunque una delle conseguenze. Nel corso dei secoli la Frontiera si è evoluta, tanto che di fatto possiamo dire che sono esistite due frontiere militari: una “vecchia” frontiera e una “nuova” frontiera, nata con Maria Teresa e molto più moderna.
Non esiste una data precisa della nascita della Frontiera militare: tuttavia, la fondazione di Karlovac a fine Cinquecento è un momento topico della “vecchia” frontiera.
Sì, Karlovac, con la sua struttura a stella, è probabilmente il simbolo della vecchia frontiera. Fu costruita nel 1578/79, prende il nome dall’arciduca Carlo dell’Austria interna ed era il principale elemento difensivo all’epoca. È anche il luogo in cui risiedeva il generale a comando di quella parte della frontiera militare. Un’altra importante fortezza, sempre antica, era Varaždin. Erano le due postazioni dove si trovavano i generali incaricati della difesa dell’intera area tra l’Adriatico e il lago Balaton.
Come evolve poi la Frontiera?
Come dicevo, alcune cose cambiano col tempo. Altre rimangono inalterate. Tra queste, il punto principale è che i coloni, i contadini che arrivavano nella Frontiera Militare o che vi rimanevano, avevano determinati privilegi, e questa era la base dell’intero sistema: i soldati-contadini ricevevano della terra, avevano libertà di religione, non dovevano pagare tasse, ma in cambio dovevano essere pronti a combattere in caso di guerra dal 16simo fino al loro 66simo anno di età. Questo è l’elemento che rimane inalterato. Ciò che cambia, invece, è la struttura finanziaria alle spalle della Frontiera militare. Inizialmente era l’Austria Interiore (Stiria, Carinzia, Carniola) che finanziava la Frontiera militare. Vienna non era interessata. Questa cosa però cambia col tempo.
Come si viveva nella Frontiera militare?
Un elemento chiave erano le grandi famiglie, che spesso vivevano in “zadruge”, grandi abitazioni collettive in cui c’erano in media undici, dodici persone, ma si poteva arrivare anche a trenta o quaranta membri. I diritti di cui queste famiglie disponevano e il funzionamento della Frontiera militare era regolamentato, prima nel 1754, poi nel 1807, poi ancora nel 1850. Era ad esempio prevista una visita medica per valutare se si era in grado di servire nelle truppe imperiali. La scuola era poi garantita fino all’età di sedici anni e c’era anche una buona mobilità sociale all’interno dell’esercito. Contrariamente a quanto potremmo pensare, era più facile “far carriera” nella Frontiera militare che nella Croazia civile, se si nasceva in una famiglia povera.
La qualità della vita non era insomma così male?
Non era tutto così negativo, per così dire. Ad esempio, la percentuale di scolarizzazione era più alta nei territori della Frontiera militare che nel resto della Croazia e soprattutto in Dalmazia. La scuola superiore era invece migliore nella Croazia civile. Nikola Tesla è un esempio di coloro che andarono alle elementari nella Frontiera militare e al liceo nella Croazia civile. Ante Star?evi? è un altro caso. Anche l’aspettativa di vita era sorprenderete alta. Questo perché si poteva essere facilmente esclusi dall’esercito anche solo per delle imperfezioni fisiche. Infine, anche se la società era molto patriarcale, nelle case-cooperative c’era spesso un processo di decisione comunitario, in cui non decideva solo il pater familias. Ad esempio, capitava che si votasse per decidere se un figlio poteva andare a Vienna a studiare e diventare insegnante piuttosto che arruolarsi.
Parte dell’eredità della Frontiera Militare è anche demografica, ovvero la presenza di molte comunità serbe in quest’area. Perché così tanti serbi (in fuga dall’Impero Ottomano?) hanno deciso di venire o di rimanere nella Frontiera Militare durante il XVI-XIX secolo?La domanda che poni non ha una risposta facile, soprattutto perché, da un lato, le informazioni offerte dalle fonti originali sono limitate e, dall’altro, le teorie sono numerose. Fino alla seconda metà del XIX secolo, le autorità militari non prestavano attenzione all’etnia dei Grenzer, ma tenevano conto solo della loro religione. Ciò significa che non esistono dati precisi sul numero di croati o serbi che vivevano nella Frontiera. Esistono invece dati molto affidabili sul numero di cattolici romani e ortodossi orientali (“griechisch nicht unirt”). Il rapporto era di circa cinquanta e cinquanta in tutta la Frontiera militare. In alcune parti esisteva una maggioranza cattolica romana, in altre parti ortodossa orientale. Nel XVI secolo, dei rifugiati e immigrati (per lo più pastori seminomadi) provenienti dall’Impero Ottomano si stabilirono nella Frontiera, e sono spesso indicati come una comunità “etnica” chiamata Valacca in contrasto con la popolazione croata autoctona (nata in Croazia, quindi croata). Come gruppo, ricevettero privilegi speciali: gli Statuta Valachorum (legge sui Valacchi) del 1630. La maggior parte dei Valacchi era ortodossa. Nel 1690 e tra il 1737 e il 1739 molti serbi migrarono come rifugiati dalla Serbia ottomana nell’Ungheria meridionale e in Stiria (il Reggimento Petrovaradin). Il metropolita della Chiesa ortodossa serba risiedeva a Karlovci (sempre nel Reggimento di Petrovaradin). Sotto l’influenza delle ideologie nazionali croate e serbe della seconda metà del XIX secolo, le convinzioni religiose furono interpretate come etniche. I cattolici erano croati, gli ortodossi erano serbi. I Valacchi (per lo più ortodossi) erano serbi, ecc. Esiste una buona parola tedesca per questa interpretazione semplificata: hineininterpretieren.
Come si arriva alla fine della Frontiera militare?
Ci sono sempre state delle tendenze nel mondo politico e nell’aristocrazia croata che spingevano per la fine della Frontiera militare e per la sua incorporazione nella Croazia civile. Da un lato perché col tempo il confine con l’Impero ottomano si era spostato più a sud e ad esempio Varaždin, che era rimasta sede di un generalato, non era più una città di confine. Inoltre, la frontiera militare rappresentava ormai due terzi delle terre croate sotto amministrazione asburgica, da cui l’insistenza del mondo politico croato per quella che consideravano come una “riammissione” della parte militare. Dall’altro lato, però, i Grenzer non volevano perdere i propri privilegi, primo fra tutti il porto d’armi, che vediamo ancora oggi quanto possa essere un tema delicato, come negli Stati Uniti.
Gli Asburgo considerarono a più riprese lo smantellamento della Frontiera militare, ma ogni volta succedeva qualche scontro, qualche sollevamento o protesta, e il bacino militare della Frontiera tornava utile. Alla fine però la Frontiera sarà demilitarizzata nel 1873 e abolita nel 1881.
Cos’è rimasto della Frontiera militare oggi?
Innanzitutto, sono rimasti i quartieri generali, gli edifici. Solitamente si trattava delle case più grandi, che si notano ancora a Ogulin, a Oto?ac, erano le abitazioni in cui vivevano i capitani. C’è poi la struttura di alcune città, la già citata Karlovac, ma anche Bjelovar, progettata come un forte romano, oppure in Slavonia i tanti paesini costruiti lungo un’unica strada, questo perché era molto più facile mobilitare chi ci abitava semplicemente attraversandoli a cavallo e suonando la tromba. C’è chi parla anche di una “mentalità della frontiera militare”, ma penso sia qualcosa di molto più difficile da provare.
Cosa successe con la fine della frontiera militare?
Una delle principali conseguenze fu una grande emigrazione. Interi villaggi della Lika si svuotarono e le persone non andarono nella Croazia civile ma in America.
Intervista di Giovanni Vale a Alexander Buczynski
Fonte: Osservatorio Balcani e Caucaso – 11/12/2023